Più è vasta la misericordia, più è stretta la via. Sembra una contraddizione, sembra un paradosso, e forse lo è. Ma Gesù ci invita a vivere questa tensione aggrappandoci tra i due cardini: impegno serio individuale e universale spalancarsi dell’amore. Tutto quanto. E quella porta, di fatto, è Cristo stesso, come dice il quarto vangelo in modo teologico. Qui invece Matteo lo spiega in veste “etica”. La massa – non da intendersi in senso statistico, bensì esortativo – infatti tende a pressare, a schiacciare, a sopraffare; vaga senza guida, senza pensare se non al proprio tornaconto immediato: va tutta insieme, obesa di indifferenza, cieca perché incapace di vedere l’altro e l’altra porta; che eppure è presente, ma sono pochi quelli che la cercano, pochi quelli che la trovano. Così si compie il paradosso: la massa si lascia trascinare dall’egoismo e percorre una via senza uscita; il singolo che, attratto dall'amore di Gesù, individua la porta stretta prende responsabilmente la decisione di abbassarsi, come un bambino, e di proseguire su quella via che sboccia nella vita di Cristo, in Cristo.
Se le due porte (larga e stretta) erano un avvertimento a proposito delle scelte che facciamo nel mondo, oggi si fa un passo in avanti nel discernere i nemici nascosti anche all’interno delle chiese: i due alberi, i veri e i falsi profeti. Come sono questi falsi profeti? Innanzitutto spesso si vestono da pecore, anche se non lo sono. Non si mostrano lupi cattivi, ma pecore. Le scimmiottano. Oggi va di moda ripetere le parole di Papa Francesco – anche quelle sull’“odore di pecora” che deve avere il pastore – ma quanti le vivono sino in fondo? Quanti davvero puzzano di pecora e ascoltano sino in fondo, sino all’ultimo dei (non) fedeli? L’ipocrisia è dilagante, dai cardinali in giù. Attenzione quindi ai falsi profeti, perché con il predicare bene e razzolare male – senza avere la decenza di chiedere sinceramente perdono – sono più dannosi dei lupi che si mostrano come tali, perlomeno senza citar madonne e santi. Geremia ed Ezechiele dicono che i falsi profeti si riempiono la bocca parlando, in tempo di guerra, di “pace” – oggi magari anche di “migranti” – ma in fondo se ne fregano; dicono di voler “abbattere i muri”, ma creano divisioni ancora peggiori. Abbiamo però un aiuto, che ci fornisce Gesù: guardare ai frutti, a quello che fanno unitariamente a ciò che predicano, alle conversioni vere e soprattutto libere che fioriscono al loro passaggio. Alla castità della loro vita, tutta intera, insomma: accarezzano con delicatezza oppure arraffano? Proviamo a pensare a quanta libertà ci ha donato il nostro Dio della castità, che si è fatto silenzio impercettibile: persino la libertà di metterlo a morte, dell’ateismo addirittura ci ha fatto dono! Invece generalmente i falsi veggenti non convertono a Gesù, ma a loro stessi e alla loro stretta cerchia: rendono la gente dipendente dalle loro visioni, dai loro messaggi, dalle loro apparizioni; poi ci organizzano pure viaggi all inclusive comprensivi di apparizioni a comando, ovviamente a pagamento. Se il loro sguardo non è fisso su Gesù – se non entrano dalla porta principale che è l’abbassarsi nell’amore reciproco, gratuito, vivo in mezzo a tutti noi – e se, ancora peggio, si approfittano della credulità della povera gente per guadagnare, sono indubbiamente falsi profeti. Potranno essere anche ricchi ma sono alberi sterili, in questo è la loro condanna; non si moltiplicheranno in eterno, questa è la nostra speranza e la nostra gioia. Per non diventare anche noi falsi profeti, lasciamo soffiare lo Spirito di verità che, magari tosando qualche nostra resistenza lupesca o ipocrita, ci rende “pecore” autenticamente libere di amare con vera mansuetudine e ci introduce a gonfie vede nella vita filiale, in Cristo, in Dio.
Martedì 26 giugno 2018
+ Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7,6.12-14
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!»
Mercoledì 27 giugno 2018
+ Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7,6.12-14
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!»
Mercoledì 27 giugno 2018
+ Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7,15-20
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».
commento a cura di Piotr Zygulski
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