Un sussidio per celebrare in casa la Domenica delle Palme, con l'Ufficio delle Letture e la liturgia domestica per la benedizione dei rami. Secondo le necessità si può celebrare la benedizione anche omettendo l'Ufficio. In fondo, il PDF scaricabile della sola benedizione. Con approvazione ecclesiastica.
SALMO 103
DOMENICA DELLE PALME DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
UFFICIO DELLE LETTURE
COMMEMORAZIONE DELL’INGRESSO
DEL SIGNORE A GERUSALEMME
Chi guida la preghiera: O Dio, vieni a salvarmi.
Tutti: Signore,
vieni presto in mio aiuto.
Chi
guida la preghiera: Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Tutti: Come era nel principio, e ora
e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
INNO
(tutti)
Creati per la gloria del tuo nome,
redenti dal tuo sangue sulla croce,
segnati dal sigillo del tuo Spirito,
noi t’invochiamo: salvaci, o Signore!
Tu spezza le catene della
colpa,
proteggi i miti, libera gli
oppressi
e conduci nel cielo ai quieti pascoli
il popolo che crede nel tuo amore.
Sia lode e onore a te,
pastore buono,
luce radiosa dell’eterna
luce,
che vivi con il Padre e il
Santo Spirito
nei secoli dei secoli
glorioso. Amen.
SALMO 103
Lettore: Questo
bellissimo salmo di lode comincia e finisce con un invito a benedire il Signore
che all’inizio l’orante rivolge a se stesso (vv. 1-2) mentre al termine si
allarga coinvolgendo diversi soggetti: gli angeli, le schiere celesti, tutte le
opere del Signore (vv. 20-22). Nel corpo del salmo vengono poi declinati i
motivi di questa lode, e non si tratta di ragioni legate al passato, bensì di
gesti ancora attuali. I verbi che compaiono nei vv. 3-8 sono infatti dei
participi, che, per definizione, sono atemporali nel senso che descrivono
azioni che durano nel tempo e che hanno a che fare col modo di essere di Dio.
Il Signore, infatti, è «perdonante, guarente, salvante, ecc.»; non compie cioè
solo delle azioni, ma dei gesti che appartengono, per così dire, alla sua
identità personale. Di qui la lode che assume la forma tipicamente ebraica
della benedizione, la quale parte dal salmista, ma poi si allarga fino a
coinvolgere tutto e tutti. Pregando questo salmo siamo invitati a unire la
nostra voce a questa grande benedizione ed eventualmente ad aggiungere
ulteriori motivi di lode oltre a quelli qui elencati.
[D. SCAIOLA, Salmi in cammino]
Antifona
1 (solista): Signore mio Dio, vestito di maestà e splendore, come un manto ti
avvolge la luce.
SALMO 103 Inno a Dio Creatore
Se uno è in
Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate; ecco ne sono nate
di nuove (2
Cor 5,17).
I (1-12)
Prima voce: Benedici
il Signore, anima mia, *
Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Rivestito di maestà e di splendore,
*
avvolto di luce come di un manto.
Altra: Tu
stendi il cielo come una tenda, *
costruisci sulle acque la tua
dimora,
fai delle nubi il tuo carro, *
cammini sulle ali del vento;
fai dei venti i tuoi messaggeri,
*
delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.
Hai fondato la terra sulle sue basi,
*
mai potrà vacillare.
L’oceano l’avvolgeva come un manto,
*
le acque coprivano le montagne.
Alla tua minaccia sono fuggite, *
al fragore del tuo tuono hanno tremato.
Emergono i monti,
scendono le valli *
al luogo che hai
loro assegnato.
Hai posto un
limite alle acque:
non lo passeranno, *
non torneranno a coprire la terra.
non torneranno a coprire la terra.
Fai scaturire le sorgenti nelle
valli *
e scorrono tra i monti;
ne bevono tutte le bestie selvatiche
e gli ònagri estinguono la loro
sete.
Al di sopra
dimorano gli uccelli del cielo, *
cantano tra le fronde.
Tutti: Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e
sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Antifona 1 (tutti): Signore mio
Dio, vestito di maestà e splendore, come un manto ti avvolge la luce.
Antifona 2 (solista): Tu fai nascere il pane dalla
terra, e il vino che allieta il cuore dell’uomo.
II (13-23)
Dalle tue alte dimore irrighi i
monti, *
con il frutto delle tue opere sazi
la terra.
Fai crescere il fieno per gli
armenti †
e l’erba al servizio dell’uomo, *
perché tragga alimento dalla terra:
il vino che allieta il cuore
dell’uomo; †
l’olio che fa brillare il suo
volto *
e il pane che sostiene il suo
vigore.
Si saziano gli alberi del Signore, *
i cedri del Libano da lui piantati.
Là gli uccelli fanno il loro nido *
e la cicogna sui cipressi ha la sua casa.
Per i camosci sono le alte
montagne, *
le rocce sono rifugio per gli
iràci.
Per segnare le stagioni hai fatto
la luna *
e il sole che conosce il suo
tramonto.
Stendi le tenebre e viene la notte *
e vagano tutte le bestie della
foresta;
ruggiscono i leoncelli in cerca di
preda *
e chiedono a Dio il loro cibo.
Sorge il sole, si ritirano *
e si accovacciano nelle tane.
Allora l’uomo esce al suo lavoro,
*
per la sua fatica fino a sera.
Tutti: Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e
sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Antifona
2 (tutti): Tu fai nascere il pane dalla
terra, e il vino che allieta il cuore dell’uomo.
Antifona
3 (solista): Dio guardò la sua creazione:
ed era tutta buona.
III (24-35)
Quanto sono grandi, Signore, le tue
opere! †
Tutto hai fatto con saggezza, *
la terra è piena delle tue creature.
Ecco il mare
spazioso e vasto: †
lì guizzano senza
numero *
animali piccoli e
grandi.
Lo solcano le navi, *
il Leviatàn che hai plasmato
perché in esso si diverta.
Tutti da te
aspettano *
che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.
Tu lo provvedi,
essi lo raccolgono, *
tu apri la mano,
si saziano di beni.
Se nascondi il tuo volto, vengono
meno, †
togli loro il respiro, muoiono *
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo
spirito, sono creati, *
e rinnovi la
faccia della terra.
La gloria del Signore sia per
sempre; *
gioisca il Signore delle sue opere.
Egli guarda la terra e la fa
sussultare, *
tocca i monti ed essi fumano.
Voglio cantare al
Signore finché ho vita, *
cantare al mio
Dio finché esisto.
A lui sia gradito
il mio canto; *
la mia gioia è
nel Signore.
Scompaiano i peccatori dalla terra †
e più non esistano gli empi. *
Benedici il Signore, anima mia.
Tutti: Gloria
al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e
sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Antifona
3 (tutti): Dio guardò la sua creazione:
ed era tutta buona.
PRIMA LETTURA
Lettore:
Dalla lettera agli Ebrei (Eb 10,1-18)
La nostra santificazione per mezzo del sacrificio di Cristo
Fratelli,
poiché la legge possiede solo un’ombra dei beni futuri e non la realtà stessa
delle cose, non ha il potere di condurre alla perfezione, per mezzo di quei
sacrifici che si offrono continuamente di anno in anno, coloro che si accostano
a Dio. Altrimenti non si sarebbe forse cessato di offrirli, dal momento che i
fedeli, purificati una volta per tutte, non avrebbero ormai più alcuna
coscienza dei peccati? Invece per mezzo di quei sacrifici si rinnova di anno in
anno il ricordo dei peccati, poiché è impossibile eliminare i peccati con il
sangue di tori e di capri. Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice:
Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato.
Non hai
gradito né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho
detto: Ecco, io vengo
– poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –
per fare, o Dio, la tua volontà (Sal 39,7-9).
Dopo
aver detto: Non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né
olocausti né sacrifici per il peccato, cose tutte che vengono offerte secondo
la legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Così egli abolisce
il primo ordine di cose per stabilire il secondo. Ed è appunto per quella volontà
che noi siamo stati santificati, per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù
Cristo, fatta una volta per sempre. Ogni sacerdote si presenta giorno per
giorno a celebrare il culto e ad offrire molte volte gli stessi sacrifici,
perché essi non possono mai eliminare i peccati. Egli al contrario, avendo
offerto un solo sacrificio per i peccati, una volta per sempre si è assiso alla
destra di Dio, aspettando ormai soltanto che i suoi nemici vengano posti sotto
i suoi piedi (Sal 109, 1). Poiché con un’unica oblazione egli ha reso perfetti
per sempre quelli che vengono santificati. Questo ce lo attesta anche lo
Spirito Santo. Infatti, dopo aver detto:
Questa è l’alleanza che io stipulerò con loro dopo quei
giorni,
dice il Signore:
io porrò le mie leggi nei loro cuori e le imprimerò nella
loro mente,
soggiunge:
E non mi
ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità (Ger 31,33-34).
Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più
bisogno di offerta per il peccato.
RESPONSORIO
Cfr. Eb 10,5.6.7.4 (Sal 39,7-8)
Lettore: Tu
non hai voluto né sacrificio, né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non
hai gradito né olocausti, né sacrifici per il peccato. Allora ho detto:
Tutti: Eccomi, o Dio, vengo per fare la tua volontà.
Tutti: Eccomi, o Dio, vengo per fare la tua volontà.
Lettore:
È impossibile eliminare i peccati con il sangue di tori e di capri.
Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice:
Tutti: Eccomi, o Dio, vengo per fare la tua volontà.
Tutti: Eccomi, o Dio, vengo per fare la tua volontà.
SECONDA LETTURA
Lettore: Dai «Discorsi» di sant’Andrea di Creta, vescovo (Disc. 9 sulle Palme; PG 97,
990-994)
Benedetto colui che viene nel nome del Signore,
il re d’Israele
Venite, e saliamo
insieme sul monte degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna da
Betània e si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per
compiere il mistero della nostra salvezza. Viene di sua spontanea volontà verso
Gerusalemme. È disceso dal cielo, per farci salire con sé lassù «al di sopra di
ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome
che si possa nominare» (Ef 1, 21). Venne non per conquistare la gloria, non
nello sfarzo e nella spettacolarità, «Non contenderà», dice, «né griderà, né si
udrà sulle piazze la sua voce» (Mt 12, 19). Sarà mansueto e umile, ed entrerà
con un vestito dimesso e in condizione di povertà. Corriamo anche noi insieme a
colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono
incontro. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami d’olivo
o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile
prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone.
Accogliamo così il Verbo di Dio che si avanza e riceviamo in noi stessi quel Dio
che nessun luogo può contenere. Egli, che è la mansuetudine stessa, gode di
venire a noi mansueto. Sale, per così dire, sopra il crepuscolo del nostro
orgoglio, o meglio entra nell’ombra della nostra infinita bassezza, si fa
nostro intimo, diventa uno di noi per sollevarci e ricondurci a sé. Egli salì
verso oriente sopra i cieli dei cieli (cfr. Sal 67, 34) cioè al culmine della
gloria e del suo trionfo divino, come principio e anticipazione della nostra
condizione futura. Tuttavia non abbandona il genere umano perché lo ama, perché
vuole sublimare con sé la natura umana, innalzandola dalle bassezze della terra
verso la gloria. Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi,
piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano
gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il
loro verde. Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia, o meglio, di tutto
lui stesso poiché quanti siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti
di Cristo (cfr. Gal 3, 27) e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese.
Per il peccato eravamo prima rossi come
scarlatto, poi in virtù del lavacro battesimale della salvezza, siamo arrivati
al candore della lana per poter offrire al vincitore della morte non più semplici
rami di palma, ma trofei di vittoria. Agitando
i rami spirituali dell’anima, anche
noi ogni giorno,
assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente:
«Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele».
RESPONSORIO Cfr.
Gv 12, 12. 13; Mt 21, 8. 9
Prima voce: Una
grande folla, da Gerusalemme, uscì incontro a Gesù. Stesero i mantelli sulla
strada, mentre altri agitavano rami e gridavano:
Tutti:
Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del
Signore!
Prima voce: La folla che andava innanzi
e quella che veniva dietro a Gesù, gridava:
Tutti: Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Si osserva
un momento di silenzio. Poi ci si alza in piedi.
Antifona al Cantico (prima voce): Coi sarete il mio popolo e
io sarò il vostro Dio.
CANTICO Ez 36, 24-28 Dio rinnoverà il suo
popolo
Essi saranno suo popolo ed egli sarà il
«Dio-con-loro» (Ap 21,3).
Vi prenderò dalle genti, †
vi radunerò da ogni terra *
e vi condurrò sul vostro suolo.
Vi aspergerò con acqua pura e
sarete purificati; †
io vi purificherò da tutte le
vostre sozzure *
e da tutti i vostri idoli;
vi darò un cuore nuovo, *
metterò dentro di voi uno spirito
nuovo,
toglierò da voi il cuore di pietra *
e vi darò un cuore di carne.
Porrò il mio spirito dentro di voi †
e vi farò vivere secondo i miei precetti *
e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.
e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.
Abiterete nella terra che io diedi
ai vostri padri; †
voi sarete il mio popolo *
e io sarò il vostro Dio.
Tutti: Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito
Santo.
Come era nel
principio, e ora e sempre *
nei secoli dei
secoli. Amen.
Antifona (tutti): Voi sarete il mio popolo e io
sarò il vostro Dio.
LITURGIA DOMESTICA DELLA BENEDIZIONE DEI RAMI
Si distribuiscono a tutti i partecipanti i rami di ulivo, di palme o di altre piante verdi. Si celebra piedi.
Antifona
(Mt 21,9)
Tutti: Osanna al Figlio di Davide.
Benedetto
colui che viene
nel
nome del Signore: è il Re d’Israele.
Osanna
nell’alto dei cieli.
Un
solista proclama: Applaudite, popoli tutti,
acclamate Dio con voci di
gioia;
perché terribile è il
Signore, l’Altissimo,
re grande su tutta la terra. (dal Sal 46)
Osanna
al Figlio di Davide.
Benedetto
colui che viene
nel
nome del Signore: è il Re d’Israele.
Osanna
nell’alto dei cieli.
Chi guida la preghiera: Ci
avviciniamo alla celebrazione della Pasqua del Signore, alla quale ci stiamo
preparando con la penitenza e con le opere di carità fin dall’inizio della
Quaresima. Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua
morte e risurrezione. Accompagniamo con fede e devozione il nostro Salvatore
nel suo ingresso nella città santa, e chiediamo la grazia di seguirlo fino alla
croce, per essere partecipi della sua risurrezione.
Dopo qualche istante di
silenzio, chi guida la preghiera prosegue:
Signore, Padre di bontà e di misericordia,
attraverso un ramo di ulivo
hai annunciato a Noè e ai suoi figli
la fine del castigo e l’inizio
dell’alleanza con ogni carne;
e, attraverso i rami di ulivo,
hai voluto che tuo Figlio Gesù
fosse salutato quale Messia Re di pace,
umile e mite venuto per compiere
l’alleanza definitiva
e portare la riconciliazione.
Sii benedetto per questi rami
che ci ricordano la tua alleanza perenne
con tutta la creazione,
sii benedetto per questa pianta dell’ulivo
che ci dona l’olio della lucerna e della
letizia,
sii benedetto per questi rami di ulivo
segno della gioia pasquale che ci
prepariamo a vivere,
e accordaci nella tua benedizione
di saper sempre accogliere nella nostra
vita
gioiosamente colui che viene
Gesù Cristo il Re benedetto nei secoli dei
secoli.
Tutti: Amen!
VANGELO
Lettore: Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 21,1-11)
Quando
furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli
Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte
a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e
conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne
ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si
compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di
Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro,
figlio di una bestia da soma”». I discepoli andarono e fecero quello che aveva
ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i
mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri
mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li
stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva,
gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del
Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». Mentre egli entrava in Gerusalemme,
tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla
rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».
Ci si siede e si ascolta la lettura. Questa
lettura dopo il Vangelo si può omettere.
Dalle Omelie di
Gregorio Palamas (Om.15, PG
151,184B-185A)
Dopo la resurrezione di Lazzaro, morto da quattro
giorni, il Signore trovò un asinello che era stato preparato dai discepoli,
come racconta l’evangelista Matteo (cfr. Mt 21,1-11), montò su di esso ed entrò
in Gerusalemme secondo la profezia di Zaccaria, che aveva
predetto: «Non temere, figlia di Sion! Ecco, giunge a te il tuo re, re di
giustizia e di salvezza; mite cavalca il piccolo di un’asina» (Zc 9,9).
Attraverso queste parole il profeta voleva indicare che Cristo è il re
profetizzato, l’unico vero re di Israele. Il tuo re – dice – non mette paura a
quelli che lo vedono, non è duro né malvagio, non conduce con sé soldati armati
di scudo o guardie del corpo, né una quantità di fanti e di cavalieri, superbo,
pronto a riscuotere imposte e tasse, a imporre schiavitù e servitù ignobili e
dannose, ma sue insegne, invece, sono l’umiltà, la povertà, la sobrietà.
Montato su un asino, infatti, faceva il suo ingresso senza ostentare alcuno
sfarzo mondano. Per questo egli è il solo re giusto, che salva nella giustizia,
mansueto perché la mansuetudine è l’attributo che più gli è proprio. Ed è lo
stesso Signore che dice di sé: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore»
(Mt 11,29). Colui dunque che risuscitò Lazzaro dai morti, re montato su un
asino, entrava allora in Gerusalemme e subito tutta la gente, bambini, uomini,
adulti e vecchi, stesero per terra i loro mantelli e, presi dei rami di palma,
simbolo di vittoria, gli andavano incontro come all’autore della vita e al
vincitore della morte, gli si prostravano davanti, lo scortavano e non solo
all’esterno, ma anche dentro il recinto del tempio, e a una sola voce
cantavano: «Osanna al figlio di David! Osanna nel più alto dei cieli!» (Mt
21,9). «Osanna» è un inno che si eleva a Dio; infatti tradotto significa:
«Salvaci, Signore!»; e la parte che segue «nell’alto dei cieli» significa che
l’inno è cantato non solo sulla terra, non solo dagli uomini, ma anche
nell’alto dei cieli dagli angeli del cielo.
Dopo aver fatto silenzio, si propone una
breve condivisione. Poi ci si alza in piedi, tenendo in mano e alzati i rami.
INNO A CRISTO RE
Solista: Gloria a te, lode in
eterno, Cristo re, salvatore, come i fanciulli un tempo dissero in coro:
Osanna.
Tutti: Gloria a te, lode in eterno, Cristo re, salvatore,
come i fanciulli un tempo dissero in coro: Osanna.
S:
Tu sei il re di Israele, di Davide l’inclita prole, che, in nome del Signore,
re benedetto vieni.
T: Gloria a te, lode in eterno, Cristo re, salvatore, come i fanciulli un tempo dissero in coro: Osanna.
S:
Tutti gli angeli in coro ti lodano nell’alto dei cieli, lodano te sulla terra
uomini e cose insieme.
T: Gloria a te, lode in eterno, Cristo re, salvatore, come i fanciulli un tempo dissero in coro: Osanna.
S:
Tutto il popolo ebreo recava a te incontro le palme, or con preghiere e voti,
canti eleviamo a te.
T: Gloria a te, lode in eterno, Cristo re, salvatore, come i fanciulli un tempo dissero in coro: Osanna.
S:
A te che andavi a morte levavano il canto di lode, ora te nostro re, tutti
cantiamo in coro.
T: Gloria a te, lode in eterno, Cristo re, salvatore, come i fanciulli un tempo dissero in coro: Osanna.
S:
Ti furono accetti, tu accetta le nostre preghiere, re buono, re clemente, cui
ogni bene piace.
T: Gloria a te, lode in eterno, Cristo re, salvatore, come i fanciulli un tempo dissero in coro: Osanna.
ORAZIONE
Chi guida la preghiera: O Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello
agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino
alla morte di croce, fa’ che abbiamo sempre presente l’insegnamento della sua
passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Egli è Dio, e vive e
regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Tutti: Amen.
Chi guida la preghiera: Benediciamo il Signore.
Tutti:
Rendiamo grazie a Dio.
a
cura di Matteo Ferrari, monaco di Camaldoli, e di Piotr Zygulski
Con approvazione ecclesiastica,
+ p. Franco Moscone,
Arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo,
31 marzo 2020
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