So
che la parola "fidanzamento" non è attuale. Non si usa più
dire il mio fidanzato o la mia fidanzata, ma il mio ragazzo o la mia
ragazza. Questo spostamento del nome include certamente anche un
certo spostamento nel concepire e nel vivere il periodo che precede
il matrimonio. Però mi pare di poter affermare che, pur con delle
variazioni più o meno consistenti, esiste anche oggi nei giovani,
dopo una prima stagione di rapporti amicali e anche allargati, la
voglia e il desiderio di un rapporto intenso di esperienza d'amore a
due, la quale pur essendo aperta a tutto, e quindi anche alla sua
dissoluzione, tenda ad esprimersi nell'intimità, nella fedeltà,
nella crescita dei due attraverso il dialogo amoroso che li
interroghi e li stimoli. Quale posto può occupare il corpo in
questo cammino di intimità e di crescita? E' una realtà da
estraniare in maniera totale e radicale perché inquinante il
rapporto affettivo o pericolosa perché non facilmente dominabile?
E'
su questi interrogativi, più o meno chiari, che vorrebbero
svilupparsi queste mie riflessioni senza alcuna pretesa né di
completezza, né di assolutezza.
Il
tema del significato del corpo nell'affettività è un tema nuovo e
anche un tema delicato. E' un tema nuovo perché discendiamo non da
anni, ma da secoli di sospetto sul corpo e sulla sessualità, se non
addirittura di disprezzo e di rifiuto. E' sempre fonte di domande e
di disagiata meraviglia che la Chiesa abbia "sposato" le
idee platoniche sulla negatività del corpo. La filosofia ha
prevalso sulla Parola di Dio. La Parola di Dio è chiarissima. Vi
sono immagini splendide che annunciano la positività del corpo e la
bontà del sesso. E' Dio che con le sue mani crea il corpo di Adamo,
è Dio che con le sue mani crea il corpo di Eva. E ciò che Dio crea
non può essere che bene, che positività. E non solo il corpo è
positivo, ma anche la sessualità. "Maschio e femmina li creò,
a sua immagine li creò" In che senso la sessualità è immagine
di Dio? Anche quest’interrogativo porterebbe a grandi e nuovi
orizzonti.
E'
un tema delicato perché oggi assistiamo ad un abbassamento del tono
della sessualità, quasi ad una sua banalizzazione. Banalizzare la
sessualità vuol dire non dare, o non scoprire tutta l'importanza e
il significato che risiedono in essa. Banalizzare vuol dire svuotare
l'incontro sessuale della densità del suo significato. Esso,
invece, è il momento più intenso e più denso dell'incontro con
l'alterità dell'altro, con il suo mistero. E' una penetrazione non
solo fisica, ma anche interiore, psicologica, morale. E' un incontro
con il mistero dell'altro. Per questo non può essere sbrigativo,
possessivo, invadente, presuntuoso. E' un incontro con un altro che
ha altre sensibilità, altri tempi, altre attese. Dovrebbe esprimere
l'incontro di due persone più che di due corpi, il dialogo di due
storie, di due persone, di due promesse, di due futuri. E' il
momento decisivo in cui due vite intendono mescolarsi senza
confondersi, coniugarsi senza perdere la propria identità. E'
l'alleanza che si esprime nel "sangue e nella carne".
"Attraverso la sessualità il soggetto entra in relazione con
ciò che è assolutamente altro" (Levinas). Oggi c'è il
rischio di abbassare il valore, la qualità di questo rapporto; è
facile genitalizzarlo impedendo, così, che esso diventi il segno
della comunione e della condivisione ad ampio respiro.
Pur
riconoscendo, quindi, di addentrarci in un problema estremamente
intricato in cui risuonano paure e sospetti del passato, avidi
permissivismi del presente che riducono il sesso ad un incontro senza
coinvolgimento delle persone, ritengo tuttavia doveroso riflettere su
questo problema perché da esso dipende gran parte della vitalità e
della freschezza della vita di coppia. Non si deve vedere la
sessualità solo sotto il profilo generativo. Essa è il luogo in
cui i due si rigenerano.
A
questo riguardo, lungo la storia, si sono intrecciate o s’intrecciano
alcune tesi o affermazioni.
C'è
chi afferma o ha affermato, che il corpo è una realtà inquinante
l'amore. Vi si suggerisce l'idea che sarebbe meglio amarsi senza il
corpo; quasi che staccandosi dal corpo l'amore diventa più vero, più
autentico. Più l'amore è spirituale più sarebbe vero. Questa è
la linea anche di S. Agostino: "L'amore cresce nella misura in
cui si distacca dalla corporeità".
E'
proprio vero che il corpo è pericoloso per l'amore, che ne abbassa
il tono, offende la sua dignità? E' condividibile l'idea che più
l'amore è interiore, spirituale e più è gratuito, vero?
Rispondere
affermativamente a questi interrogativi condurrebbe inevitabilmente a
considerare il corpo come un fatto negativo. E questo sarebbe un
allinearsi con la filosofia greca che da sempre ha guardato il corpo
come una "prigione" e un "ostacolo". Questa
posizione però non si incontrerebbe con il pensiero della Bibbia
dove le cose, il corpo, la materia cantano nella loro bellezza e
positività.
Ci
sono altri che affermano, invece, la possibilità comunicativa del
corpo. Il corpo avrebbe la funzione trasmettitrice dell'amore. Esso
sarebbe un "luogo epifanico" perché l'amore vi si rivela e
si comunica.
Questa
concezione riscatta certamente la corporeità da tutta una congerie
di sospetti e di tabù, ma forse non scopre e non esalta ancora
sufficientemente la potenzialità unitiva e rigenerativa contenuta
nel corpo. Il corpo è visto ancora come un oggetto (ho un corpo) e
non come soggetto (sono un corpo). Il corpo non può essere
considerato un oggetto, uno strumento dello spirito. Noi siamo
spinti ancora a pensare che sia l'anima l'unica sede generatrice di
pensieri, di suggestioni, di prospettive, che poi si comunicherebbero
attraverso il corpo. Questo sarebbe uno strumento passivo e non
attivo, secondario e non primario, esecutivo e non creativo.
E se invece anche il corpo, alla pari
dell'anima, pur con differenti venature e sottolineature,
contribuisse a dare pensieri, sensazioni, intuizioni? Il condividere
una situazione, il provare nella propria carne alcuni lancinanti
problemi o alcune esaltanti gioie non generano o non possono generare
conoscenza, indicare prospettive impossibili ad aversi senza il
coinvolgimento corporeo?
Nella
vitalità del corpo e nelle pulsioni fisiche si svegliano la
fantasia, i sogni, lo stupore. L'intelligenza è fredda,
calcolatrice, dominatrice, più tesa alla conservazione che alla
innovazione.
L'istintualità
è più audace, più avventurosa. E questa istintualità è legata al
corpo. Certamente questa energia istintuale e passionale va
coniugata con l'intelligenza che la deve guidare e arginare, ma
rimane pur sempre un'energia positiva e feconda da non perdere.
Il
corpo non è quindi oggetto, ma soggetto, non solo trasmettitore, ma
alimentatore dell'amore.
Oggi
c'è un'altra e più avanzata concezione che si sta imponendo.
Questa concezione si fonda sul fatto che il corpo sarebbe il luogo
della purificazione e dell'autenticazione dell'amore.
Questa
posizione, forse, può disorientare molti. Com'è possibile che il
corpo diventi il luogo della verifica dell'amore e, quindi, di una
sua possibile crescita e autenticazione?
Invece,
il credere di amare e di amarsi è un rischio sempre presente anche
nella coppia. La vischiosità dell'io si infiltra anche nell'amore.
Come si fa a cogliere fino a che punto si cerca se stessi nell'altro
o si cerca l'altro in quanto altro?
Nell'incontro
sessuale i due si trovano "nudi", senza maschere, senza
veli, possono guardarsi con trasparenza e profondità. Da come uno
si atteggia si può scoprire se uno ama l'altro o ricerca se stesso,
se sa attendere e rispettare le esigenze dell'altro o se è attento
solo alle proprie, se nell'incontro si investe globalmente o se lo
vive come un fatto laterale.
Il
rischio nell'amore, poi, non è solo l'egoismo (la ricerca di sé),
ma anche e soprattutto l'idealizzazione. Costruirsi l'immagine
dell'altro e amare quell'immagine è una tentazione costante. Questa
immagine è una proiezione delle proprie attese, è un partire da se,
è una derivazione del proprio egoismo.
L'incontro
sessuale obbliga ad uscire da sé per incontrare l'altro nella sua
realtà. Certamente anche questo incontro può subire il fascino
della idealizzazione, però essendo corporeo obbliga, prima o poi, a
lasciare le proprie idee e a correggere le proprie idealizzazioni
perché si è di fronte alla realtà dell'altro. E' il momento in
cui la differenza dell'altro si impone. Essa può essere intuita se
non pienamente conosciuta. L'incontro sessuale è il modo non unico,
ma certamente il più denso e penetrante, di rapporto con l'altro, di
entrare nella sua sfera e, quindi, di amarlo come è e di lasciarsi
amare come si è.
Questa
ultima concezione potrà sembrare ad alcuni lontana dalla dottrina
della Chiesa, ma, di fatto, non lo è. Se leggiamo alcune
espressioni del Concilio Vat. II vi troveremo con sorpresa che questa
posizione, pur non sviluppata, è totalmente presente: "Gli atti
coniugali con cui gli sposi si uniscono in casta intimità sono
onorabili e degni, e, compiuti in modo veramente umano, favoriscono
la mutua donazione.... Questo amore è espresso e reso perfetto in
maniera tutta particolare nell'esercizio degli atti che sono propri
del matrimonio" (G.S. 49).
Il
corpo, quindi, non solo non è inquinante, ma è luogo dove l'amore
"si rende perfetto", perché è il luogo dell'apprendimento
dell'alterità dell'altro.
Questa
ampia visione mi sembra necessaria per introdurci nel senso e anche
nelle modalità delle espressioni corporee nel fidanzamento. Si
possono cogliere gli atteggiamenti da vivere anche in termini di
affettività, senza avere una prospettiva ampia del significato della
corporeità nell'amore?
Sollecitato
da questo sguardo panoramico mi sembra di poter trarre, per quanto
riguarda il fidanzamento, alcuni orientamenti.
1)
Non estraniare il corpo nel cammino di amore e di conoscenza propri
del fidanzamento. Come si è accennato, il corpo è anche
soggettuale nella vita della persona e nella relazione
interpersonale. Quindi il cammino di due fidanzati non può avvenire
senza il coinvolgimento, anche se parziale, del corpo. In esso
risiedono energie e spinte che portano a conoscere l'altro, ad
interessarsi di lui, a condividerne pensieri, affetti, speranze. Non
può essere solo un rapporto di fredda intelligenza; l'emotività,
l'affettuosità, che provengono dal corpo non sono indifferenti alla
conoscenza dell'altro e, soprattutto, ad entrare nell'orizzonte
dell'altro. "Le sensazioni corporee sono il modo più vero per
conoscersi e per relazionarsi" (S.Weil).
E
qui nasce il problema etico oggi particolarmente discusso. La
posizione della morale tradizionale è chiaramente negativa per
quanto riguarda il rapporto completo, mentre presenta oscillazioni
consistenti quando si riferisce ad atti parziali. 1
Il criterio di fondo che deve stare
alla base nel giudicare la sessualità, in tutti i suoi momenti e
nelle sue diverse manifestazioni è il criterio dell'amore. "E'
come dire che il comportamento sessuale dei due fidanzati deve essere
in primo luogo giudicato per la capacità che esso ha di esprimere e
di approfondire la comunione interpersonale, la quale si compie nella
reciproca donazione".
Allora
nel crescere della relazione umana, il gesto sessuale andrà valutato
sulla base della possibilità che esso ha di esprimere, in modo
coerente, il livello di maturazione dell'incontro.
E
chi potrà giudicare il grado di amore presente nella gestualità
affettiva? Indubbiamente si deve far ricorso alla coscienza dei due.
Nessuno dall'esterno può misurare tale presenza o assenza. E'
importante, però, che i due fidanzati vivano e giudichino questa
loro realtà affettiva non come un'obbedienza ad una legge esterna,
ma come obbedienza all'amore. Più il gesto esprime l'amore, più lo
fa crescere, più il gesto esprime il possesso, più lo mortifica,
fino anche a spegnerlo. Il discernimento che i due sono chiamati ad
operare non deve fondarsi sulla paura di trasgredire delle leggi
esterne, ma sul desiderio di non spegnere l'amore. Gesti vuoti o
prematuri non aiutano a far crescere il rapporto amoroso.
2)
Il valore della castità. La sessualità, come si è già affermato,
è un valore, però non si può osservare che sta rafforzandosi il
rischio di una "mercificazione del sesso". Il sesso può
diventare un bene di consumo, trasformandosi così da momento
privilegiato del dono in un momento di possesso, da luogo del dialogo
a luogo di scontro. La sessualità non va demonizzata, ma neppure
divinizzata; essa è, e deve rimanere, una realtà umana da vivere
per la crescita dell'amore. Parlare di castità non è rinverdire il
sospetto sul sesso, ma è richiamare la vigilanza perché il corpo
non diventi così assorbente da impedire una vera e globale
comunione.
Scrive
lucidamente il teologo Gründel: "La castità è la
disponibilità interiore dell'uomo ad affermare pienamente la propria
sessualità, a riconoscere e a vivere gli impulsi sessuali nel loro
carattere integralmente personale e sociale, e a inserirli in maniera
ricca di senso nella globalità della vita umana"
E
quasi a commento di questa espressione cito alcuni pensieri di
Germano Pattaro: "La castità avverte che ogni gesto sessuale
deve essere un gesto d'amore che esprima il dono delle persone e non
solo l'emotività dei corpi. Un luogo-atto dove si esce dalla logica
del possesso, per entrare in quella dell'incontro e del dialogo. Il
gesto d'amore è la "parola-segno" dove la persona si
concentra al massimo della sua identità, così che l'io e il tu di
questo incontro diventano "noi" di una nuova personalità
comunionale".
Potremmo
definire la castità come disciplina della sessualità. E disciplina
deriva dal latino "discere" che vuol dire "imparare".
Imparare a conoscere i propri impulsi, le proprie tensioni, imparare
a conoscere le pulsioni e gli stimoli dell'altro in modo che
l'incontro sia rispettoso delle propria e altrui sensibilità. La
maturazione e lo sviluppo della sessualità esige questa disciplina
che potrà essere uno degli impegni e delle attenzioni da vivere
sempre, ma soprattutto nel fidanzamento in cui deve affinarsi
l'attitudine a vivere il rapporto sessuale nel suo spessore di
rispetto e di comunione.
3)
Ridare al rapporto sessuale completo il suo senso pieno. Esso
esprime la decisione di spartire con l'altro la propria vita. E' il
momento della scelta radicale e definitiva. E questa scelta dovrebbe
avvenire nel momento in cui anche istituzionalmente ci si impegna.
L'amore non è un fatto privato. Certamente, se questo rapporto pur
segnato dall'irrevocabile decisione di spartire per sempre la propria
vita con l'altro, non coincidesse anche con il momento istituzionale
per motivi non sempre superabili (problema della casa, del lavoro,
condizionamenti familiari) non deve essere moralmente colorato da
quella negatività che è propria, invece, dei rapporti occasionali e
disimpegnati in cui non c'è nessun, o quasi, investimento personale.
Occorre
sempre tener presente che il male più grande è di fare l'amore
senza amore (inteso come condivisione, impegno di crescita, assumersi
la responsabilità dell'altro) e questo può avvenire tra i
fidanzati, ma anche tra gli sposi.
(Dal sito della pastorale giovanile della Diocesi di Vicenza)
Commenti
ci sono poche cose da chiedere l'un l'altro:1)Siamo consapevoli che il matrimonio è un "tirare insieme la carretta della vita"? 2)Siamo disposti serenamente ad invecchiare insieme? 3)Penso che "LUI" o "LEI" saranno dei buoni genitori dei nostri figli? ...Superato questo test, i due sono pronti anche per il rapporto sessuale e naturalmente per il matrimonio come sacramento ecc. Provare per credere...
È un peccato gravissimo ed abominevole innanzi a Dio ed agli uomini; avvilisce l’uomo alla condizione dei bruti, lo trascina a molti altri peccati e vizi, e provoca i più terribili castighi in questa vita e nell’altra." Cit. dal Catechismo Maggiore). Fine di qualsivoglia dissertazione.
E' ebreo\a ?
E tanto per chiarirci, le leggi della purità veterotestamentarie si riferivano ad atteggiamenti esterni da compiere in determinate circostanze (ad es. lavarsi fino ai gomiti prima di mangiare), abolite da NSGC. Parlavo ovviamente (farò finta di non notare la sottile ironia) di tutto ciò che concerne fornicazione e dintorni, ossia rapporti sessuali tra persone non sposate, che mai fu "liberalizzata" nella Nuova Alleanza e mai lo sarà. Se cercate delle scuse per farvi una chiavata pre-matrimoniale prendetevi le vostre responsabilità e apostatate, che sarebbe uno scandalo minore rispetto al farla passare come accettabile dal punto di vista della morale cattolica.
Ma la sessualità non si limita solo all'aspetto genitale ma come dice il Catechismo "esercita un'influenza su tutti gli aspetti della persona umana, nell'unità del suo corpo e della sua anima": credere di escluderla la dimensione sessuale (in senso esteso) dal fidanzamento è inumano. Poi ovviamente la sessualità in senso stretto (cioè la genitalità) deve esprimere un unione definitiva e per la vita ma per arrivarci è necessario un periodo di transizione e di passaggio graduale qual è il fidanzamento.
Poi è necessario distinguere , dal punto di vista pastorale, fra rapporti occasionali (che sono sempre immorali) e rapporti fra fidanzati che non possono sposarsi( che in certi casi possono essere scusati in virtù dell'epikeia).
Perchè mai "aggiornare" certi termini, quando le verità che vi stanno alle spalle sono immutabili?
"legati ad una visione della sessualità ridotta all'ambito procreativo"
Forse perchè è l'unico ambito in cui la sessualità assume un senso e ottiene uno scopo?
"come dice il Catechismo"
Se è per questo il CCC afferma anche che: 2353 La fornicazione è l'unione carnale tra un uomo e una donna liberi, al di fuori del matrimonio. Essa è gravemente contraria alla dignità delle persone e della sessualità umana naturalmente ordinata sia al bene degli sposi, sia alla generazione e all'educazione dei figli. Inoltre è un grave scandalo quando vi sia corruzione dei giovani.
"ma per arrivarci è necessario un periodo di transizione e di passaggio graduale qual è il fidanzamento."
= prima del matrimonio è bene che si "allenino" durante il fidanzamento con un rapporto di tanto in tanto? Spero di sbagliarmi, perchè non vorrei dover prendere atto che in un sito gestito da gente che si definisce cattolica si inneggi a violare il sesto.
"Poi è necessario distinguere fra rapporti occasionali (che sono sempre immorali) e rapporti fra fidanzati che non possono sposarsi( che in certi casi possono essere scusati in virtù dell'epikeia)."
Ma è così difficile insegnare a tener chiuse le gambe, invece di cercare improbabili scuse per giustificare una non-accettazione di base della morale cattolica?
La fornicazione è il rapporto sessuale fra due persone non sposate che non hanno preso voti (se no sarebbe "sacrilegio") né che sono minorenni( se no sarebbe "stupro" ) e che hanno rapporti sessuali "vaginali" (in caso contrario sarebbe "atto contro natura" ).
Questa, se non erro, è la distinzione "tradizionale".
I rapporti prematrimoniali rientrano male in questo schema e poi la "fornicatio" non dice niente della relazione di coppia concentrandosi solo sull'aspetto "procreativo" e ignorando quello personalista.
"Forse perché è l'unico ambito in cui la sessualità assume un senso e ottiene uno scopo?"
La finalità procreativa è una delle finalità delle sessualità; accanto ad essa ne esistono altre più specificamente umane come finalità spirituali, relazionali, ludiche, oblative etc.
"= prima del matrimonio è bene che si "allenino" durante il fidanzamento con un rapporto di tanto in tanto? "
Se abbracci, baci e coccole non sono intesi come pura ricerca di soddisfazione sessuale, ma come prova dell'accessibilità erotica del partner e come dimostrazione d'amore, non si possono respingere a priori.
Come regola per le forme di comportamento prematrimoniale dovrebbe valere che è significativa e permessa quel tanto di manifestazione di amore erotico-sessuale quanto effettivamente la persona è pronto a dare nel suo intimo.
"Ma è così difficile insegnare a tener chiuse le gambe, invece di cercare improbabili scuse per giustificare una non-accettazione di base della morale cattolica?"
Oggi l'età media dei matrimoni è sopra i 30 per la difficoltà di trovare un'occupazione stabile: pretendere l'astinenza da 14-16 anni a 30 anni per tutti è una richiesta utopica.
Servirà un'attenzione pastorale per saper distinguere fra vari casi e varie situazioni proponendo come obiettivo non tanto e non solo l'astinenza ma la capacità di creare relazioni d'amore solide e piene.
Il dovere di astenersi dai rapporti sessuali-genitali fuori dal matrimonio andrà bilanciata con altre esigenze e tenendo conto delle situazioni concrete.
Il fine ultimo deve essere quello di formare persone capaci di donarsi in modo totalizzante e definitivo alla persona che amano sul modello di Cristo e la Sua Chiesa in modo tale da diventare una sola carne con essa.
Nossignore. E' l'unico fine.
Si fa tanto appello all'accettazione dell'evoluzione biologica in ambito teologico e religioso per poi tradirlo. Ovviamente non mi oppongo affatto all'accettazione dato che è da Aristotele (passando per Tommaso) che si considera l'essere umano come 'forma intellettiva collocata in una forma animale in atto (realizzazione)' (Tommaso d'Aquino. Unità dell'intelletto contro gli averroisti, I, 44). Ma proprio rimanendo nella visione di 'animale + anima razionale' che si comprende la fallacia di chi sostiene che la sessualità sia non finalizzata solamente alla procreazione. Essa riguarda la parte 'animale' dell'essere umano con lo scopo essenzialmente di conservare la specie. Siccome non dipende in senso ontologico dalla forma intellettiva (che ha dentro di se anche la morale e la spiritualità) allora la sessualità ha come unico fine, appunto, di far proseguire la specie. E la morale sessuale si basa sul rispetto di questa finalità e di non utilizzare un mezzo (il sesso) come fine.
Sento parlare di petting, prova di amore, di escamotage per far passare il sesso prematrimoniale come moralmente accettabile. Ma siamo realisti, sono giovane anche io, secondo voi veramente alla gioventù di oggi interessa il sesso come compimento di amore o come semplice ricerca del piacere?
Conosco fin troppe persone che hanno dimostrato il solo desiderio di fornicare. Questo vostro sofismo è semplicemente surreale e non tiene conto che viviamo in una fase storico-culturale in cui il sesso è fondamentalmente una merce di scambio. Un 'do ut des'. Mi unisco all'anonimo: meglio scopare e fare peccato che sopprimere il peccato stesso. Almeno nel primo caso c'è un metro con cui misurarsi e chiedere perdono. Nel secondo caso tutto diventa lecito.
Non è affatto un odio sessuofobo, ma non è che astraendo la realtà delle cose che si riesce ad affrontare il problema. Non credo che sia una buona idea che la Chiesa si pieghi dal momento che occorre capire verso cosa. Siamo certi che la mentalità dominante è quella giusta? Sia moralmente accettabile? Abbia un senso? I compromessi sono inaccettabili dal momento che si rende complici di una mentalità che vede gli uomini e le donne come oggetto e non come soggetto.
Insomma, ribadisco, inutile sofismo.
Quando scopriremo la bellezza, l'importanza e la centralità del primato della coscienza sarà sempre troppo tardi.
testimonianze
http://www.cuoripuri.it/Testimonianze/index.html
I rapporti prematrimoniali impegnano tutto se stessi senza presupporre un unione piena e definitiva; il rapporto sessuale è per sua natura integrale e totale ma se a questa integralità e totalità non corrisponde un unione piena e altrettanto totale qual è il matrimonio, esso quindi è inganno, furto e contraddizione: c'è una contraddizione fra un atto che di unione totale e il suo significato che non è quello di un unione per la vita.
Non ci si può donare più volte totalmente a persone diverse senza contrarre unioni definitive; non a caso fornicazione e idolatria erano legate nel VT
"Oggi l'età media dei matrimoni è sopra i 30 per la difficoltà di trovare un'occupazione stabile: pretendere l'astinenza da 14-16 anni a 30 anni per tutti è una richiesta utopica."
A me sembra che modificare una legge di fronte alla difficoltà nel rispettarla (quindi in un ultima analisi alla debolezza intrinseca dell'uomo) sia poco realistico; adottando un simile ragionamento, cosa rimarrebbe moralmente illecito?
Per il resto, trovo che vi siano articoli sullo stesso argomento molto più formativi rispetto a questo, come ad esempio http://www.campariedemaistre.com/2012/07/castita-prematrimoniale-perche-la.html , oppure qualche considerazione a riguardo di Padre Angelo Bellon tipo questa http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=96
SACROSANTO!