Gesù insegna la voce di Dio per mezzo del profeta Osea: «Misericordia io voglio e non sacrifici». Quell' e non va inteso ebraicamente nel senso che il sacrificio da solo non basta, se non vi è misericordia. A noi è chiesto però un sacrificio, che è appunto il sacrificio della misericordia. Quello di Gesù, per intenderci, che agli occhi dei molti - quei molti per i quali versa il suo sangue - si sputtana stando con prostitute e peccatori vari. Gesù non teme lo sputtanamento, perché il sacrificio della misericordia ne vale la pena. Notiamo quanto è attraente per i peccatori, Gesù, che si siede a tavola e sopraggiungono come api al miele. Mangiano insieme, gli dona incondizionatamente la sua relazione; anche se poi magari se ne torneranno a casa peccatori, lui non demorde a sacrificarsi per loro e a mostrare che il bello, il buono e il vero è possibile. Perché imparino che sono suoi fratelli - e quindi anche loro figli amati dello stesso Padre - offre la sua Comunione prima ancora
Debitori a Voltaire per la tolleranza, debitori a Lutero per il non conformismo.