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Il tempo dell'attesa

di Lorenzo Banducci Che valore ha per noi l’attesa del Natale? E’ una domanda difficile quella che mi sono posto in questi giorni di avvicinamento al 25 dicembre. E’ una domanda che trova tante risposte e tante concrete difficoltà da parte mia. Sicuramente già il termine “attesa” ha una difficile declinazione per l’uomo di oggi. Siamo abituati a vivere i momenti in cui stiamo aspettando qualcuno o qualcosa con frenesia, con lo spasmo tipico di chi non è dotato di grande equilibrio mentale. Basti osservare una coda di auto in autostrada, o una fila di persone alle poste. “E’ tempo perso!” Ci viene spontaneo pensare. Alla stessa maniera siamo abituati a pensare alle nostre attività lavorative e professionali come ad un percorso retto e lineare verso un successo rapido, immediato e sfolgorante. I nostri miti sono gli start-upper che sono passati dal nulla alla fama in pochissimo tempo e non coloro che hanno fatto una lunga e dura gavetta prima di arrivare a realizzarsi. Di con

Rinunciando al nostro Io dobbiamo generare in noi il Cristo

“ Un bimbo è nato in noi, un figlio ci è stato dato” (Is 9,6) Questa predica sulla triplice nascita di Dio insegna come dobbiamo raccogliere le tre forze della nostra anima e rinunziare alla nostra volontà. In questo giorno la santa cristianità celebra una triplice nascita, in cui ogni cristiano dovrebbe ricevere immensa gioia e giubilo interiore. E un uomo che non sperimentasse nulla in sé dovrebbe spaventarsi. La prima e più sublime nascita avviene nel momento in cui il Padre celeste genera il Figlio unigenito nell'essenza divina e nella distinzione della persona. La seconda nascita, che oggi viene appunto celebrata, è la vergine e pura fecondità materna. La terza nascita avviene quando Dio nasce, in modo vero e spirituale, ogni giorno ed ogni ora nell’anima buona.

Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all'abiezione di un tempo!

Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c'è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita.