Passa ai contenuti principali

Chi ha paura di Halloween?


di Lorenzo Banducci

 

Halloween non è sicuramente una festa della tradizione cristiana e rimanda, per certi aspetti, a un mondo, quello dell’occulto e dell’esoterico, che non ha molto a che fare con quello luminoso di Cristo.

Non riesco però a vedere cose troppo sbagliate nei gruppi di ragazzini che per una sera animano le nostre città e i nostri quartieri andando a domandare alle porte delle case “dolcetto o scherzetto?”. Sono io il primo ad essere convinto che non vadano lasciati soli in questo gioco, ma capisco poco l'offensiva che da qualche anno scagliano alcuni gruppi ecclesiali contro questa usanza.

Si passa dagli articoli che minacciano infiltrazioni sataniche fra i bambini, a quelli che promuovono veglie di preghiera contro il demonio di Halloween. Si vede un po’ di tutto come spesso capita in questi casi. E succede anche di sentire parroci che dall’altare si scagliano contro la festa pagana e mondana.

Scagliarsi contro è sempre una soluzione piuttosto semplice, ma perché non provare a ribaltare il discorso cercando di valorizzare al meglio la festività dei santi a cui lo stesso Halloween è in parte collegato? Da un punto di vista strettamente educativo non vedo niente di sbagliato in un gruppo di bambini che si mascherano da mostriciattoli e che si divertono per le vie delle nostre città (finalmente escono di casa e non stanno alla tv!!), purchè comunque sia fatto presente che la vera festività (l’1 novembre) sia partecipata in modo consapevole e animata in modo attivo dalla stessa comunità.

Sfidiamo Halloween e la mondanità con atteggiamento propositivo e non di chiusura o isolamento. Sfidiamo Halloween senza paura, con le nostre armi e la nostra creatività che da sempre ci contraddistingue.

Commenti

Post popolari in questo blog

Curzio Nitoglia, un cattivo maestro

di Andrea Virga Questo articolo, come quello su Don Gallo 1 , non avrebbe reale ragione d’essere. Anche qui, le gravi affermazioni dottrinali del sacerdote in questione non meriterebbero più d’uno sberleffo, vista la loro palese incompatibilità con la retta dottrina. E tuttavia, anche qui è il caso di un prete consacrato – e stavolta tuttora vivente – che attira proseliti, specie fra i giovani, grazie alle sue opinioni estremiste ed ereticali, con il risultato di diffondere in lungo e in largo i suoi errori. Per questo, ritengo che sia il caso di dedicare una mezz’oretta a mettere in guardia i meno provveduti, che magari preferiscono internet ad un buon padre spirituale, rispetto a questo personaggio: Don Curzio Nitoglia. Il paragone con Don Gallo, però, non riesca troppo offensivo al defunto sacerdote genovese, che aveva almeno il merito di essere molto attivo in ambito sociale e di non aver mai lasciato la Chiesa (cosa non troppo difficile, visto il permissivismo dei suoi super

Il noviziato Agesci: tempo e idea tra scoutismo e Chiesa

C’è un momento strano nel cammino scout Agesci ed è quello del noviziato: sì, il nome riprende proprio il linguaggio monastico; sì, l’ispirazione è proprio quella; sì, è un periodo di introduzione e studio.  Si tratta del primo momento nella branca rover e scolte, i più grandi nel nostro scoutismo: dura un anno. Di noviziato in Agesci si parla  –  e si sparla  –  in continuazione, non c’è un tema altrettanto trattato e maltrattato, anche nella prassi.È speciale e irrinunciabile e può essere una fonte di riflessione importante anche al di fuori dell’associazione. Cercherò ora di dare a questa riflessione un taglio ecclesiale, per plasmare un avvio di confronto su temi scoutisticamente ed ecclesialmente poco trattati. Il noviziato è un tempo e come tutti i tempi è prezioso. Lo è il nostro, figuriamoci quello dei ragazzi. Con un po’ di ironia, potremmo dire che l’importanza del tempo l’ha capita anche il Papa: in Evangelii Gaudium Francesco scrive che «il tempo è superiore allo

Lettera a frate Raimondo da Capua: l'esecuzione di un condannato a morte

È una lettera al frate che fu direttore spirituale di Caterina e che poi divenne suo seguace. Vi si racconta in modo appassionato e sconvolgente l’assistenza a un condannato a morte, Nicolò di Toldo,giustiziato a Siena per aver partecipato a un movimento di rivolta nel 1375 circa. Il condannato, travolto dall’entusiasmo mistico di Caterina, finisce con l’accettare con letizia la morte come momento di congiunzione – anzi, di nozze – con la divinità. Il consueto motivo devoto del sangue di Cristo si fonde qui con quello del sangue della decapitazione. Il sangue del giustiziato alla fine si riversa sul corpo della santa: nella fusione del sangue di Nicolò con quello di Caterina e con quello di Gesù si realizza l’unità mistica dell’uomo con Dio. Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce. A voi, dilettissimo e carissimo padre e figliulo mio caro in Cristo Gesù. Io Caterina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivo a voi e racomandomivi nel pretioso sangue del Figliuolo di