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Commento al vangelo XVII Domenica Tempo Ordinario B: Gv 6,1-15

Il quarto vangelo dà per scontato che tutti abbiano sentito parlare di Eucaristia. Sa che però che non è altrettanto conosciuto il vero significato del Sacramento del dono; ancora oggi eccessi devozionistici rischiano di fraintendere il senso originario, che è vitale, corporeo e carnale, liberante. Il vangelo giovanneo spiega l'eucaristia in due modi: uno è il servizio del lavare i piedi, l'altro è il segno della condivisione dei pani e dei pesci. Non poteva mancare, nello stile di questo vangelo, un tranello: Gesù chiede a Filippo se sa dove comprare il pane per tutta quella folla che lo seguiva. L'apostolo ci casca perché non si sofferma sul "dove" ma sui soldi: non basterebbe il mio stipendio di tutto l'anno... Eppure c'erano indizi per il "dove": l'altra riva che si affaccia sui non giudei, il monte della rivelazione, un prato molto erboso come il banchetto lussureggiante promesso. Per uscire dalla mentalità commerciale e giungere tutti quanti in quel "dove", Gesù esplicitamente chiede di farli reclinare: a prescindere da tutto, li rende degni di partecipare alla festa e di essere serviti da Dio. È Andrea, fratello di Pietro, a seguire un'intuizione: in mezzo a loro un bambino povero ha cinque pani d'orzo e due pesci. È consapevole che sono poca roba, ma li affida comunque tutti alle mani di Gesù, che mette in moto la condivisione: è lui stesso a riceverli, a rendere grazie (eucharistō) e a distribuire tutto quanto; si distribuisce, distribuisce sé stesso a chi accetta la logica del servizio. Ridonando l'amore, da intendersi nella sua concretezza tangibile e materiale, si moltiplica. Sino alla pienezza e oltre. Il "dove" è proprio in quella condivisione della vita in unità con Gesù: è la forza del rendere grazie per quel che si ha ricevuto, del ridonare nella misura dilatante dello Spirito e di aver cura di raccogliere tutta la sovrabbondanza nella medesima unità. Nessun atomo di materia, nessuna donna e nessun uomo andranno perduti; eucaristia è la certezza che, ricevendo tutto come dono, c'è ancora pane anche per te.

Domenica 29 luglio 2018
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,1-15
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

commento a cura di Piotr Zygulski

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