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IRC: disciplina sotto processo?

Nella mia breve esperienza di presbitero insegnante mi rendo conto, sulla mia pelle, dei pregiudizi circa l’ora dell’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC). Ogni anno, il primo giorno di scuola, entrando nelle aule, al momento dell’appello devo fare i conti con gli aderenti e gli esonerati a questa ora curriculare ma, per concordato, anche opzionale. I numeri degli studenti che non frequentano quest’ora non sono moltissimi rispetto alla maggioranza ma ogni anno è un momento di discernimento sui perché i ragazzi possano optare per tale scelta. Molto spesso pre-giudizio e pigrizia sono le vere motivazioni dietro la più sdoganata mancanza di fede dei ragazzi; non è un caso che parta da loro la ricerca di dialogo e confronto con figure (quali la mia) che rappresentano la gerarchia ecclesiastica. Cercare il confronto e il dialogo con la Chiesa, con la Sacra Scrittura e con la Tradizione è un momento alto e altro della formazione umana e culturale dei ragazzi che solo in quell’ora poss...

Dove soffia lo Spirito c’è vita. Perché veglieremo con i cristiani LGBT+

“ Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà ” (2Cor 3,17). È un versetto impegnativo quello che quest’anno nell’ IDAHOT – International Day Against Homophobia, Transphobia and Biphobia  (giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la biofobia) – è stato scelto per le  veglie (per il superamento di questa violenza) del 2022 . La libertà stessa è sinonimo di Dio: il Signore infatti liberamente ci ha creati e liberamente ci ama, e ci chiede – con la medesima libertà – di amarci gli uni gli altri. La libertà, va da sé, è anche responsabilità, è alzarsi in piedi quando si viene chiamati ad agire, è non voltarsi quando si guarda in faccia il male o l’ingiustizia. Amare il prossimo in tutta la sua miseria e in tutto il suo splendore di creatura, fatta ad immagine e somiglianza del Creatore. La libertà è dunque una chiamata in corresponsabilità al Bene comune, non è libertà da, ma libertà per: per fare, per esserci, per ricambiare l’amore, per convertirsi al Vangelo. ...

Nipoti di Maritain n. 11 è gratuitamente online!

Anche questa volta Effatà Editrice ha offerto gratuitamente l'impaginazione del nuovo numero di Nipoti di Maritain n. 11, tutto gratuitamente disponibile online. Omotransfobia , Concordato Italia-Santa Sede e Insegnamento della Religione Cattolica sono i temi della pubblicazione. Tra le rubriche, le interviste a Vincenzo Pacillo , ordinario di Diritto ecclesiastico e canonico presso l'Università di Modena e Reggio Emilia, e a Rosario Salamone , direttore dell'Ufficio per la Pastorale Scolastica e l'IRC del Vicariato di Roma. L 'editoriale è del direttore di Nipoti di Maritain, Piotr Zygulski. Articoli di: Federico Adinolfi, Francescoandrea Allegretti, Lorenzo Banducci, Niccolò Bonetti, Cinzia Boschiero, Andrea Bosio, Rocco Gumina, Lucandrea Massaro, Gaetano Mercuri, Pasquale Nascenti, Davide Penna, Giovanni Francesco Piccinno, Giuseppe Saggese, Alessio Santiago Policarpo, Rosario Sciarrotta, Gabriele Semeraro, Nicola Gioacchino Tatulli, Piotr Zygulski. Leggi gratu...

Forse giusta, ma mai santa: la guerra è profana

In risposta all’affermazione «la guerra nazionale spagnola è una guerra santa, e la più santa che la storia abbia mai conosciuto», Jacques Maritain nel 1937 ha prodotto uno scritto di altissimo valore morale e politico dal titolo “Sulla guerra santa”. In queste pagine il filosofo cattolico mette a fuoco la propria posizione di fronte al conflitto che stava interessando la Spagna. Dopo la vittoria elettorale del Fronte Popolare nel 1936, la rivolta militare organizzata in Marocco dal generale Francisco Franco aveva dato il via a una atroce guerra civile. L’affermazione iniziale, criticata da Maritain e pronunciata dai gesuiti spagnoli, risultava giustificata – secondo loro – affermando che in tale guerra fosse in gioco l’esistenza stessa d’ogni religione, naturale o positiva, e il fondamento naturale della società. La guerra civile spagnola veniva dunque definita dai mezzi di propaganda come una guerra “santa” . Come tale era combattuta anche da persone che dal resto d’Europa partivan...

Solo la pace è giusta

Il tema della  guerra giusta  attraversa i secoli della cristianità. Emerso dalle riflessioni di Agostino nel V secolo, giunge ai nostri tempi difficili; la teologia ne ha sviluppato numerosi nodi, ma oggi urge ribadire la centralità del Vangelo del Cristo, esortando persone, politica e popoli a vedere con occhi nuovi l’impianto dei rapporti internazionali. La legittimazione morale della guerra rimane un’esigenza sentita con forza dalla politica e dai governi; tale legittimazione viene spesso ricercata nella religione, alla quale il potere temporale chiede una benedizione più o meno formale, comunque capace di lavare le coscienze. La Chiesa non può più offrire sponde a queste richieste. La guerra giusta stride con la comprensione che abbiamo oggi della Rivelazione : il Vangelo si centra sull’amore fraterno, un amore che è modello sia per i rapporti tra le persone, sia per quelli tra i popoli. L’enciclica di Giovanni XXIII Pacem in terris , rivolta a tutti gli uomini di buona...

La guerra giusta di quarta generazione

La guerra è un fenomeno antico almeno come l’uomo, se non di più (si pensi al conflitto tra gli scimpanzé del Parco Nazionale di Gombe, osservato dalla primatologa Jane Goodall), e quasi altrettanto antica è l’idea di normare e regolamentare anche questo fenomeno. Nelle civiltà antiche (particolarmente conosciuto e vicino a noi è il caso romano), le operazioni di guerra erano generalmente sottoposte a un complesso sistema di riti religiosi, volte a scongiurarne gli effetti spirituali negativi ed assicurarsi il favore delle divinità. Allo stesso modo, il tema era affrontato e discusso da trattati filosofici (es. il  De Officiis  di Cicerone) e poemi sapienziali (es. la  Bhagavad Gita ). In ambito cattolico, la discussione s’innesta su quella degli autori latini e greci, e trova i suoi classici di riferimento nella Civitas Dei di S. Agostino e nella Summa Theologica di S. Tommaso, dal quale prende l’avvio una vera e propria coerente teoria della guerra giusta. I suoi prin...

Le istanze umane assolutizzate chiamano “giusta” ogni guerra

  La guerra giusta ha una sua struttura distonica da un punto di vista psicologico. Per fare una guerra c’è bisogno di un motivo. Un motivo che spinga gli uomini ad affrontarsi fino al sacrificio della propria vita.  Il motivo è universale, inderogabile, semplice e diretto: L’individuo si deve sacrificare per il bene della patria, della sicurezza spirituale, della superiorità della razza, della superiorità del proprio nucleo sociale, per la ricchezza economica del regno, per la gloria del proprio drappo che mai deve cedere sul campo di battaglia. Il drappo, un pezzo di stoffa a cui una collettività ha affidato il proprio destino. Se si è pronti a cedere per un pezzo di stoffa allora la guerra può essere giusta e fruttifera per assurdo. La bandiera quindi richiede un minimo spargimento di sangue perché la patria si possa sedere al tavolo dei Giusti insieme alla Vittoria. Il senso reale sfugge perché potrebbe essere una logica con connotazioni deliranti. Eppure la Vittoria è ci...