All'esperto delle Sacre Scritture (scriba) che lo riconosce come Maestro e gli dice, con coraggio, che lo seguirà dovunque vada, Gesù di fatto spiega che non ha un tour programmato, né in cielo né in terra, andrà ovunque e da nessuna parte. E invita a seguirlo, nonostante non abbia la sicurezza di un luogo: impariamo a perdere questo appoggio e a fidarci di chi ci accompagna. Anche io preferisco programmare ogni cosa da fare: a pranzo mangio lì, poi visito quel posto, poi quell'albergo che ho prenotato... invece quando sono ospite degli altri che mi invitano a seguirli, devo lasciare che la mano mia sia condotta da loro e non preoccuparmi se non mi dicono in anticipo dove dormirò. Alla peggio resteremo all'aperto, in spiaggia o su un prato, ma con quell'amica o amico accanto... se impariamo a fare questa esperienza destabilizzante (e mi vengono in mente alcune avventure che ho vissuto) più facilmente potremmo seguire Gesù che non ci dice dove, ma ci offre la sicurezza della sua compagnia. Ci sarà sempre una Persona accanto a noi, anche nella perdita, nel buio, nel Nulla. «E sarà bellissimo, perché gioia e dolore han lo stesso sapore con te…», come canta Tiziano Ferro.
Invece al discepolo che lo riconosce come Signore ma vorrebbe mettere la sepoltura di suo padre terreno come prioritaria rispetto a Dio, Gesù invita a lasciare che i morti seppelliscano i loro morti. Parole forti, che però ci ricordano l'urgenza e le vere priorità nella vita. Seppellire il proprio padre è una cosa sacrosanta, di pietà umana e anche religiosa. Gesù non condanna questo, ma quel mettere tale tradizione come prioritaria rispetto alla vita con Dio. Oltre a liberarci dalle ingombranti eredità di relazioni passate che possono ostacolare o condizionare il nostro cammino (come un genitore violento o un tradimento che ora ci rende diffidenti verso tutto), Gesù ci libera anche dalle belle scuse che troviamo sempre per non seguirlo. Ben vengano allora le opere buone e le tradizioni, basta che non siano scuse; ricordiamoci quindi che sono secondarie rispetto alla novità della fede, che è la vera Tradizione, dalla quale esse scaturiscono. Altrimenti sono opere morte.
Invece al discepolo che lo riconosce come Signore ma vorrebbe mettere la sepoltura di suo padre terreno come prioritaria rispetto a Dio, Gesù invita a lasciare che i morti seppelliscano i loro morti. Parole forti, che però ci ricordano l'urgenza e le vere priorità nella vita. Seppellire il proprio padre è una cosa sacrosanta, di pietà umana e anche religiosa. Gesù non condanna questo, ma quel mettere tale tradizione come prioritaria rispetto alla vita con Dio. Oltre a liberarci dalle ingombranti eredità di relazioni passate che possono ostacolare o condizionare il nostro cammino (come un genitore violento o un tradimento che ora ci rende diffidenti verso tutto), Gesù ci libera anche dalle belle scuse che troviamo sempre per non seguirlo. Ben vengano allora le opere buone e le tradizioni, basta che non siano scuse; ricordiamoci quindi che sono secondarie rispetto alla novità della fede, che è la vera Tradizione, dalla quale esse scaturiscono. Altrimenti sono opere morte.
Lunedì 2 luglio 2018
+ Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 8,18-22+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva.
Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».
commento a cura di Piotr Zygulski
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