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Commento al vangelo XVII Domenica Tempo Ordinario B: Gv 6,1-15

Il quarto vangelo dà per scontato che tutti abbiano sentito parlare di Eucaristia. Sa che però che non è altrettanto conosciuto il vero significato del Sacramento del dono; ancora oggi eccessi devozionistici rischiano di fraintendere il senso originario, che è vitale, corporeo e carnale, liberante. Il vangelo giovanneo spiega l'eucaristia in due modi: uno è il servizio del lavare i piedi, l'altro è il segno della condivisione dei pani e dei pesci. Non poteva mancare, nello stile di questo vangelo, un tranello: Gesù chiede a Filippo se sa dove comprare il pane per tutta quella folla che lo seguiva. L'apostolo ci casca perché non si sofferma sul "dove" ma sui soldi: non basterebbe il mio stipendio di tutto l'anno... Eppure c'erano indizi per il "dove": l'altra riva che si affaccia sui non giudei, il monte della rivelazione, un prato molto erboso come il banchetto lussureggiante promesso. Per uscire dalla mentalità commerciale e giun

Commento al vangelo 26 luglio 2018: Mt 13,10-17

Il cuore, le orecchie e gli occhi sono stati dati a chi si accoglie un nuovo ordine di relazioni umane e anche a chi non lo vuole comprendere. Verso quest'ultimi, a differenza dei discepoli che vorrebbero abbandonarli o addirittura fulminarli, Gesù preferisce continuare ad offrir loro parabole. Così l'opportunità di ascoltare la Parola è data a tutti; a tutti viene garantita la libertà di rifiutare o di accogliere la verità, che viene confezionata in questo modo curioso: la parabola. Di fronte ad essa puoi scegliere se affidarti a quel salto umanizzante per i tuoi occhi e per le tue orecchie: dal guardare al vedere, dall'udire all'ascoltare; non a caso i miracoli di Gesù agiscono su occhi e orecchie, e sulle gambe, per tornare a camminare in autonomia. È una tua scelta, quella di fare buon uso dei mezzi che hai: castità è buon uso del corpo, povertà è buon uso dei beni, obbedienza è buon uso della volontà. Allora, nello Spirito di libertà che ci è donato, sei t

Commento al vangelo 25 luglio 2018 - S. Giacomo il Maggiore: Mt 20,20-28

Nei nostri desideri che diventano preghiere spesso mischiamo qualcosa di buono e qualcosa di meno buono. Oggi impariamo a distinguerle. La mamma di Giacomo e Giovanni con devozione si prostra a Gesù; la richiesta è una raccomandazione: vuole che i suoi due figli siano accanto a Gesù nella gloria. Ma quale vessillo avrebbe tale gloria? Lei pensava sotto le insegne del potere mondano: voleva che i figli diventassero vicepresidenti, viceimperatori o perlomeno cardinali. Chiedeva la gloria, ma non sapeva quello che chiedeva: non conosceva ancora la vera gloria del vessillo di Gesù, che propone ai due di bere il medesimo calice, la medesima via, la medesima croce che lui porterà. Questo sarà concesso a loro; ma per la gloria occorre un affidarsi in più, alla volontà del Padre. Gli altri poco han da fare gli sdegnati: anch'essi avrebbero voluto la stessa cosa, ma il desiderio e l'idea della gloria vanno trasfigurati, purificati e posti sotto le insegne eterne, sottratte all

Commento al vangelo 23 luglio 2018 - S. Brigida: Gv 15,11-18

Sono già puro! Questa è la notizia più forte che potessi ricevere oggi. Non per dimenticare il male che ho fatto, ma per avere la sicurezza che nessun errore passato, presente o futuro potrà far venir meno la mia purificazione che mi permette di stare, nudo, davanti all'alterità. Senza sensi di colpa, perché mi consegno tutto e tutto espongo alla sua tenerezza. Quando aderisco con il mio affetto, il mio pensiero e il mio desiderio alla promessa dell'amore - quando mi lascio amare - ricevo tutta la purezza. Però quella purificazione non me la do da me stesso, ma la ricevo. Ogni volta che mi apro senza timore né pregiudizi sto vivendo l'abbandono di Gesù in Croce, sto accogliendo la Parola che mi trasforma; è un "sacramentale", dicono i teologi. Questo è il permanere nella verginità nella quale siamo chiamati a vivere, salvandoci sia da un esperienzalismo soggettivo, sia da una fredda dogmatica oggettiva. Quando manca l'attaccamento alla Parola, si sent

Commento al vangelo 19 luglio 2018: Mt 11,28-30

Lui si fa piccolo per venire incontro a noi. Grazie a ciò, accogliamo l'invito della sapienza in carne ed ossa che si fa dono nella sua debolezza: «Venite!». È la chiamata dei discepoli, il "secondo passo" che spetta a noi, dato che il primo lo fa Dio. Un «venite!» oggi ci invita a scomodarci da dove siamo, ci rimette in moto. Quel «venite» verso Lui è il tempo del presente che si arricchisce nell'attrazione verso la pienezza cristica del futuro. La proposta è un cammino, non una poltrona relax; è pur sempre un giogo, uno strumento di lavoro: si impara a essere cristiani solamente impastandosi le mani nel mondo, non poltrendo su tronetti dorati. E quel giogo accolto su di noi - che ci traina nella vita - è il legame che ci rende discepoli del miglior Maestro; è il giogo conveniente dell’amore zampillante: porta stretta per chi chiude le porte del cuore, mentre per chi lo accoglie con semplicità «rende tutto più semplice», come dice Agostino. Quel giogo condiv

Commento al vangelo 18 luglio 2018: Mt 11,25-27

Beato chi vive la sapienza come dono! Questo sarebbe l'insegnamento di oggi. Dopo lo sbrocco, con la stizza del Gesù deluso che, convinto che avrebbero saputo e potuto fare di meglio, ha inveito contro tre città individualiste, inospitali e ingrate – troppo tronfie per lasciarsi scomporre dalla prodigiosa piccolezza di Dio – abbiamo, nel cuore dell'insuccesso della missione, una confessione, un ringraziamento e un riconoscimento: «Ti rendo lode, o Padre». Grazie a Dio, non siamo abbastanza abituati al fatto che l'unico Maestro ha imparato a ritornare piccolo insegnando, sporcandosi di vita e inzuppandosi di sudore; si giunge a ringraziare per i piccoli esempi quotidiani dei piccoli che il Padre ci pone accanto. Gesù ha il primato dell'offrirsi come piccolezza totale, anticipando qui il suo farsi Nulla sulla Croce; alimenta la nostra fede di gridare, in libera e tenera intimità: Papà, grazie! Ci mostra come il rifiuto si faccia occasione di un rinnovato incontro c

Commento al vangelo 16 luglio 2018 - Beata Vergine Maria del Monte Carmelo: Gv 19,25-27

Siamo saliti sul monte per l'intronizzazione del Re. La madre e le altre due Marie stavano, in piedi, ritte come quel trono a forma di Croce, ad assistere al compimento di questo momento solenne. Eppure a tutti sembra un momento così buio, così tenebroso, così mortificante. Solo tre donne e il discepolo amato - quello più fragile, inquieto, affettuoso, anche fisicamente - escono, senza essere visti, infiammati d'amore per quel Re: lasciano tutto per seguire la sua Gloria, conduca dove conduca. Tutto pèrdono, tutto perdóno, vincono il mondo. Perché scoprono che quel trono luminoso del Nulla, dove sono stati condotti, è colmo di Essere; sono discesi sulla vetta Monte e da laggiù hanno iniziato a vedere la realtà con gli occhi splendenti della Croce, fissi al centro di tutto, senza vaneggiare sulle nuvole né mettere la testa sotto terra. Svuotandosi di ogni cosa, il Re esprime per loro la sua volontà: una relazione che trasfigura le relazioni. La Donna, educata ad essere madr