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Visualizzazione dei post con l'etichetta riforme istituzionali

Referendum costituzionale - Referendum e leggi popolari: più spazi, troppe incognite

di Gabriele Maestri «Oltre il Senato c’è di più». Verrebbe da introdurre così la riforma della Costituzione su cui saremo chiamati a votare in autunno. Si è parlato molto (e in parte a sproposito, semplificando troppo e male da una parte e dall’altra) delle trasformazioni che subirebbe la seconda Camera, ma ci si è soffermati meno su altri contenuti, non meno importanti rispetto alla struttura e alla formazione del secondo ramo del Parlamento. Se di spazi di partecipazione popolare si deve ragionare, è giusto farlo ad ampio spettro. A tutt’oggi, i cittadini possono partecipare alla vita politica in più modi: indirettamente, votando i loro rappresentanti al Parlamento; in maniera diretta, soprattutto presentando in forma collettiva proposte di legge (per proporre alle Camere temi su cui legiferare) o richieste di referendum (per eliminare dall’ordinamento norme non gradite). Questi ultimi due strumenti, col tempo, hanno mostrato alcuni limiti: le proposte di legge popolari si

Referendum costituzionale - Cittadini più partecipi, se vorranno

  di Raffaele Dobellini Il 4 dicembre 2016 gli elettori italiani saranno chiamati ad esprimere il proprio consenso o il proprio dissenso nei confronti della Riforma costituzionale, cosiddetta “Renzi-Boschi” o “Boschi-Napolitano”. Già dalla scelta di come appellare questa Riforma si possono comprendere le posizioni in campo. Chi la chiama Renzi-Boschi vuole porre attenzione sul significato che l’approvazione della stessa avrà per le sorti del Governo in carica. Chi la denomina Napolitano-Boschi pone, invece, l’accento sul fatto che la legge costituzionale aveva avuto inizialmente l’avallo della maggioranza delle forze politiche presenti in Parlamento, anche grazie all’esplicito sostegno del Presidente emerito, Giorgio Napolitano, che aveva accettato la propria rielezione per contribuire, tra l’altro, alle riforme istituzionali. Al di là, però, dei risvolti politici che avrà l’esito referendario è opportuno soffermarsi su quali effetti questa Riforma avrà nel concreto e, nello s

Fra semi-presidenzialismo e semi-parlamentarismo

di Lorenzo Banducci In queste giornate movimentate di fine primavera (anche se dal punto di vista climatico/meteorologico non pare proprio), fra elezioni amministrative con esiti decisamente sorprendenti e caratterizzate da una scarsissima partecipazione da parte degli elettori e le beghe della maggioranza, ha preso il via in modo più o meno ufficiale l’iter di riforme istituzionale che si pone come obiettivo quello di modificare in modo radicale l’architettura che regge il sistema politico italiano. Si tratta sicuramente di qualcosa da condurre in porto, cercando di rendere più moderno il nostro impianto istituzionale riducendo al minimo alcuni dei mali che affliggono il nostro Paese: l’ingovernabilità generata da un sistema elettorale del tutto inadatto a dare certezza di governo e la perdita del rapporto fra elettore ed eletto a livello territoriale.