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La gratitudine di Papa Francesco per un articolo pubblicato su Nipoti di Maritain

La Segreteria di Stato della Santa Sede ha inviato in una lettera al nostro collaboratore Christian Cerasa la gratitudine di papa Francesco per l'articolo  Io, prete. Sull'affettività dell'uomo sacerdote pubblicato lo scorso 3 agosto 2018 sul nostro blog: http://nipotidimaritain.blogspot.com/2018/08/io-prete-sullaffettivita-delluomo.html   R iportiamo di seguito il testo integrale della lettera. Dal Vaticano, 24 agosto 2018 Reverendo Signore, Sua Santità desidera manifestare viva gratitudine per le sue riflessioni personali circa l’umanità e l’affettività dei sacerdoti e per il confidente gesto e sentimenti di filiale venerazione e di affetto che l’hanno suggerito e, mentre chiede di pregare per la Sua persona e per il Suo universale ministero di Successore dell’Apostolo Pietro, auspica ogni desiderato bene per Lei e per quanti sono affidati alle sue cure pastorali e volentieri imparte la Benedizione Apostolica.  Profitto della circostanza per confermarmi con

Io, prete. Sull'affettività dell'uomo sacerdote - Christian Cerasa

Mi è stato chiesto di scrivere una riflessione sul prete, sull’essere prete. Di cose se ne sono scritte tante e se ne scrivono tante, a livello teologico o pastorale, quindi credo che mi fermerò semplicemente a rileggere la mia vita alla luce di un aspetto che forse troppo poco spesso si sottolinea, ovvero l’umanità del prete, l’essere uomo-prete. Credo che uno degli errori grossi che è stato fatto nel tempo, sia quello di aver divinizzato a tal punto la figura del prete, da aver completamente snaturato la sua umanità o averla quasi completamente annullata. Così si è più attenti all’immagine da dare che all’identità dell’essere. Da dove partire dunque con questo esame di coscienza. Credo sia opportuna una premessa. C’è sempre molta curiosità intorno all’umanità e all’affettività del sacerdote; una domanda spesso inespressa. La gente, anche quella che al prete vuole bene, che lo stima, con cui collabora, al quale affida i figli fantastica ... si interroga ... e spesso inventa! In

Quale affettività per i consacrati?

di Luca Balugani   "Tredici femmine, undici maschi, un prete e una suora": è questa la telefonata di un gruppo parrocchiale ad una casa di ospitalità. Evidentemente dietro questo linguaggio c'è il desiderio di distinguere che i primi sono giovani, mentre i consacrati avrebbero bisogno di qualche attenzione diversa; o che i giovani non sono privi di educatori. Ma accanto a queste interpretazioni ve n'è un'altra, radicabile in una domanda di natura differente: i consacrati celibi hanno una loro affettività?

Adolescenti e Chiesa a confronto

di Barbara Marchica Gli adolescenti desiderano educatori che sappiano guidarli in modo autentico alla ricerca della vera interiorità. La formazione degli adulti diventa così un passaggio fondamentale. Il lavoro di analisi sul documento della Cei Educare alla vita buona del Vangelo ha permesso agli studenti di un liceo classico del centro storico di Milano di riflettere e di confrontarsi sugli Orientamenti pastorali, proposti dall'episcopato italiano. Nel primo articolo gli adolescenti si sono concentrati sul capitolo intitolato Educare in un mondo che cambia ; nell'articolo successivo si sono cimentati con il capitolo Gesù, il maestro , soffermandosi in modo particolare sul paragrafo n. 20, La Chiesa discepola, madre e maestra . Quest'ultimo articolo (i primi due sono apparsi su Sett. n. 11/11, p. 6 e n. 21/11, p.11), vede le riflessioni degli studenti sul terzo capitolo Educare, cammino di relazione e fiducia. In qualità di insegnante di religione cattolica, a

Che senso ha dire che si è pentiti dei propri peccati, se la mente brucia delle stesse passioni di un tempo?

Io voglio provare per tutta la vita attraverso la contrizione dell’anima quello stesso dolore che tu hai sofferto per un attimo nella carne e offrire così a te, se non a Dio, una specie di soddisfazione. In effetti per confessare apertamente la miseria e la debolezza del mio cuore, non saprei proprio trovare da sola una forma di espiazione che possa soddisfare Dio; anzi talora arrivo al punto di accusarlo di crudeltà per aver permesso l’oltraggio di cui sei stato vittima, e mi rendo conto che più che cercare di placare la sua collera con la penitenza, lo offendo con il mio atteggiamento ribelle e con la mia sorda opposizione alla sua volontà. Che senso ha, infatti, dire che si è pentiti dei propri peccati e umiliare in tutti i snodi il proprio corpo, se la mente è ancora pronta a peccare e anzi brucia delle stesse passioni di un tempo?

Dall'amore romantico all'amore umano

La verità è questa, secondo me: anzitutto l’amore come desiderio o passione, e l’amore romantico — o quanto meno un elemento di esso — dovrebbero, per quanto possibile, essere presenti nel matrimonio come un primo incentivo, come punto d’avvio.… In secondo luogo, il matrimonio, lungi dall’avere come suo scopo precipuo quello di portare al compimento perfetto l’amore romantico, ha da compiere nei cuori umani ben altra opera: un’infinitamente più profonda e più misteriosa operazione di alchimia: voglio dire che ha da trasformare l’amore romantico, o quanto di esso esisteva all’inizio, in un vero e proprio amore umano, reale ed indistruttibile, in un amore veramente disinteressato, che non esclude il sesso, si capisce, ma che diviene sempre più indipendente dal sesso, e può persino essere, nelle sue forme più elevate, completamente libero dal desiderio e dall'interferenza sessuale, in quanto di natura essenzialmente spirituale: una completa ed irrevocabile donazione dell’

Sulla morale sessuale nella Chiesa Cattolica

Sono spinto ad affrontare questo tema, in forma estremamente sintetica, da un bell’articolo di K. Hilpert apparso su Herder Korrespondenz (1) sulla sessualità vissuta responsabilmente. Ho affrontato il tema diverse volte e in diverse sedi . Oggi, nel 40° dell’enciclica Humanae Vitae, il dibattito e la rigidità di talune posizioni magisteriali stanno riapparendo su innumerevoli riviste. Ma è ormai tempo per una più profonda e seria riflessione: una riflessione che prenda atto delle origini e delle ragioni della dottrina morale recepita, ponendole a confronto con le trasformazioni profonde dell’esperienza umana in materia, tutte avvenute tra il XIX e il XX secolo e tuttora in crisi di crescenza. È ormai tempo che la teologia morale offra un cammino sistematico profondamente innovativo, alla luce del Vangelo e di questa relativamente recente esperienza umana.