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Commento al vangelo 4 luglio 2018: Mt 8,28-34

Ciò che fa impressione oggi è che i due indemoniati fanno proprio tutto da soli. Talmente soli che sarebbe un solo indemoniato, diviso in due. Escono da quei morti che vivono tra i morti, gli vanno incontro furiosi, gridano. Lo riconoscono come Figlio di Dio, qualcuno con cui non hanno alcuna cosa in comune. Se lo dicono loro, però, badate. Nessun legame vogliono avere con lui. Lo aspettavano, ma se l'erano presa comoda perché pensavano di avere più tempo. Quello di Gesù invece urge, è già qui, siamo in questi ultimi tempi. Sempre da soli, i due indemoniati chiedono che, se Lui li scaccia, di mandarli nella mandria di porci. Lo scongiurano, vogliono entrare nell'infedeltà. Qualcuno si aspetterebbe un Gesù che inizia a declamare qualche formulona, potentissima, in latino, come nei film, e invece no. Neppure li scaccia. Semplicemente li lascia liberi: andate! Lo stesso invito missionario che fa a noi, nelle ultime righe del vangelo: andate! La reazione all'avvicinarsi di Ges...

Commento al vangelo 3 luglio 2018 - S. Tommaso apostolo: Gv 20,24-29

Giovanni Gasparro, L'incredulità di Tommaso, 2010 L'apostolo Tommaso, che porta il soprannome di "gemello" perché così simile a noi, nel momento della Resurrezione di Gesù in mezzo ai discepoli chiusi nel cenacolo, non era con loro. Quindi non ha fatto in unità con loro l'esperienza della vita che irrompe nella comune paura. Tommaso fa fatica da solo ad ascoltare i discepoli che gli raccontano quanto hanno vissuto. Non fa penetrare la loro Parola, che è testimonianza di Resurrezione. Non gli basta ascoltare e neppure vedere la gioia di Gesù Risorto in mezzo a loro: vuole proprio farne lui esperienza, vuole risorgere anche lui, vuole che le piaghe del Crocifisso siano riaperte pure per lui e per tutti. Dovrà però attendere otto giorni; la domenica dopo, nonostante tutto, va a "Messa" assieme agli altri e, nel cenacolo ancora sprangato  –  forse le vite dei discepoli non erano poi cambiate così tanto... – Gesù si manifesta nuovamente in mezzo. Si fa ...

Commento al vangelo 2 luglio 2018: Mt 8,18-22

All'esperto delle Sacre Scritture (scriba) che lo riconosce come Maestro e gli dice, con coraggio, che lo seguirà dovunque vada, Gesù di fatto spiega che non ha un tour programmato, né in cielo né in terra, andrà ovunque e da nessuna parte. E invita a seguirlo, nonostante non abbia la sicurezza di un luogo: impariamo a perdere questo appoggio e a fidarci di chi ci accompagna. Anche io preferisco programmare ogni cosa da fare: a pranzo mangio lì, poi visito quel posto, poi quell'albergo che ho prenotato... invece quando sono ospite degli altri che mi invitano a seguirli, devo lasciare che la mano mia sia condotta da loro e non preoccuparmi se non mi dicono in anticipo dove dormirò. Alla peggio resteremo all'aperto, in spiaggia o su un prato, ma con quell'amica o amico accanto... se impariamo a fare questa esperienza destabilizzante (e mi vengono in mente alcune avventure che ho vissuto) più facilmente potremmo seguire Gesù che non ci dice dove, ma ci offre la sicurezza...

Commento al vangelo XIII Domenica Tempo Ordinario B: Mc 5,21-43

Due donne, due disperazioni, due impurità, due guarigioni, e poi la folla e il ricorrente numero 12, che indica la totalità. È un intarsio di attività e passività, il vangelo di questa Domenica. La cornice è un padre, un religioso, che chiede a Gesù di imporre le mani a sua figlia agonizzante per guarirla. Lui accetta la proposta. Chiede al padre di continuare ad avere fede, nonostante il tempo che sembrava ormai perduto. Gesù va al suo talamo, dice il suo sì, prende la mano davanti ad alcuni testimoni... di fatto è come se la sposasse, proprio assumendosi attivamente l'impurità della sua morte. La chiama ad una relazione speciale con sé. Infine, nello stupore, un po' ironicamente, raccomanda a quelli che la credevano morta di farle un banchetto. Al centro dell'intarsio una donna, laica, sola, frustrata per le molte, asettiche, visite mediche che l'hanno spremuta economicamente senza guarirla. Forse perché nessuno l'ha mai riconosciuta come donna, mentre per tut...

Call for papers - Nipoti di Maritain 7

Cari Amici, ecco la call for papers per il numero 7 della rivista di  Nipoti di Maritain - ISSN 2531-7040. Il dibattito riguarderà tre quesiti: Ambito etico/morale : « È possibile mentire ?   » Ambito politico/sociale : « La democrazia è davvero in crisi?   » Ambito pastorale/ecclesiale : « Come affrontare l'analfabetismo religioso ?  » Accettiamo interventi di risposta di massimo 1000 parole da  farci pervenire all’indirizzo inipotidimaritain6@gmail.com entro  il 15 settembre 2018 . da comunicare entro il 30 settembre la disponibilità, può essere concessa proroga di alcune settimane per la stesura.

Commento al vangelo 26 e 27 giugno 2018: Mt 7,6.12-14 e Mt 7,15-20

Più è vasta la misericordia, più è stretta la via. Sembra una contraddizione, sembra un paradosso, e forse lo è. Ma Gesù ci invita a vivere questa tensione aggrappandoci tra i due cardini: impegno serio individuale e universale spalancarsi dell’amore. Tutto quanto. E quella porta, di fatto, è Cristo stesso, come dice il quarto vangelo in modo teologico. Qui invece Matteo lo spiega in veste “etica”. La massa  –  non da intendersi in senso statistico, bensì esortativo  –  infatti tende a pressare, a schiacciare, a sopraffare; vaga senza guida, senza pensare se non al proprio tornaconto immediato: va tutta insieme, obesa di indifferenza, cieca perché incapace di vedere l’altro e l’altra porta; che eppure è presente, ma sono pochi quelli che la cercano, pochi quelli che la trovano. Così si compie il paradosso: la massa si lascia trascinare dall’egoismo e percorre una via senza uscita; il singolo che, attratto dall'amore di Gesù, individua la porta stretta prende resp...

Commento al vangelo 23 giugno 2018: Mt 6,24-34

La ricchezza delle relazioni è inversamente proporzionale al peso che diamo alla ricchezza economica. Non dobbiamo preoccuparci del futuro ma neppure fregarcene: basta occuparci, ora, di quello che facciamo e viviamo. Come si diceva ieri, siamo noi a decidere dove collochiamo il nostro tesoro, dove depositiamo le nostre ricchezze: o tesaurizzandole nei beni materiali o ridonandole al cuore di Dio e dei fratelli, dal quale tali ricchezze provengono e nel quale abbiamo l'opportunità di abitare per sempre. È una banca sempre aperta che non fa mai bancarotta; puoi attingervi però solo se non sei "cliente" ma figlio. Questo è il vero discrimine: o sei figlio che accoglie il necessario appartenendo al Padre, o accumuli tutto per possedere sempre più, lacerandoti per esaurirti nelle divisioni inutili (questo è il significato di affanno) alle quali finisci per appartenere. E la via per entrare in Dio, ci mostra Gesù, è la prima: spogliarsi per accogliere, ricevere, respirare, qu...