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Commento al vangelo XXV Domenica Tempo Ordinario B: Mc 9,30-37

Il trionfalismo è una tentazione grave e continua per la Chiesa; il vangelo di questa Domenica ci aiuta ad affrontare questo pericolo. L'insegnamento è quello del servo sofferente: l'eletto da Dio non si godrà i lussi della vita in santa pace, ma patirà molti tormenti, dicono i Profeti. Accetti di stare dalla parte del debole, dell'innocente violentato, del giusto condannato a una morte infamante? Magari i discepoli il Primo Testamento lo avevano pure letto, ma non capivano. Cioè, non lo accettavano. Ecco che da questa tentazione scaturiscono il carrierismo, il leccaculismo e il clericalismo: si iniziano a creare gerarchie e onori vari per prendere parte al trionfo mondano. Si vuol stare vicini fisicamente a un uomo per godere della sua attenzione, raccomandazione e fama, senza scomodarsi troppo. Mentre Gesù che fa? Un gesto eloquente: prende non un discepolo, ma un bambino - allora valevano meno di niente - e lo pone al centro. La periferia dell'umano viene riqualificata, trasfigurata e risorta. Chi si credeva al centro si ritrova periferico. Viene ribaltata la logica del potere. Lo scarto - Gesù stesso sarà considerato un robo da sopprimere - è abbracciato da Dio con uno sguardo privilegiato. La Risurrezione è questa: non è né un discorso di zombie né di allucinazione mentale, ma è un corpo, una persona, un'esistenza concretissima che dall'emarginazione diventa il cuore pulsante dell'universo. Ogni volta che rovesciamo le gerarchie di potere umano accogliamo quel Dio che si rivela soprattutto nell'ultimo. La nostra vicinanza a Dio si misura allora con la nostra relazione di autentico servizio consacrato a quell'ultimo. Che, destinatario speciale dell'affetto paterno, è stato reso primo per amore dell'Unico Dio, il Più Grande, dicono gli amici musulmani: nessuno è più grande di lui, nessuno è più grande del fratello che abbraccia. Seguire Gesù significa moltiplicare quell'abbraccio divino sulla terra. A partire da coloro che subivano abusi sessuali, di coscienza e di potere da parte di chi evidentemente rifiutava la logica di Gesù. Anche se giravano con collarini di purezza in vista sulla talare, non per sporcarsela nel servizio disinteressato, ma bella ordinata per rassicurare gli altri e loro stessi di essere candidamente più vicini a Dio, quando la coscienza gridava che non lo erano affatto.

Domenica 23 settembre 2018
+ Dal Vangelo secondo Marco
Mc 9,30-37
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

commento a cura di Piotr Zygulski

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