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Visualizzazione dei post con l'etichetta Cristo

Gesù risuscitato, "primula" di partecipata risurrezione

Risurrezione e apparazioni di Cristo: una riflessione ancora viva nel pensiero teologico contemporaneo. Proviamo a tracciarne un primo percorso, stimolati da questo testo e da altri che ne seguiranno di differente orientamento. Rimarco che si tratta di un semplice spunto di riflessione e non di una posizione condivisa dal nostro blog. di Giuseppe Barbaglio  Ha insegnato presso la Facoltà teologica interregionale di Milano. Dirige per le Edizioni Dehoniane di Bologna le collane «La Bibbia nella storia» e (con R. Penna) «Scritti delle origini cristiane». in “Concilium” del 2006 – n. 5  Una lettura non ingenua dei testi del Nuovo Testamento esige di comprenderne il linguaggio metaforico familiarizzandosi in concreto con le metafore: risvegliare dal sonno della morte e rialzare da terra, innalzare colui che era disceso in basso, ascensione al cielo, apparizione, tomba vuota. La loro funzione è di comunicare realtà ed esperienze che vanno oltre al confine del nos

Che cosa rimane oggi della conferenza di Medellín?

di José Oscar Beozzo  La conferenza di Medellín nel 1968 - tre anni dopo il Concilio - ha avuto un impatto enorme non solo in America Latina ma in tutto il mondo. Dal documento finale dell’episcopato si evince un coraggio profetico che riassume il meglio del Concilio e che trova terreno fertile in questi luoghi. L'ingiustizia sociale e l’oppressione, che devastavano il continente latino-americano, prevalentemente cattolico, dal Messico al Rio Grande fino all’estremo sud, sono emerse con forza nel dibattito e nelle conclusioni di questa conferenza, risultando una ventata di novità nel modo di concepire l'evangelizzazione, la pastorale e la teologia. Nel documento Medellín, pertanto, si nota che alla parte povera della popolazione era già stato dato un ruolo centrale in quanto i vescovi avevano constatato che essa rappresentava la stragrande maggioranza della Chiesa latino-americana. E ciò avrebbe recato con sé conseguenze serie e inevitabili per il laicato. I laic

Evangelizzazione: la costituzione conciliare "Gaudium et spes" e Teilhard De Chardin

Di Rosino Gibellini Mezzo secolo fa, l’11 ottobre 1962, – dopo tre anni di laboriosa preparazione – iniziava la prima sessione del concilio Vaticano II, con un memorabile e coinvolgente discorso del papa Giovanni XXIII, Gaudet Mater Ecclesia– «La Santa Madre Chiesa gioisce» –, in cui dissentiva dai «profeti di sventura», e prospettava una chiesa che «vuole mostrarsi madre amorevole di tutti, benigna, paziente, piena di misericordia e di bontà». Nelle sue quattro sessioni (1962-1965) e con i suoi 16 documenti il Concilio ha operato una svolta dottrinale e pastorale, da una chiesa che si auto-definiva in termini giuridico-sociali di società gerarchicamente strutturata a una chiesa che, più biblicamente, si autocomprende come popolo di Dio e come comunione. Per l’ecclesiologia di comunione ogni membro è discepolo del Cristo, soggetto davanti a Dio, testimone del Vangelo.

Due nature ma una sola persona:la definizione dogmatica del Concilio di Calcedonia

Questo santo, grande e universale Sinodo, riunito per grazia di Dio e per volontà dei piissimi e cristianissimi imperatori nostri, gli augusti Valentiniano e Marciano, nella metropoli di Calcedonia in Bitinia, nel tempio della santa vincitrice e martire Eufemia, definisce quanto segue. Il signore e salvatore nostro Gesù Cristo, confermando ai suoi discepoli la conoscenza della fede, disse:  Vi do la mia pace; vi lascio la mia Pace , perché nessuno dissentisse dal suo prossimo nei dogmi della pietà, e fosse dimostrato vero l'annuncio della verità. E poiché il maligno non cessa di ostacolare, con la sua zizzania, il seme della pietà, e di trovare sempre qualche cosa di nuovo contro la verità, per questo Dio, come sempre, provvide al genere umano, e ispirò un grande zelo a questo nostro pio e fedelissimo imperatore, e chiamò a sé da ogni parte i capi del sacerdozio, affinché, con la grazia del signore di tutti noi, Cristo, allontanassero ogni peste di errore dalle pecore del Cri

Rinunciando al nostro Io dobbiamo generare in noi il Cristo

“ Un bimbo è nato in noi, un figlio ci è stato dato” (Is 9,6) Questa predica sulla triplice nascita di Dio insegna come dobbiamo raccogliere le tre forze della nostra anima e rinunziare alla nostra volontà. In questo giorno la santa cristianità celebra una triplice nascita, in cui ogni cristiano dovrebbe ricevere immensa gioia e giubilo interiore. E un uomo che non sperimentasse nulla in sé dovrebbe spaventarsi. La prima e più sublime nascita avviene nel momento in cui il Padre celeste genera il Figlio unigenito nell'essenza divina e nella distinzione della persona. La seconda nascita, che oggi viene appunto celebrata, è la vergine e pura fecondità materna. La terza nascita avviene quando Dio nasce, in modo vero e spirituale, ogni giorno ed ogni ora nell’anima buona.