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Visualizzazione dei post con l'etichetta teoria gender

Nipoti di Maritain n. 05 è online!

Abbiamo pubblicato il  quinto numero  di Nipoti di Maritain.  L’ editoriale  del direttore Piotr Zygulski rivela una trama che attraversa i tre temi della pubblicazione: teologia queer , verità e ideologia , tradizione . Insomma, si cerca  una chiave per  poter pungolare la teologia, anche  in modo sfacciatamente  queer con  funzione anti-idolatrica,  senza tuttavia  sbandare dalla  verità cristiana.  Quando non si parlava di queer si parlava di eccedenza; gli amici musulmani preferiscono dire che Dio è il più grande e che quindi non si lascia mai completamente imbrigliare nei nostri schemi concettuali. E che quindi anche l'approccio queer deve aprirsi a sua volta alla sorpresa, a qualcosa che lo spiazzi per evitare che si possa tramutare in ideologia, quella che alcuni paventano come ideologia gender , spesso senza (far) capire che cosa  sia  precisamente.   Al contempo ricordiamo,  con S.Giovanni XXIII, che la tradizione  «è il progresso che è stato fatto  ieri, come il

Spunti per un dialogo con la teologia queer

Questo articolo nasce per rispondere ad uno stimolo proveniente dalla redazione di Nipoti di Maritain . Allorché ho letto che si cercavano contributi p er il numero successivo della rivista, dedicata alle teologie queer , dovetti confessare a me stesso di non conoscere affatto questo filone della teologia contemporanea. Queer per me era solo un aggettivo sentito per la prima volta ai corsi di filosofia morale della mia università dove ero stato introdotto alla filosofia di Judith Butler in chiave critica da un docente di formazione tomista, il mio maestro Carmelo Vigna. Questa filosofa era nota ai più come colei che voleva liquefare i generi sessuali nella specie umana, l’idea dunque di poter applicare l’aggettivo queer a Dio mi pareva inusuale e non del tutto perspicua. In che senso Dio poteva essere queer , ossia non un ente senza sesso come insegna la metafisica tomista, bensì di genere fluido? Decisi di colmare le mie lacune leggendo quello che, dopo alcune recensioni trov

Una riforma a metà

di Lorenzo Banducci Oggi diamo spazio all’amico Gioele Anni, segretario nazionale del Movimento Studenti di Azione Cattolica, che, rispondendo ad alcune mie domande, ci parla del ddl “La buona scuola” da poco approvato dal Parlamento e che si propone di riformare la scuola italiana.   Per prima cosa, ci tengo a ringraziare i Nipoti di Maritain per questo spazio di dialogo. Per me è l’occasione di fare sintesi dopo un anno in fibrillazione tra incontri, letture e discussioni sulla “Buona scuola”. Dalla consultazione pubblica di settembre alla discussa approvazione di luglio, è successo praticamente di tutto: progetti, annunci, smentite, contestazioni, prove di forza politiche. Un anno in cui i ragazzi del Msac si sono informati, hanno proposto assemblee nelle scuole, si sono mobilitati per migliorare la riforma pur senza scioperare. Un anno in cui, a Roma, noi responsabili abbiamo avuto modo di incontrare ministri e parlamentari, siamo stati a Palazzo Chigi con Boschi, Madi

In dialogo su "il gioco del rispetto". E' questo il famoso "gender" nemico dell'educazione?

Siamo venuti a conoscenza in questi ultimi giorni di un progetto che ha preso piede nella regione Friuli all’interno di alcune scuole. Si tratta de “il gioco del rispetto. Un’attività che, secondo le autrici, avrebbe come scopo quello di formare insegnanti e bambini sul tema dell’educazione e del rispetto di genere. Ci ha molto colpito tale progetto, perché su alcuni media ha scatenato un dibattito importante con interpretazioni opposte a seconda di chi forniva il proprio punto di vista. Vi forniamo qua due esempi: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/12/trieste-allasilo-gioco-per-i-media-lezioni-porno/1499660/ http://it.radiovaticana.va/news/2015/06/15/padre_denuncia_indottrinamento_gender_in_scuola_a_trieste/115149   Per aiutarci nella comprensione, anche in vista della manifestazione del 20 giugno a Roma che si pone in contrasto anche a iniziative come questa, abbiamo provato a dialogare direttamente con le autrici nella speranza che il dibattito che ne emerge po