L’insegnamento della religione nella scuola italiana presenta diverse criticità che è giusto riconoscere per amor del vero, nonostante spesso provengano da ambienti accecati dall’odio anti-cattolico. Prima di tutto, si tratta di una materia esplicitamente confessionale: non a caso, si parla addirittura di “religione cattolica” quasi il cattolicesimo non fosse una confessione cristiana ma una religione a sé stante. Inoltre l’intesa fra Ministero della Pubblica Istruzione e la Conferenza Episcopale Italiana del 1985 stabilisce che «L’Insegnamento della Religione Cattolica è impartito da insegnanti in possesso di idoneità riconosciuta dall’ordinario diocesano (il Vescovo) e da esso non revocata, nominati, d’intesa con l’ordinario diocesano, dalle competenti autorità scolastiche ai sensi della normativa statale»: com’è evidente, questo fatto compromette l’autonomia e la laicità della scuola italiana assoggettando la nomina di alcuni docenti ad un’autorità extrastatale che potrebbe ritirare
Debitori a Voltaire per la tolleranza, debitori a Lutero per il non conformismo.