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Il senso dell'umano

È una riflessione amara quella che mi spinge a scrivere mentre il mese di agosto - e, con esso, la parte più rovente dell’estate - se ne è andato.
È stata una stagione densa di accadimenti nazionali e internazionali e in questo marasma di sangue, incertezza e morte che ci circondava, il nostro Paese è andato avanti grazie alla sua inesauribile bellezza e alla sua straordinaria forza.
Il pensiero che mi ha distolto dalla rilassatezza pacifica di questi giorni “persi in pigrizia”, come direbbe Guccini, scaturisce da una domanda: esiste ancora il senso dell’umano?
Mi pongo questa domanda davanti a una serie di fatti e di avvenimenti che sono accaduti in queste settimane e che proverò qui a mettere in ordine cronologico e più ordinato possibile.
1.    La prima vicenda è sicuramente quella riguardante la legislazione del governo sulle ONG e il dibattito diffuso sui media nazionali. Ezio Mauro su Repubblica ha dato una definizione tanto inquietante quanto veritiera di questo fenomeno: “inversione morale”. Sempre secondo il giornalista “non potendo fermare le vittime prima che partano dai loro Paesi e non riuscendo a colpire i carnefici, cioè gli scafisti, si criminalizzano i soccorritori, che salvano chi sta morendo in mare.” Attaccare le organizzazioni non governative facendo contro di esse una campagna mediatica così forte solo perché su alcune vi sono dubbi di legalità si tratta decisamente di un colpo basso capace davvero di invertire le coscienze della gente. Chi aiuterà i soccorritori se anche essi, nell’immaginario collettivo, sono messi alla stregua dei peggiori criminali?
2.    Il secondo episodio è quello riguardante l’attentato di Barcellona. E’ triste notare come il nostro mondo occidentale si stia inesorabilmente abituando a questo tipo di situazione. Cominciano a diventare tante, troppe le città colpite da questo terrorismo di matrice islamica che veramente non guarda in faccia alle persone e si allontana così terribilmente dal senso dell’umano. L’istituzione di una procura anti-terrorismo e di una intelligence unica europea - ipotesi al vaglio ma ancora comunque lontane dall’essere realizzate – hanno il merito di provare a dare una maggiore sicurezza ai cittadini. La realtà, a mio avviso, è che anche nelle soluzioni proposte si sta smarrendo il contatto con le persone. Ci vorrebbe più coraggio nel porsi in relazione, all’interno delle nostre città, con i nostri fratelli di religione islamica affinché ci aiutino in modo concreto ad isolare coloro che hanno idee estremiste o pericolose. Il dialogo con l’Islam già radicato in Occidente è davvero la chiave di un cambiamento e di un passaggio culturale dal quale dobbiamo necessariamente passare per sconfiggere questo tipo di terrorismo. Non è una battaglia che si vince a suon di bombe in Siria o con arresti nelle nostre città. La vittoria la otterremo nel tempo, con la pazienza delle generazioni che abbiamo il dovere di educare bene. Di educare a mettere al centro l’uomo.
3.    Il terzo fatto che mi ha spinto in questa riflessione amara riguarda il tema del linguaggio adottato dalla classe politica per commentare notizie e per lanciare slogan. In questo aspetto a mio avviso si vede maggiormente la perdita di senso dell’umano che tanto mi ha colpito in queste settimane.
Sto pensando nello specifico ai vari Matteo Salvini che, dopo l’attentato di Barcellona, si erge a giudice supremo twittando: “preghiere, minuti di silenzio e gessetti colorati non bastano più! Schiacciare questi vermi, senza pietà.” O che ancora qualche settimana dopo attaccava in modo violento un prete pistoiese che aveva fatto alcune foto con ragazzi migranti in piscina. Don Biancalani, il prete in questione, è stato anche minacciato da Forza Nuova scatenando una serie di reazioni da parte di associazioni cattoliche della Toscana e dai vescovi della Regione.
Non è stato da meno, ahimè, il mese scorso Matteo Renzi che parlava di “aiutarli a casa loro” riferendosi ai migranti. Usando una retorica non appartenente in modo tradizionale al mondo della sinistra e provando a inseguire anche lui la destra su quel terreno: quello dell’individualismo.
L’imbarbarimento del dibattito politico, senza entrare nel merito dei contenuti esposti dalle varie forze sopra citate, è indice di un decadimento molto forte che ci fa apparire sempre più con chiarezza l’allontanamento della nostra classe dirigente dalle persone reali. Quando si svilisce il ruolo della preghiera o si parla di persone come di “vermi da schiacciare” – per quanto possano essere terribili gli atti da essi compiuti come ha fatto Salvini. Quando si parla di “aiutarli a casa loro” dimenticando che “casa loro” l’abbiamo depredata noi e che loro non l’hanno scelta ma ci sono casualmente nati come ha fatto Renzi. Quando i politici parlano dimenticando le persone, perdendo il senso dell’umano, ma solo inseguendo il consenso elettorale siamo di fronte a una sconfitta culturale ed educativa che interessa ciascuno di noi a tutti i livelli.
4.    Il quarto episodio è quello più recente e riguarda le scene di guerriglia urbana vissute a Roma lo scorso 24 agosto in cui gli agenti della polizia per allontanare degli occupanti di nazionalità eritrea da un palazzo in via Curtatone hanno usato la forza e gli idranti. Immagini anche queste che insieme alle ramblas di Barcellona nel caos dopo l’attacco terroristico o a quelle delle navi migranti che attraversano quotidianamente il nostro Mediterraneo ci consegnano questa visione desolante del nostro continente nel quale ancora si acquistano calciatori per 220 milioni di euro e dove le persone conducono normalmente le loro vite interrogandosi molto poco su ciò che le circonda.

Ho paura anche io di abituarmi a questa nuova “normalità” nella quale, come poteva avvenire nella Belle Epoque del secolo scorso, le luci e la musica annebbiano la vista e distolgono dall’essenziale e dai problemi reali.
Dov’è allora il senso dell’umano in tutto questo?

Ritornando all’ultimo episodio citato, quello degli scontri a Roma, ha avuto molto eco e ha colpito anche me l’immagine del poliziotto che prova a consolare la donna eritrea, ma che soprattutto la guarda in faccia, con la visiera sollevata, da pari a pari, da persona a persona. In questo piccolo sguardo e in quel tenero momento sta ancora la speranza che il senso dell’umano, che sembrava smarrito nelle vicende della nostra attualità estiva, sia ancora recuperabile. L’uomo come essere creato a immagine e somiglianza di Dio ha ancora bisogno, come in ogni tempo, di recuperare la propria sacralità, di essere guardato e consolato. L’uomo ha ancora necessità di relazione e di amore, specie nelle situazioni di fragilità e debolezza. L’uomo deve essere messo al centro di qualsiasi programma di natura politica, culturale, aziendale ed educativa. Abbiamo il dovere di non dimenticare mai tale concetto e di vegliare affinché sia sempre applicato.

Lorenzo Banducci

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