Questo articolo nasce per rispondere ad uno stimolo proveniente dalla redazione di Nipoti di Maritain . Allorché ho letto che si cercavano contributi p er il numero successivo della rivista, dedicata alle teologie queer , dovetti confessare a me stesso di non conoscere affatto questo filone della teologia contemporanea. Queer per me era solo un aggettivo sentito per la prima volta ai corsi di filosofia morale della mia università dove ero stato introdotto alla filosofia di Judith Butler in chiave critica da un docente di formazione tomista, il mio maestro Carmelo Vigna. Questa filosofa era nota ai più come colei che voleva liquefare i generi sessuali nella specie umana, l’idea dunque di poter applicare l’aggettivo queer a Dio mi pareva inusuale e non del tutto perspicua. In che senso Dio poteva essere queer , ossia non un ente senza sesso come insegna la metafisica tomista, bensì di genere fluido? Decisi di colmare le mie lacune leggendo quello che, dopo alcune recensioni trov
Debitori a Voltaire per la tolleranza, debitori a Lutero per il non conformismo.