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Vita, disporne liberamente

In questo intervento affronto tre problemi: 1) quale fondamento possiede l’assunto che la propria vita è assolutamente indisponibile? 2) nel rapporto tra Persona e Tecnica (medica e biologica) non stiamo entrando in una zona di rischio e confusione? 3) esiste un obbligo assoluto di curare e di curarsi a qualsiasi costo? Basta aver articolato le domande per coglierne l’onnipresenza nei dilemmi biopolitici dell’ora, concernenti la futura legge sulla fine della vita, la portata delle indicazioni anticipate di trattamento, il rapporto medico-paziente, il dettato della nostra Costituzione in merito.

La violenza e il dispotismo del regime clericale

Il regime clericale è dunque la costituzione di una Chiesa, in quanto in essa domina un culto feticista , ciò che è da riscontrarsi tutte le volte che non principi della moralità, ma comandamenti statutari, regole di fede ed osservanze costituiscono la base e l’essenza della Chiesa. Ora ci sono certamente parecchie forme di Chiese, nelle quali il feticismo è così vario e così meccanico, che sembra quasi debba escludere anche ogni moralità, quindi ogni religione, e debba sostituirsi anzi ad essa, in modo tale da finire molto vicino al paganesimo. Ma il più o il meno non hanno niente a che fare qui, ove il valore o il non valore dipende dalla natura del principio, che obbliga sopra ogni altro.

Il parroco voltairiano

ARISTONE Ebbene, caro Teotimo, state per diventare parroco di campagna? TEOTIMO Sì , m'han dato una piccola parrocchia, e io la preferisco a una grande. Non ho che una porzione limitata d'intelligenza e attività; non potrei certo dirigere settantamila anime, dato che io ne ho una sola. Ho sempre ammirato la fiducia di coloro che si caricano sulle spalle immensi distretti; quanto a me non mi sento capace di una tale amministrazione; un gregge numeroso mi spaventa, mentre potrò fare un po' di bene a uno piccolo. Ho studiato giurisprudenza abbastanza da impedire, fin tanto che lo potrò, che i miei poveri parrocchiani si rovinino con i processi. So quel che basta di medicina da indicare loro i rimedi più semplici quando saranno ammalati. Conosco abbastanza l'agricoltura per poter dare loro, qualche volta, utili consigli. Il signore del luogo e sua moglie, gente onesta, nient'affatto bigotta, mi aiuteranno a fare del bene. Mi lusingo di riuscire a vivere abbastan

Chi ha paura di dolcetto o scherzetto?

di Davide Rondini Primo di novembre, Bologna. Verso li termine di una grigiognola mattinata mi dirigo in chiesa per la messa di Ognissanti. Scoccata l’ora di inizio il coro attacca un canto liturgico e un anziano prete appare fuori dalla sagrestia. Mi guardo attorno e mi rendo conto con una rapida occhiata che, se il celebrante è a occhio e croce sull’ottantina, l’assemblea dei fedeli è quasi sua coetanea. Terminato il canto d’ingresso il celebrante, fatto il doveroso saluto all’assemblea, apre una corposa “parentesi” sui festeggiamenti di Halloween della serata precedente. Come si poteva immaginare, il suo è un duro attacco alla festività pagana, sottolineando quanto poco questa ricorrenza abbia a che fare con lo spirito cristiano. Fin qui tutto bene anzi, pienamente condivisibile. Il suo interludio però non finisce qui, ma l’anziano prelato si spinge fino a etichettare come ”apostata” chiunque festeggi questa ricorrenza o incoraggi altri a festeggiarla, in particolar modo i b

La tristezza è un verme del cuore e mangia la madre che l'ha generato.

  Il monaco affetto dalla tristezza non conosce il piacere spirituale: la tristezza è un abbattimento dell'anima e si forma dai pensieri dell'ira. Il desiderio di vendetta, infatti, è proprio dell'ira, l'insuccesso della vendetta genera la tristezza; la tristezza è la bocca del leone e facilmente divora colui che si rattrista. La tristezza è un verme del cuore e mangia la madre che l'ha generato. Soffre la madre quando partorisce il figlio, ma, una volta sgravata, è libera dal dolore; la tristezza, invece, mentre è generata, provoca lunghe doglie e, sopravvivendo, dopo i travagli, non porta minori sofferenze. Il monaco triste non conosce la letizia spirituale, come colui che ha una forte febbre non avverte il sapore del miele. Il monaco triste non saprà muovere la mente verso la contemplazione né sgorga da lui una preghiera pura: la tristezza è un impedimento per ogni bene. Avere i piedi legati è un impedimento per la corsa, così la tristezza è un ostacolo per la

Se uno esce dalla Chiesa

Nel 2011, nella Repubblica federale di Germania, hanno formalmente lasciato la Chiesa cattolica 126.000 persone (su un totale di 24,5 milioni di membri). Lo hanno fatto negli uffici della pretura o dell’anagrafe, quindi di fronte a un’autorità statale, che poi ha normalmente informato la rispettiva comunità parrocchiale. Le modalità dell’uscita dalla Chiesa sono regolate da leggi statali a livello dei Land della Repubblica federale. Questo dipende dallo specifico quadro giuridico delle relazioni fra lo stato e la Chiesa esistente in Germania dal tempo della Repubblica di Weimar. Secondo la Costituzione tedesca (art. 140 della Legge fondamentale), le Chiese sono «enti di diritto pubblico». In quanto tali sono autorizzate a imporre tasse. Lo fanno sotto forma di «tassa per la Chiesa», che viene calcolata sulla base dell’imposta sul reddito e ammonta all’8 o 9% della stessa. La riscossione della tassa per la Chiesa viene effettuata in genere dagli uffici delle imposte statali; pe

Il cielo in una stanza

di Manuel Versari Le politiche sociali servono a promuovere e garantire l’integrazione e la convivenza, perché siano rispettati tutti i diritti dell’uomo. È un fatto importante che persone di altre culture, con altre storie, siano arrivate da noi. Ciò cambierà - anzi lo ha già fatto, ma i comportamenti di tante persone mi fanno capire che non se ne sono resi conto tutti forse- la nostra storia e la loro, arricchirà la nostra cultura e la loro, nella misura in cui sapremo convivere, confrontarci e crescere assieme come uomini. Per cui loro hanno bisogno di noi e noi di loro!