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Visualizzazione dei post da 2022

Educare tutti al pluralismo religioso: verso un insegnamento aconfessionale e/o pluriconfessionale?

Quando andavo a scuola volevo “esonerarmi” dall’IRC. Infatti, pur avendo più dei miei compagni un interesse verso la spiritualità, mi risultava scomodo un Insegnamento della Religione  Cattolica  nell’istituzione scolastica laica. A disturbarmi era precisamente l’aggettivo  cattolica , considerando i tempi del ruinismo politico e del mio protestantesimo adolescenziale. Alla fine continuai a seguirla: i docenti non avevano impostazioni dottrinali né aggiungevano studio ma si limitavano a innocui  cineforum , spesso privi di attinenza al religioso; come me, la maggioranza dei miei compagni. Ora mi ritrovo per contrappasso dall’altra parte della barricata, da insegnante IRC a Savona. Mediamente trovo metà degli studenti non avvalentesi; ma le percentuali raggiungono il 90% nelle periferie a prevalenza musulmana. Ai superstiti chiedo le motivazioni della frequenza: l’abitudine del “l’ho sempre fatta”, “mi piacevano i film che vedevamo alle medie”, “abito lontano e non so che fare se esco p

Intervista a Rosario Salamone: Chiesa e società valorizzino gli Insegnanti di Religione

Professor Salamone, come vede gli Insegnanti di Religione oggi in Italia? Li vedo in difficoltà, come tutti i docenti della scuola italiana. In primis , perché l’Insegnante di Religione vive, abita lo stesso ambiente e condivide lo stesso orientamento di vita, intellettuale e lavorativo. Al pari dei suoi colleghi, non può non essere disorientato rispetto a una miriade di proposte culturali ed educative. Quello educativo è un asse fondamentale – o dovrebbe esserlo – nella formazione dell’insegnante: prima di tutto, di per sé, egli deve avere un asse di orientamento che può nascere dalla sua formazione, dagli obiettivi che intende perseguire, dalla sua capacità di relazione con i giovani. Questa dovrebbe sempre essere asimmetrica: l’insegnante è un adulto formato e in formazione continua e che ha di fronte a sé una platea di individui – i suoi studenti – che sono comunque bambini, pre-adolescenti, adolescenti. Quindi dovrebbe avere quella solidità, quell’impalcatura culturale, etica ed e

Dall'Insegnamento della Religione Cattolica a Scienza delle Religioni?

L’insegnamento della religione nella scuola italiana presenta diverse criticità che è giusto riconoscere per amor del vero, nonostante spesso provengano da ambienti accecati dall’odio anti-cattolico. Prima di tutto, si tratta di una materia esplicitamente confessionale: non a caso, si parla addirittura di “religione cattolica” quasi il cattolicesimo non fosse una confessione cristiana ma una religione a sé stante. Inoltre l’intesa fra Ministero della Pubblica Istruzione e la Conferenza Episcopale Italiana del 1985 stabilisce che «L’Insegnamento della Religione Cattolica è impartito da insegnanti in possesso di idoneità riconosciuta dall’ordinario diocesano (il Vescovo) e da esso non revocata, nominati, d’intesa con l’ordinario diocesano, dalle competenti autorità scolastiche ai sensi della normativa statale»: com’è evidente, questo fatto compromette l’autonomia e la laicità della scuola italiana assoggettando la nomina di alcuni docenti ad un’autorità extrastatale che potrebbe ritirare

Interculturalità e valorizzazione ecclesiale: due vie per rilanciare l’IRC

In questi tempi di pandemia si fa un gran parlare di scuola. Oltre alle promesse e ai dibattiti, più televisivi che di sostanza, resta poco o nulla. Ciò che rimane è comunque legato all’universale convinzione secondo la quale, privato di serie riforme e investimenti sul sistema scolastico, il nostro Paese non ripartirà. Il problema è grosso e non riguarda di certo la trasformazione o il rinnovamento di una o più discipline. Credo che ogni seria riflessione sul presente e sul futuro dell’Insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole italiane di ogni ordine e grado debba partire dalla consapevolezza appena affermata. Infatti simile insegnamento si dipana, al pari degli altri, soltanto nel solco delle finalità della scuola fissate dalla nostra Costituzione. Al centro di questa vi è l’uomo – e dunque il cittadino, lo studente – che abbisogna di competenze culturali, sociali, storiche, psicologiche, spirituali e tecniche per abitare bene il nostro tempo. Senza dover attendere rinnovam

Sia la Chiesa cattolica a proporre modifiche a 8 per mille e IRC

Le relazioni fra gli Stati e le Chiese nei paesi europei sono per la maggior parte sostenute dallo schema concordatario. L’Italia stessa – in tal senso – si è mossa nei confronti della Chiesa Cattolica con i Patti Lateranensi del 1929 e gli Accordi di Villa Madama del 1984. Il tema, tornato alla ribalta nell’estate scorsa in seguito al dibattito sul ddl Zan, ci ha portato a operare riflessioni sull’utilità di questo strumento e, cosa ben più importante, sui suoi contenuti. È interessante notare innanzitutto che tale schema concordatario non sia l’unico vigente in Europa ma che ne esistano anche altri [1] . In Francia viene affermato il principio di laicità e non vi sono regolamentazioni fra lo Stato e le Chiese, con l’eccezione della presenza del sistema concordatario per la regione dell’Alsazia-Lorena. In alcuni Paesi (Regno Unito, Grecia, Malta, Danimarca, Finlandia) con modalità e tipologie diverse si ritrova la presenza di una Chiesa di Stato. In Belgio si distingue tra culti ricon

Religione, formazione e pensiero: l’insegnamento del “potenziale inespresso”

Nel tempo fragile e frammentario che viviamo, il senso del portare alla luce una rinnovata consapevolezza del sapere tra i giovani ha tra i migliori potenziali strumenti l’Insegnamento della Religione Cattolica. Ma chi oggi si ritrova a che fare con l’IRC ha davanti a sé molti dubbi. L’interrogativo è dettato dalle prospettive stesse della disciplina: è confessionale ma lontano da un approccio catechetico alla religione cristiana, e mai deve essere un esercizio di proselitismo; allo stesso tempo, però, è chiamato a vivere il suo peculiare magistero in nomine ecclesiae (Codice di Diritto Canonico §804-805). Qui trova la radicale e paradossale chiarezza del compito affidato. Tale chiarezza, però, non gode di uno status giuridico equivalente alle altre discipline; al di là dello scarso numero (e in calo per motivi anagrafici) di docenti “di ruolo”, è il valore dell’IRC a stare mezzo passo indietro: non fa media e non è materia d’esame. A questo si aggiunge che il docente è tenuto (o è ri

Intervista a Vincenzo Pacillo: IRC? L’impegno dei laici è la prima riforma

L’occasione di ragionare sull’Insegnamento di Religione (IRC) viene dal recente anniversario del Concordato tra Stato e Chiesa e da tutte le vicende che negli ultimi anni hanno portato a confliggere queste due realtà in molti campi. L’IRC è uno degli elementi più visibili di questo rapporto, lungo, profondo, che affonda nella relazione speciale e storica tra la Chiesa e l’Italia. Il fatto stesso di essere “la Chiesa di Roma” ha implicazioni che coinvolgono perfino la carta costituzionale. L’occasione è anche quella di raccogliere le suggestioni di Gianni Rodari (scomunicato dalla Chiesa e dal PCI, un eretico che ci interroga) che proprio sull’“ora di religione” si espresse favorevolmente su Paese Sera nel 1963. Nel suo editoriale lo scrittore e pedagogo sottolinea la centralità del problema per chi appartiene a una minoranza confessionale. Ed afferma, in maniera nodale ma anche problematica, che la prospettiva potrebbe essere completamente diversa «se la famosa ora di religione consis

L’idoneità diocesana dell’Insegnante di Religione: quale status quo per quali prospettive?

È senz’altro corretto affermare che l’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC) in Italia ha attraversato una stagione di grande rinnovamento grazie all’Accordo di Revisione del 1984, rinnovamento che ha consentito di traghettare la disciplina da «fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica» (art. 36 del Concordato del 1929) a insegnamento inserito «nel quadro delle finalità della scuola» (art. 9.2 dell’Accordo di Revisione del 1984). Una così profonda ristrutturazione si era resa necessaria a seguito di due grandi eventi: la Costituzione repubblicana da parte statale e il Concilio Vaticano II da parte ecclesiale. Provando a collocarci dal punto di vista della figura del docente (IdR), è lecito domandarsi: tale mutamento epocale ha coinvolto anche l’essenza dell’essere IdR? Quali prospettive di cambiamento dell’attuale assetto si potrebbero ipotizzare per il futuro? Non è possibile, in questa sede, approfondire quegli aspetti comunque fondamentali che hanno innovato la figura