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Inos Biffi: Tommaso insegna a pensare la fede - INTERVISTA

Per l'ottavo numero della rivista Nipoti di Maritain il direttore Piotr Zygulski ha intervistato il teologo Inos Biffi (1934), professore emerito di Teologia sistematica e di Storia della teologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e incaricato delle stesse materie presso la Facoltà di Teologia di Lugano. Tra i massimi conoscitori del pensiero di San Tommaso d’Aquino, ha fondato e dirige l’Istituto di Storia della Teologia presso la Facoltà di Teologia di Lugano. È dottore honoris causa della Biblioteca Ambrosiana per la quale ha curato l’Opera omnia bilingue di sant’Ambrogio. Membro della Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino, è presidente dell’Istituto per la Storia della Teologia Medievale di Milano da lui fondato. Dirige l’edizione bilingue delle Opere di sant’Anselmo d’Aosta e varie collane, come la “Biblioteca di Cultura Medievale” e “Eredità Medievale”. Ha ricevuto il premio Premio Benedetto XVI 2016 assegnato dalla Fondazione Ratzinger per lo

Pubblicato Nipoti di Maritain n. 08 (novembre 2019)

Ecco a voi finalmente e gratuitamente sfogliabile online l'ottavo numero di Nipoti di Maritain! Si parla di guerra giusta , cristiani in politica , Tommaso d'Aquino alla Chiesa d'oggi , con un'intervista esclusiva al teologo di fama internazionale monsignor Inos Biffi , insignito del Premio Ratzinger nel 2016. L'editoriale questa volta è a firma di Giovanni Francesco Piccinno. Articoli di: Lorenzo Banducci, Niccolò Bonetti, Andrea Bosio, don Michele Di Gioia, Immacolata Giuliani, Rocco Gumina, Daniele Laganà, Mattia Lusetti, Francesco Macinanti, Fabrizio Mignacca, Giovanni Francesco Piccinno, Filomena Piccolantonio, Christian Alberto Polli, Giuseppe Saggese, Antonio Tucci, Andrea Virga, Piotr Zygulski ➡️ https://issuu.com/nipotidimaritain/docs/nipoti_08 Un grazie speciale al nostro grafico Gianni Oderda

Nipoti di Maritain n. 03

È uscito il  terzo numero  di Nipoti di Maritain, che può essere letto gratuitamente e scaricato dal portale issuu. L’editoriale questa volta è stato scritto da Niccolò Bonetti, fondatore dell’intero progetto di Nipoti di Maritain, che ha sottolineato la caratteristica della nostra pubblicazione – la piena accettazione del pluralismo nella Chiesa e nella società – che si propone come porto franco in cui le posizioni più variegate possano incontrarsi, dialogare e arricchirsi a vicenda: non c’è errore così assurdo e irrazionale che non possegga qualche traccia di verità. Il dibattito verte sulla genitorialità , sul futuro dell’Europa e sulla Riforma protestante ; tra le rubriche si segnalano l’intervista a mons. Franco Buzzi , Prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Scoprilo qui al link https://issuu.com/nipotidimaritain/docs/nipoti_03  

Tommaso D'Aquino e il sacerdozio femminile

di Umberto Eco Non sono riuscito a trovare ancora, nella dottrina, delle ragioni persuasive per cui le donne debbano essere escluse dal sacerdozio (...). Non ho trovato ragioni scritturali (...). L’argomento simbolico non mi soddisfa. Nè mi soddisfa l'argomento arcaico per cui la donna in certi momenti della sua vita secerne impurità (...) Quando mi trovo così smarrito su questioni di dottrina io ricorro all'unica persona di cui mi fido, che è Tommaso d'Aquino. Or a Tommaso, che prima di essere dottore angelico era un uomo di straordinario buon senso, a più riprese si trova ad affrontare il problema se il sacerdozio sia solo prerogativa maschile. Per limitarci alla Summa Theologiae, se lo chiede in II, 11, 2, e si trova di fronte all'affermazione paolina ( nemmeno i santi sono perfetti) per cui le donne nell'assemblea ecclesiale debbono tacere, nè possono insegnare. Ma Tommaso trova nei Proverbi che “Unigenitus fui coram matrem meam, ea docebat me” .Come ne esc

Il riso e il gioco sono virtuosi

Come l‘uomo ha bisogno del riposo fisico per ritemprare il corpo, il quale non può lavorare di continuo per la limitazione delle sue energie, così ne ha bisogno anche dalla parte dell‘anima, le cui forze sono adeguate solo per determinate attività. Perciò quando l‘anima si occupa oltre misura in qualche lavoro, sente lo sforzo e la fatica: specialmente perché nelle attività dell‘anima collabora anche il corpo, dato che anche l‘anima intellettiva si serve di facoltà che agiscono mediante organi corporei. Ora, i beni connaturali all‘uomo sono quelli sensibili. E così quando l‘anima, occupata in attività di ordine razionale, sia in campo pratico che speculativo, si eleva al disopra delle realtà sensibili, sente una certa fatica. Soprattutto però se attende all‘attività contemplativa, perché allora si eleva maggiormente sui sensi; sebbene forse la fatica del corpo in certe attività della ragione pratica sia maggiore. Tuttavia, sia nel primo che nel secondo caso, tanto più uno si affati

Basta negare un articolo di fede per perdere quest'ultima?

L‘eretico che rinnega un articolo di fede non ha l‘abito della fede, né formata né informe. E ciò perché la specie di un abito dipende dalla ragione formale dell‘oggetto, eliminata la quale la specie dell‘abito non può sussistere. Ora, l‘oggetto formale della fede è la prima verità in quanto si rivela nella Sacra Scrittura e nell‘insegnamento della Chiesa. Perciò chi non aderisce come a regola infallibile e divina all‘insegnamento della Chiesa, che scaturisce dalla prima verità rivelata nella Sacra Scrittura, non ha l‘abito della fede, ma ne accetta le verità per motivi diversi dalla fede. Come se uno conosce una conclusione senza il termine medio che la dimostra non ne ha evidentemente la scienza, ma solo un‘opinione. Ora, è chiaro che chi aderisce all‘insegnamento della Chiesa come a una regola infallibile accetta tutto ciò che la Chiesa insegna. Altrimenti, se di quanto la Chiesa insegna accetta o non accetta quello che vuole, non aderisce più all‘insegnamento della Chiesa com

La semplicità divina

Dio non è un corpo Si deve negare assolutamente che Dio sia un corpo. E ciò per tre motivi. Primo, perché nessun corpo muove se non è mosso, come appare esaminando caso per caso. Ora, sopra si è dimostrato che Dio è il primo motore immobile. Quindi è chiaro che Dio non è un corpo. Secondo, perché è necessario che il primo ente sia in atto e in nessun modo in potenza. Sebbene infatti in un identico e determinato essere che passa dalla potenza all‘atto la potenza possa essere prima dell‘atto in ordine di tempo, tuttavia, assolutamente parlando, l‘atto è prima della potenza, poiché ciò che è in potenza non passa all‘atto se non per mezzo di un ente in atto. Ora, abbiamo già dimostrato che Dio è il primo ente. È dunque impossibile che in Dio ci sia qualcosa di potenziale. Ma ogni corpo è in potenza, se non altro perché il continuo, in quanto tale, è sempre divisibile. Quindi è impossibile che Dio sia un corpo. Terzo, perché Dio è il più nobile fra tutti quanti gli esseri, c

La dimostrabilità dell'esistenza di Dio

La conoscenza dell‘esistenza di Dio non è per noi evidente Una cosa può essere di per sé evidente in due modi: primo, in se stessa, ma non per noi; secondo, in se stessa e anche per noi. Infatti una proposizione è di per sé evidente se il predicato è incluso nella nozione del soggetto, come per esempio: l‘uomo è un animale, poiché animale fa parte della nozione stessa di uomo. Se dunque è a tutti nota la natura del predicato e del soggetto, la proposizione risultante sarà per tutti evidente, come avviene nei primi princìpi delle dimostrazioni, i cui termini sono nozioni comuni che nessuno può ignorare, come ente e non ente, il tutto e la parte, ecc. Se però a qualcuno rimane sconosciuta la natura del predicato e del soggetto, la proposizione sarà evidente in se stessa, ma non per quanti ignorano il predicato e il soggetto della proposizione. E così accade, come nota Boezio [De Hebdom., proem.], che alcuni concetti sono comuni ed evidenti solo per i dotti: questo p. es.: «Le rea

Che cos'è la teologia per Tommaso

La teologia è una scienza che trae i propri principi dalla scienza di Dio e dei beati La dottrina sacra è una scienza. Bisogna però sapere che vi è un doppio genere di scienze. Alcune infatti procedono da princìpi noti attraverso il lume naturale dell‘intelletto, come l‘aritmetica e la geometria, altre invece procedono da princìpi conosciuti alla luce di una scienza superiore: p. es. la prospettiva si basa su princìpi di geometria e la musica su princìpi di aritmetica. E in questo modo la dottrina sacra è una scienza: in quanto poggia su princìpi conosciuti alla luce di una scienza superiore, cioè della scienza di Dio e dei beati. Come quindi la musica ammette i princìpi che le fornisce la matematica, così la dottrina sacra accetta i princìpi rivelati da Dio.

La necessità della teologia

Pare che oltre alle discipline filosofiche non sia necessario ammettere un‘altra scienza. 1). L‘uomo, ci avverte la Scrittura [Sir 3, 21], non si deve spingere verso ciò che supera la sua ragione: « Non cercare le cose troppo difficili per te ». Ora, ciò che è di ordine razionale ci è dato sufficientemente dalle discipline filosofiche. Conseguentemente non vi è posto per un‘altra scienza. 2) Non vi è scienza che non tratti dell‘ente: infatti non si conosce altro che il vero, il quale coincide con l‘ente. Ora, la filosofia tratta di ogni ente e anche di Dio, tanto che una parte della filosofia viene denominata teologia, ossia scienza divina, come dice Aristotele [Met. 6, 1]. Quindi non è necessario ammettere un‘altra scienza all‘infuori delle discipline filosofiche. In contrario Nell‘epistola a Timoteo [2 Tm 3, 16] leggiamo: « Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere, formare alla giustizia ». Ora, la Scrittura divinamente ispirat

La carità unisce i vivi e i morti

Ciò che unisce i membri della Chiesa è la carità, che si estende non solo ai vivi, ma anche ai morti che muoiono nella carità, la quale, come dice S. Paolo [1 Cor 13, 8], non finisce con la vita del corpo: «La carità non avrà mai fine». Inoltre i morti vivono nella memoria dei vivi: per cui l‘intenzione di questi ultimi può indirizzarsi a beneficio di quelli. Per cui tali suffragi possono giovare ai morti in due modi, come anche ai vivi: per l‘unione nella carità e per l‘intenzione ad essi diretta. Non bisogna credere però che i suffragi dei vivi valgano a mutare lo stato di miseria in quello di felicità, o viceversa. Essi valgono solo per ottenere una diminuzione della pena, o qualcosa del genere, senza che lo stato dei morti venga mutato. suffragi gli siano validi dopo la morte. Per cui se questi gli giovano anche allora, è sempre in dipendenza da ciò che egli ha fatto mentre era nel corpo.  (…) La pena del purgatorio supplisce a quella soddisfazione che non fu completata men

"Non piangete.Io vi sarò più utile dopo la mia morte e vi aiuterò più efficacemente di quando ero in vita."(San Domenico)

Appartiene alla gloria dei Santi soccorrere i bisognosi in vista dell‘eterna salvezza L‘essenza divina è un mezzo sufficiente per conoscere ogni cosa: come risulta evidente dal fatto che Dio attraverso la sua essenza vede tutto . L‘essenza divina è un mezzo sufficiente per conoscere ogni cosa: come risulta evidente dal fatto che Dio attraverso la sua essenza vede tutto .Non ne segue però che chiunque vede l‘essenza divina conosca tutto, ma solo chi ne ha la comprensione totale : come dalla conoscenza di un principio può conoscerne tutte le conseguenze solo chi ne abbraccia tutta la virtualità. Ora, siccome le anime dei beati non comprendono l‘essenza divina, neppure conoscono necessariamente tutto ciò che si può conoscere attraverso di essa. Infatti su certe cose persino gli angeli inferiori sono istruiti da quelli superiori, benché tutti vedano l‘essenza divina. Invece ogni beato potrà vedere nell‘essenza divina quelle cose che sono indispensabili alla sua perfetta beatitudine.

Come pensano gli angeli?

La stessa relazione che esiste tra le conclusioni e i principi quando l'intelletto si serve del raziocinio, esiste pure tra il predicato e il soggetto quando l'intelligenza formula giudizi affermativi e negativi. Se infatti l'intelletto intuisse subito nei principi la verità delle conclusioni, mai più intenderebbe servendosi del raziocinio. Così pure, se l'intelletto nell'apprendere la quiddità del soggetto vedesse subito tutte le cose che gli si possono attribuire o che gli si debbono negare, non intenderebbe certo formulando giudizi affermativi e negativi, ma solo conoscendo l'essenza.

La legge in Tommaso D'Aquino

Di Niccolò Bonetti In questo mio articolo vorrei tentare di illustrare la visione tommasiana della legge,che, pur essendo fondata in maniera metafisica,è bel lontana da essere una visione legalistica o assolutistica bensì è dinamicamente aperta alla contingenza storica con tutte le sue eccezioni e problematicità. Per Tommaso la legge è "una regola o misura dell‘agire, in quanto da essa uno viene spinto all‘azione o ne viene allontanato: legge infatti deriva da legare, poiché obbliga ad agire". Essa ordina la parte al tutto in ambito politico cioè il bene particolare al bene comune della comunità e solo al popolo o alla persona pubblica (eletta dal popolo) spetta ordinare la società al bene comune tramite la legge. Non a caso la persona privata,al contrario del magistrato non ha forza coercitiva e può solo ammonire e tentare di persuadere mentre tale forza è posseduta dal popolo o dalla persona pubblica, a cui spetta di infliggere la pena. Inoltre è evidente che la legge

Esiste una vendetta cristiana?

Pare che la vendetta non sia lecita. Infatti : 1. Chiunque usurpa un compito di Dio commette peccato. Ma la vendetta è un compito di Dio, secondo quel testo del Deuteronomio [32, 35]: « A me la vendetta e il castigo ». Quindi qualsiasi vendetta è illecita. 2. La persona di cui ci si vendica non è tollerata. Invece i malvagi vanno tollerati, poiché nel commentare il passo del Cantico [2, 2]: « Come un giglio tra le spine », la Glossa [ord.] afferma: « Non è veramente buono chi non è stato capace di sopportare i malvagi ». Quindi di costoro non ci si deve vendicare. 3. La vendetta si compie con dei castighi, i quali causano il timore servile. Ora, la nuova legge non è una legge di timore, ma di amore, come dice S. Agostino [Contra Adamant. 17]. Perciò almeno nel nuovo Testamento la vendetta non è lecita. 4. Si dice che si vendica colui che si rifà delle ingiurie subite. Ora, neppure al giudice è lecito punire quelli che lo offendono personalmente, stando alle parole del