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La profanazione continua nel mondo post-simbolico

La nostra epoca viene da molti autori definita “post-secolare”, in quanto prenderebbe le mosse dalle profanazioni dei Miti del secolo scorso, senza costruirne di nuovi, ma utilizzando, per così dire, le macerie prodotte dalla secolarizzazione. Il Mito, e i simboli che ad esso alludono, non è più rivolto ad una comunità specifica, ma ad una massa informe di individui: i consumatori del mondo globalizzato.  Si  può osservare, tuttavia, una crescita costante della forza attiva dei miti, o per meglio dire, degli Immaginari, che, pur avendo breve durata rispetto al passato e trovandosi in contesti più che differenti rispetto all’originale, riescono a conservare un velo di nulla, come direbbe Sartre. Per fare un esempio dall’attualità politica potremmo riferirci all’uso mass-mediatico della canzone partigiana Bella Ciao , che, anche fuori dai temi dell’antifascismo, riesce comunque a com-muovere l’uditorio. La ritroviamo infatti con un testo diverso nelle piazze dei Fridays , nelle Serie tv

Cattolici, non adeguatevi!

Brani tratti da una tavola rotonda che Giancarlo Zizola organizzò nella sede romana de 'Il Giorno' nel dicembre 1969 in cui Pasolini propone un ideale di spiritualità che rivaluta la tradizione e la bellezza "popolari" della fede e chiede di non conformarsi alla modernità. Pasolini:  "La domanda è questa: se quello che si esprime at­traverso la liturgia è il popolo che voi dite come soggetto, mi pare non arriviamo a una distinzione classista in senso, diciamo, ormai or­todosso e convenzionale della paro­la. Cioè, quando voi parlate di popo­lo e borghesia fate una distinzione ancora psicologica o sociologica, ma non sociale e non classista ancora. Ora, quando voi criticate il borghese, come sarei io ad esempio, che richie­derebbe alla messa - almeno in linea teorica perché in effetti io non vado a messa - il suo mistero, il suo mo­mento estatico, il silenzio o il mistero di una lingua incomprensibile, voi fate un rimprovero massimalistico al borghese;