Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta guerra giusta

Forse giusta, ma mai santa: la guerra è profana

In risposta all’affermazione «la guerra nazionale spagnola è una guerra santa, e la più santa che la storia abbia mai conosciuto», Jacques Maritain nel 1937 ha prodotto uno scritto di altissimo valore morale e politico dal titolo “Sulla guerra santa”. In queste pagine il filosofo cattolico mette a fuoco la propria posizione di fronte al conflitto che stava interessando la Spagna. Dopo la vittoria elettorale del Fronte Popolare nel 1936, la rivolta militare organizzata in Marocco dal generale Francisco Franco aveva dato il via a una atroce guerra civile. L’affermazione iniziale, criticata da Maritain e pronunciata dai gesuiti spagnoli, risultava giustificata – secondo loro – affermando che in tale guerra fosse in gioco l’esistenza stessa d’ogni religione, naturale o positiva, e il fondamento naturale della società. La guerra civile spagnola veniva dunque definita dai mezzi di propaganda come una guerra “santa” . Come tale era combattuta anche da persone che dal resto d’Europa partivan

Solo la pace è giusta

Il tema della  guerra giusta  attraversa i secoli della cristianità. Emerso dalle riflessioni di Agostino nel V secolo, giunge ai nostri tempi difficili; la teologia ne ha sviluppato numerosi nodi, ma oggi urge ribadire la centralità del Vangelo del Cristo, esortando persone, politica e popoli a vedere con occhi nuovi l’impianto dei rapporti internazionali. La legittimazione morale della guerra rimane un’esigenza sentita con forza dalla politica e dai governi; tale legittimazione viene spesso ricercata nella religione, alla quale il potere temporale chiede una benedizione più o meno formale, comunque capace di lavare le coscienze. La Chiesa non può più offrire sponde a queste richieste. La guerra giusta stride con la comprensione che abbiamo oggi della Rivelazione : il Vangelo si centra sull’amore fraterno, un amore che è modello sia per i rapporti tra le persone, sia per quelli tra i popoli. L’enciclica di Giovanni XXIII Pacem in terris , rivolta a tutti gli uomini di buona volontà

La guerra giusta di quarta generazione

La guerra è un fenomeno antico almeno come l’uomo, se non di più (si pensi al conflitto tra gli scimpanzé del Parco Nazionale di Gombe, osservato dalla primatologa Jane Goodall), e quasi altrettanto antica è l’idea di normare e regolamentare anche questo fenomeno. Nelle civiltà antiche (particolarmente conosciuto e vicino a noi è il caso romano), le operazioni di guerra erano generalmente sottoposte a un complesso sistema di riti religiosi, volte a scongiurarne gli effetti spirituali negativi ed assicurarsi il favore delle divinità. Allo stesso modo, il tema era affrontato e discusso da trattati filosofici (es. il  De Officiis  di Cicerone) e poemi sapienziali (es. la  Bhagavad Gita ). In ambito cattolico, la discussione s’innesta su quella degli autori latini e greci, e trova i suoi classici di riferimento nella Civitas Dei di S. Agostino e nella Summa Theologica di S. Tommaso, dal quale prende l’avvio una vera e propria coerente teoria della guerra giusta. I suoi principi fondament

Le istanze umane assolutizzate chiamano “giusta” ogni guerra

  La guerra giusta ha una sua struttura distonica da un punto di vista psicologico. Per fare una guerra c’è bisogno di un motivo. Un motivo che spinga gli uomini ad affrontarsi fino al sacrificio della propria vita.  Il motivo è universale, inderogabile, semplice e diretto: L’individuo si deve sacrificare per il bene della patria, della sicurezza spirituale, della superiorità della razza, della superiorità del proprio nucleo sociale, per la ricchezza economica del regno, per la gloria del proprio drappo che mai deve cedere sul campo di battaglia. Il drappo, un pezzo di stoffa a cui una collettività ha affidato il proprio destino. Se si è pronti a cedere per un pezzo di stoffa allora la guerra può essere giusta e fruttifera per assurdo. La bandiera quindi richiede un minimo spargimento di sangue perché la patria si possa sedere al tavolo dei Giusti insieme alla Vittoria. Il senso reale sfugge perché potrebbe essere una logica con connotazioni deliranti. Eppure la Vittoria è citata anch

La guerra e il problema della coscienza: da Agostino a me

Nel corso dell’Era volgare, gli uomini hanno sempre cercato di dare una giustificazione alle operazioni militari anche se si professavano cristiani: crociate, guerre “sante”, lotte contro gli eretici. Quando ci professiamo seguaci del Principe della Pace, Gesù Cristo, e osserviamo gli stermini contro gli Albigesi ad opera di Innocenzo III e dei signori dell’Occitania, oppure a quell’immondo macello che fu la Guerra dei Trent’Anni tra protestanti e cattolici nel XVII secolo, è difficile no n rimanere indifferenti su quale fosse la consistenza della morale religiosa di coloro i quali, accedendo ai sacramenti e recitando il  Padre nostro , ordinavano di compiere dei veri e propri genocidi “in nome di Dio”. Non so a quale Dio si richiamavano, dal momento che  la violenza è stata condannata fermamente da Cristo   stesso all’inizio della Sua passione quando, rivolgendosi a Pietro che aveva estratto la spada ferendo il servo di Anna, lo rimproverò dicendogli: «Riponi la tua spada al suo posto

Pubblicato Nipoti di Maritain n. 08 (novembre 2019)

Ecco a voi finalmente e gratuitamente sfogliabile online l'ottavo numero di Nipoti di Maritain! Si parla di guerra giusta , cristiani in politica , Tommaso d'Aquino alla Chiesa d'oggi , con un'intervista esclusiva al teologo di fama internazionale monsignor Inos Biffi , insignito del Premio Ratzinger nel 2016. L'editoriale questa volta è a firma di Giovanni Francesco Piccinno. Articoli di: Lorenzo Banducci, Niccolò Bonetti, Andrea Bosio, don Michele Di Gioia, Immacolata Giuliani, Rocco Gumina, Daniele Laganà, Mattia Lusetti, Francesco Macinanti, Fabrizio Mignacca, Giovanni Francesco Piccinno, Filomena Piccolantonio, Christian Alberto Polli, Giuseppe Saggese, Antonio Tucci, Andrea Virga, Piotr Zygulski ➡️ https://issuu.com/nipotidimaritain/docs/nipoti_08 Un grazie speciale al nostro grafico Gianni Oderda

Guerra e magistero

di Niccolò Bonetti Presso taluni ambienti cattolici è invalsa la tesi che sia lecito ricorrere alla guerra per risolvere gravi contrasti di interessi fra stati sovrani  purché  esista una proporzione fra offesa e reazione e  purché  siano esaurite le vie diplomatiche.   Ora, questa tesi non è più conforme al magistero contemporaneo che definisce la guerra una sciagura e una tragedia senza se e senza ma: “riesce quasi impossibile pensare che nell'era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia “( Giovanni XXIII ) , inoltre essa “non rappresenta mai un mezzo idoneo per risolvere i problemi che sorgono tra le Nazioni, non lo è mai stato e mai lo sarà “ .(Giovanni Paolo II). 

Scoppi la pace; mai più la guerra!

di Papa Francesco Quest’oggi, cari fratelli e sorelle, vorrei farmi interprete del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescente: è il grido della pace! E’ il grido che dice con forza: vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra! La pace è un dono troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato.

Guerre giuste e ingiuste

Professor Walzer, il dibattito sulla guerra giusta affonda le proprie radici nei classici della filosofia morale e politica. Può descriverci a grandi linee la concezione classica della guerra giusta?  La riflessione sulla guerra giusta, ripresa negli Stati Uniti in occasione della guerra nel Vietnam, risale a molto tempo addietro ed appare in forme e linguaggi differenti in ogni cultura complessa. La concezione classica è quella cattolica medioevale originatasi dalla cosiddetta «teologia morale» . Essa si indirizza all'esperienza di coloro che, essendo impegnati nella guerra in qualità di leader politici o di soldati, sono costretti a prendere continuamente delle decisioni e a cercare una auto-giustificazione morale. Nessun leader politico, infatti, può mandare dei giovani ad uccidere ed essere uccisi, senza fornire loro delle ragioni morali, senza assicurarli che agiscono per una giusta causa . Queste argomentazioni, che potranno forse apparire ipocrite, si fondano