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Le istanze umane assolutizzate chiamano “giusta” ogni guerra

  La guerra giusta ha una sua struttura distonica da un punto di vista psicologico. Per fare una guerra c’è bisogno di un motivo. Un motivo che spinga gli uomini ad affrontarsi fino al sacrificio della propria vita.  Il motivo è universale, inderogabile, semplice e diretto: L’individuo si deve sacrificare per il bene della patria, della sicurezza spirituale, della superiorità della razza, della superiorità del proprio nucleo sociale, per la ricchezza economica del regno, per la gloria del proprio drappo che mai deve cedere sul campo di battaglia. Il drappo, un pezzo di stoffa a cui una collettività ha affidato il proprio destino. Se si è pronti a cedere per un pezzo di stoffa allora la guerra può essere giusta e fruttifera per assurdo. La bandiera quindi richiede un minimo spargimento di sangue perché la patria si possa sedere al tavolo dei Giusti insieme alla Vittoria. Il senso reale sfugge perché potrebbe essere una logica con connotazioni deliranti. Eppure la Vittoria è citata anch

La guerra e il problema della coscienza: da Agostino a me

Nel corso dell’Era volgare, gli uomini hanno sempre cercato di dare una giustificazione alle operazioni militari anche se si professavano cristiani: crociate, guerre “sante”, lotte contro gli eretici. Quando ci professiamo seguaci del Principe della Pace, Gesù Cristo, e osserviamo gli stermini contro gli Albigesi ad opera di Innocenzo III e dei signori dell’Occitania, oppure a quell’immondo macello che fu la Guerra dei Trent’Anni tra protestanti e cattolici nel XVII secolo, è difficile no n rimanere indifferenti su quale fosse la consistenza della morale religiosa di coloro i quali, accedendo ai sacramenti e recitando il  Padre nostro , ordinavano di compiere dei veri e propri genocidi “in nome di Dio”. Non so a quale Dio si richiamavano, dal momento che  la violenza è stata condannata fermamente da Cristo   stesso all’inizio della Sua passione quando, rivolgendosi a Pietro che aveva estratto la spada ferendo il servo di Anna, lo rimproverò dicendogli: «Riponi la tua spada al suo posto

Sul blasfemo nell’arte contemporanea

«La dissacrazione è uno dei meccanismi di provocazione più utilizzati dall’arte contemporanea proprio perché va a intaccare il senso del sacro che ha radici profonde nell’umano e nella comunità» ( A. Crespi , Ars Attack. Il bluff del contemporaneo , Johan & Levi, Milano 2013, p. 38).   Nel cogliere un tratto distintivo dei filoni visivi attuali, Crespi diagnostica una deriva delle arti che consiste nel rigetto di princìpi che per secoli avevano colmato di senso e di valore l’orizzonte spirituale dell’uomo. Un simile j’accuse è alla base altresì del pensiero del francese Jean Clair, lucidamente esposto in “Critica della modernità” e, con maggior durezza, in “De Immundo”, ove si parla di «potenza profanatrice» dell’arte odierna (p. 30). Le idee di questi autori sono censorie o inficiate da pregiudizi? Se l’idea di Hans Sedlmayr, adombrata nel suo “Perdita del centro”, di una fine dell’arte, provocata dall’allontanamento dell’uomo da Dio, trascende una valutazione storico-artisti

La profanazione continua nel mondo post-simbolico

La nostra epoca viene da molti autori definita “post-secolare”, in quanto prenderebbe le mosse dalle profanazioni dei Miti del secolo scorso, senza costruirne di nuovi, ma utilizzando, per così dire, le macerie prodotte dalla secolarizzazione. Il Mito, e i simboli che ad esso alludono, non è più rivolto ad una comunità specifica, ma ad una massa informe di individui: i consumatori del mondo globalizzato.  Si  può osservare, tuttavia, una crescita costante della forza attiva dei miti, o per meglio dire, degli Immaginari, che, pur avendo breve durata rispetto al passato e trovandosi in contesti più che differenti rispetto all’originale, riescono a conservare un velo di nulla, come direbbe Sartre. Per fare un esempio dall’attualità politica potremmo riferirci all’uso mass-mediatico della canzone partigiana Bella Ciao , che, anche fuori dai temi dell’antifascismo, riesce comunque a com-muovere l’uditorio. La ritroviamo infatti con un testo diverso nelle piazze dei Fridays , nelle Serie tv

Video per Nipoti di Maritain 11: Omotransfobia, Concordato, IRC

Sul nostro canale youtube il direttore Piotr invita a inviare brevi articoli per il numero 11 della rivista di Nipoti di Maritain: La call for papers è ancora aperta! Chi avesse la necessità di più tempo può contattarci. Per tutte le informazioni necessarie:  qui .

Call for Papers n. 11: Omotransfobia, Concordato, IRC

Cari amici,  Nipoti di Maritain apre una nuova call for papers per il numero 11 della nostra Rivista. Di seguito i tre quesiti: Ambito etico/morale : «  Il Catechismo della Chiesa Cattolica chiede di evitare “ogni marchio di ingiusta discriminazione” verso le persone omosessuali. Ma le vittime di omofobia, bifobia e transfobia stanno davvero a cuore ai cattolici? Quale impegno è necessario per superare discriminazioni e violenze?  » Ambito politico/sociale : «  A distanza di quasi un secolo dai Patti Lateranensi e di oltre trent’anni dagli Accordi di Villa Madama, quali sono stati i benefici e le problematiche del regime concordatario? Si possono porre le relazioni tra Santa Sede e Repubblica Italiana su basi diverse?  » Ambito pastorale/ecclesiale : «  Insegnamento della Religione Cattolica nella scuola italiana: come abolirlo, modificarlo o difenderlo?  » Accettiamo brevi interventi di risposta di massimo 1000 parole (meno di due pagine) da  farci pervenire all’indirizzo inipotidimar

Presentazione YouTube "Riattivare il Gesù storico - Nipoti di Maritain 10" venerdì 4 giugno 2021

Venerdì 4 giugno 2021 alle ore 21 Nipoti di Maritain ha presentato " Riattivare il Gesù storico " con Alberto Rezzi di Effatà Editrice, sul canale YouTube dell'editrice che ha pubblicato questo ultimo nostro volume.  Trovate qui l'indice del libro , che contiene preziose interviste ai maggiori esperti internazionali e contributi di molti appassionati studiosi.