di Lorenzo Banducci
Presentiamo oggi un’interessantissima
intervista a Simone Pillon consigliere del Forum Nazionale delle Associazioni
Familiari sul “divorzio breve” recentemente approvato alla Camera dei Deputati.
Auspichiamo davvero che sul tema il dibattito non si spenga e che il testo
uscito dalla Camera possa essere rivisto al Senato magari allargando la
discussione a tutte le problematiche che colpiscono le nostre famiglie. In
questo forse dovrebbero essere bravi i parlamentari Cattolici dei vari partiti.
Perché non cogliere la palla al balzo e provare ad affrontare in modo organico
tutte le politiche familiari?
Il forum delle
associazioni familiari si è espresso in modo contrario al ddl che la Camera ha
approvato sul divorzio breve. Ci può brevemente spiegare cosa cambia rispetto
alla legislazione precedente? Su quali aspetti si concentrano
essenzialmente le vostre contrarietà?
La legislazione precedente prevedeva un termine di 3 anni a far
data dalla sentenza di separazione. Oggi si introduce un termine di un anno o
sei mesi (in caso di ricorso congiunto) che decorrono dal deposito della
domanda di separazione. Evidente il tentativo di banalizzare lo scioglimento
del matrimonio favorendo decisioni improvvisate e senza adeguata riflessione.
Evidente inoltre il tentativo di privatizzare il matrimonio facendolo sempre
più diventare uno strumento contrattuale nella disponibilità delle parti come
si evince dalla corsia preferenziale (sei mesi) per chi “si conceda il consenso
al divorzio” come accade negli USA. Noi siamo contrari perché il matrimonio è
un impegno pubblico e il divorzio – che è oggettivamente un male per i coniugi
e la prole – viene oggi propinato come unica soluzione alla crisi di coppia
E’ stato ribadito che uno
degli obiettivi di questa legge fosse quello di ridurre il tempo di sofferenza
dei coniugi e anche i costi giudiziari. Il Forum ha invece sottolineato la
necessità di prevedere forme di accompagnamento alla coppia in crisi. In cosa
potrebbero consistere tali forme? Esistono già nei territori esperienze di
questa natura?
I costi non saranno minimamente ridotti perché i coniugi in
crisi continueranno a trovar ragioni per litigare, ed anzi visto che le due
procedure (separazione e divorzio) andranno a sovrapporsi maggiori saranno i
reciproci ricatti visto che i tempi della conflittualità sono soprattutto i
primi due tre anni dalla separazione. Collocare il divorzio dopo tre anni
permetteva di aver tempo per stemperare le iniziali acredini. Oggi sarà tutto
insieme. La separazione deve esser riempita di contenuti.
La Casa della Tenerezza a Perugia è eccellenza nazionale in
fatto di sostegno alle coppie in crisi. Il 60% delle coppie anche già separate
che si reca alla CdT riesce a tornare insieme. Perché non moltiplicare queste
esperienze?
Se poteste porre al
legislatore una serie di questioni concrete su cui concentrarsi per migliorare
questa legge cosa chiedereste?
Abbiamo presentato alcuni emendamenti. Si tratta essenzialmente
di difendere
la natura pubblica del matrimonio sottraendola alla privatizzazione del legame
sottesa alla sostanziale introduzione del divorzio consensuale su accordo delle
parti. Riempire di contenuto il tempo intercorrente tra separazione e divorzio,
inducendo le parti a tentare una conciliazione o una mediazione o quantomeno un
accordo sulla gestione delle relazioni parentali. Solo in questo caso concedere alle parti che
hanno preventivamente verificato ed esplorato la possibile ricomposizione della
loro relazione mediante l’aiuto di esperti, la possibilità di ottenere tempi
più celeri per addivenire al divorzio posto che il percorso di conciliazione
tentato garantisce circa la sussistenza di obbiettive difficoltà in ordine alla
ricomposizione del consorzio familiare Esternalizzare il già previsto tentativo
di conciliazione obbligatorio, togliendolo al Presidente del Tribunale, spesso
inutile o comunque non efficace, e assegnandolo a figure professionali esperte
quali mediatori familiari, conciliatori o consulenti consultoriali che possano
realmente supportare le parti e offrire una ultima possibilità di
ricomposizione dell’unità familiare Introdurre l’affido materialmente condiviso
come preconizzato dalla legge 54/2006 e il Dlgs 154/2013 Introdurre nel nostro
ordinamento, così come previsto in numerosi paesi europei (Cfr. Olanda, Belgio,
Svezia, Germania) e come proposto anche in sede di separazione da altri
progetti di legge depositati al senato (Cfr. DDL Divina), i cosiddetti “Piani
genitoriali” ovvero “Parental plans”, utili al Giudice e alle stesse parti per
meglio tutelare i minori coinvolti nella crisi familiare, garantendo una
genitorialità materialmente condivisa e una compartecipazione educativa di
entrambi i rami genitoriali. Evitare che il magistrato che tratta la causa di
separazione o divorzio sia lo stesso che decide sulle questioni patrimoniali
tra i coniugi, col rischio di ingenerare nelle parti un considerevole aumento
del conflitto sul piano coniugale e genitoriale
In che modo è necessario
che cambi in Italia la legislazione sulla famiglia? Vi sono buone norme di
altri Paesi da cui prendere spunto per rilanciare in concreto le politiche
familiari?
La tanto osannata Francia ha ottime politiche per la filiazione
ma pessime politiche per la coniugalità. Servono politiche familiari integrali,
che si prendano cura del legame coniugale e del legame genitoriale, i due assi,
verticale e orizzontale su cui si regge la famiglia. La proposta del Forum è a
360 gradi e si occupa di coniugalità, sostegno alla vita nascente, libertà di
educazione, diritto all’armonizzazione tra tempi di lavoro e tempi di cura
familiare, sostegno alle famiglie con anziani e disabili, fisco a misura di
famiglia.
Il Segretario della CEI
Mons Galantino nel suo intervento durante l’Assemblea Nazionale dell’Azione
Cattolica ha sottolineato come troppe volte la Chiesa Italiana si sia impegnata
in adunate che si sono dimostrate avere “il fiato corto”. In quanto Forum dell
associazioni familiari pensate di tornare in piazza per un nuovo “Family Day”
in difesa della famiglia o, anche alla luce di questa forte presa di posizione
della gerarchia, state pensando di utilizzare differenti strumenti di
dibattito, confronto e protesta su questi temi?
Siamo convinti dell’utilità di un grande evento di piazza che
ricatalizzi l’attenzione sulle miriadi di eventi locali che ogni giorno in
Italia portano avanti sul territorio il lavoro delle famiglie.
Si discute troppo poco a
livello ecclesiale, a mio avviso, del fallimento del sacramento del matrimonio.
In che modo a livello più strettamente pastorale si può migliorare come Chiesa
in tale direzione? I corsi in preparazione al matrimonio sono uno strumento
serio e sufficiente per preparare una coppia al Sacramento o è forse necessario
rivedere in profondità il cammino formativo dei giovani e il loro discernimento
vocazionale? Quali proposte fate in tal senso come Forum delle associazioni
familiari?
Provocatoriamente ho scritto un pezzo sul tema sulla necessità
di eliminare il matrimonio concordatario. La Chiesa che è in Italia deve
decidere se continuare a celebrare molti matrimoni che poi vanno a finire in
divorzi o se celebrarne di meno ma pretendendo convinzione nella
indissolubilità. Qualità? Quantità? Come Forum abbiamo presentato alcune
proposte ma il discernimento ecclesiale sul tema è in via di formazione. Certo
i corsi per fidanzati sono a volte insufficienti, ma il progetto suggerito
dall’ufficio nazionale di pastorale familiare è molto buono: almeno 15 incontri
in forma di cammino di fede, con un discernimento finale sono già qualcosa. Se
si pensa che lo Stato non fa nulla per formare le coppie al matrimonio ...
Cosa vi attendente dal
prossimo Sinodo sulla famiglia indetto da Papa Francesco?
Coraggio, fiducia, rilancio della natura del sacramento che
prevede l’indissolubilità come fondamento e una iniezione di santità.
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