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La semplicità divina



Dio non è un corpo
Si deve negare assolutamente che Dio sia un corpo. E ciò per tre motivi.
Primo, perché nessun corpo muove se non è mosso, come appare esaminando caso per caso. Ora, sopra si è dimostrato che Dio è il primo motore immobile. Quindi è chiaro che Dio non è un corpo.
Secondo, perché è necessario che il primo ente sia in atto e in nessun modo in potenza. Sebbene infatti in un identico e determinato essere che passa dalla potenza all‘atto la potenza possa essere prima dell‘atto in ordine di tempo, tuttavia, assolutamente parlando, l‘atto è prima della potenza, poiché ciò che è in potenza non passa all‘atto se non per mezzo di un ente in atto. Ora, abbiamo già dimostrato che Dio è il primo ente. È dunque impossibile che in Dio ci sia qualcosa di potenziale. Ma ogni corpo è in potenza, se non altro perché il continuo, in quanto tale, è sempre divisibile. Quindi è impossibile che Dio sia un corpo.
Terzo, perché Dio è il più nobile fra tutti quanti gli esseri, come è chiaro da quanto si è detto. Ora, è impossibile che un corpo sia il più nobile degli esseri. Infatti ogni corpo o è vivo o non è vivo. Ma il corpo vivo è manifestamente più nobile del corpo non vivo. D‘altra parte il corpo vivo non vive in quanto corpo, altrimenti ogni corpo sarebbe vivo: è quindi necessario che viva in forza di qualche altra cosa, come il nostro corpo vive in forza dell‘anima. Ora, ciò per cui il corpo vive è più nobile del corpo. Quindi è impossibile che Dio sia un corpo.


Dio non è composto di materia e forma
È impossibile che in Dio ci sia la materia.
Primo, perché la materia è potenzialità, mentre Dio, come si è provato , è atto puro, non avente in sé potenzialità alcuna. Quindi è impossibile che Dio sia composto di materia e di forma.
Secondo, perché ogni composto di materia e forma è perfetto e buono in forza della sua forma: quindi è necessario che sia buono per partecipazione, secondo che la materia partecipa la forma. Ora, l‘ente che nella bontà e nella perfezione è primo, cioè Dio, non può essere buono per partecipazione: poiché il bene per essenza è anteriore al bene per partecipazione. È impossibile quindi che Dio sia composto di materia e di forma.
Terzo, perché ogni agente agisce in forza della sua forma: per cui il rapporto di un ente al suo agire è determinato dal suo rapporto alla forma. Ciò che dunque è primo come agente e agisce in forza della sua natura deve essere primo anche come forma, e forma per natura sua. Ma Dio è il primo agente, essendo la prima causa efficiente, come si è già dimostrato . Egli è dunque forma in forza della sua essenza, e non composto di materia e di forma.

Dio si identifica con la sua essenza
Dio si identifica con la sua essenza o natura. Per capire bene questa verità bisogna sapere che nelle realtà composte di materia e di forma l‘essenza o natura e il supposito differiscono necessariamente tra loro. Infatti l‘essenza o natura comprende in sé soltanto ciò che è contenuto nella definizione della specie: come l‘ umanità comprende solo ciò che è incluso nella definizione di uomo; solo per questo infatti l‘uomo è uomo, e precisamente questo indica il termine umanità, vale a dire ciò per cui l‘uomo è uomo. Ora, la materia individuale con tutti gli accidenti che la individuano non entra nella definizione della specie: nella definizione dell‘uomo infatti non sono incluse queste determinate carni, queste ossa, o il colore bianco o quello nero, o qualche altra cosa simile. Quindi queste carni, queste ossa e tutti gli accidenti che servono a determinare tale materia non sono compresi nell‘umanità. E tuttavia sono incluse in ciò che è l‘uomo: conseguentemente la realtà uomo ha in sé qualcosa che l‘umanità non include. Ed è per questo che l‘uomo e l‘umanità non sono totalmente la stessa cosa, ma l‘umanità ha il significato di parte formale dell‘uomo, poiché i princìpi essenziali, da cui si desume la definizione, rispetto alla materia individuante hanno carattere di forma. Perciò in quegli esseri che non sono composti di materia e di forma, e in cui l‘individuazione non deriva dalla materia individuale, cioè da questa determinata materia, ma le forme si individuano da sé, bisogna che le forme stesse siano suppositi sussistenti. Quindi in essi il supposito e la natura non differiscono. E così, non essendo Dio composto di materia e di forma, come si è dimostrato , è necessario che egli sia la sua divinità, la sua vita e ogni altra cosa che a lui viene in tale modo attribuita.

In Dio l'essenza non è altro dall'essere
Dio non è soltanto la sua essenza, come è già stato provato, ma anche il suo essere.
Il che può essere dimostrato in molti modi.
Primo, perché tutto ciò che si riscontra in qualcosa oltre alla sua essenza bisogna che vi sia causato o dai princìpi dell‘essenza stessa, quale proprietà della specie, come l‘avere la facoltà di ridere proviene dalla natura stessa dell‘uomo ed è causato dai princìpi essenziali della specie, oppure da cause estrinseche, come il calore nell‘acqua è causato dal fuoco. Se dunque l‘essere di una cosa è distinto dalla sua essenza, è necessario che l‘essere di tale cosa sia causato o da un agente esteriore, o dai princìpi essenziali della cosa stessa. Ora, è impossibile che l‘esistere sia causato unicamente dai princìpi essenziali della cosa, poiché nessuna cosa può essere a se stessa causa dell‘esistere, se ha un‘esistenza causata. È dunque necessario che ciò che ha un‘essenza distinta dal suo essere abbia l‘essere causato da altro. Ma ciò non può dirsi di Dio, essendo Dio la prima causa efficiente. È dunque impossibile che in Dio l‘esistere sia qualcosa di distinto dalla sua essenza.
Secondo, poiché l‘essere è l‘attualità di ogni forma o natura: infatti la bontà o l‘umanità non è espressa come realtà attuale se non in quanto diciamo che esiste. È quindi necessario che l‘essere stia all‘essenza, quando ne è distinto, come l‘atto alla potenza. Non essendoci dunque in Dio alcunché di potenziale, come si è dimostrato sopra ne segue che in lui l‘essenza non è altro che il suo essere. Quindi la sua essenza è il suo essere.
Terzo, poiché come ciò che è infuocato e non è fuoco è infuocato per partecipazione, così ciò che ha l‘essere e non è l‘essere è ente per partecipazione. Ma Dio, come si è provato , è la sua essenza. Se dunque non fosse il suo [atto di] essere, sarebbe ente per partecipazione e non per essenza. Non sarebbe più dunque il Primo Ente, il che è assurdo affermare. Quindi Dio si identifica con il suo essere, e non soltanto con la sua essenza.

Dio non è in alcun genere.
Una cosa può essere contenuta in un genere in due maniere.
In primo luogo in senso proprio e assoluto, come le specie che sono comprese nel genere.
In secondo luogo per riduzione, come avviene per i princìpi e le privazioni: così il punto e l‘unità si riducono al genere della quantità, quali princìpi di essa, mentre la cecità e ogni altra privazione si riportano al genere positivo corrispondente.
Ora, in nessuno dei due modi Dio è incluso in un genere.
E innanzitutto, che Dio non possa essere la specie di un genere qualsiasi può essere dimostrato in tre modi.
Primo, poiché la specie è costituita dal genere e dalla differenza; ora, l‘elemento da cui si desume la differenza costitutiva della specie sta sempre in rapporto all‘elemento da cui si desume il genere come l‘atto alla potenza. Infatti animale nella classica definizione dell‘uomo: animale razionale viene desunto dalla natura sensitiva indicata al concreto: si dice infatti animale l‘essere che ha la natura sensitiva; razionale invece viene desunto dalla natura intellettiva, poiché razionale è l‘animale che ha la natura intellettiva: ora, l‘intellettivo sta al sensitivo come l‘atto alla potenza. E lo stesso accade negli altri casi. Siccome quindi in Dio l‘atto è senza potenzialità, ne segue che Dio non può essere in un genere come una delle specie.
Secondo, poiché dato che l‘essere di Dio è la sua stessa essenza, come si è dimostrato , ne viene che se Dio fosse in qualche genere bisognerebbe dire che il suo genere è l‘ente: infatti il genere designa l‘essenza, poiché viene predicato essenzialmente. Ora, Aristotele dimostra che l‘ente non può essere il genere di cosa alcuna: poiché ogni genere ha differenze specifiche che sono estranee all‘essenza di tale genere, e d‘altra parte non si può trovare alcuna differenza estranea all‘ente, dal momento che il non ente non può essere una differenza. Resta dunque che Dio è fuori di ogni genere.
Terzo, poiché tutte le cose appartenenti a un dato genere partecipano della quiddità o essenza di quel genere, che è un loro attributo essenziale. Differiscono però quanto all‘essere esistenziale: infatti non è identico l‘essere [esistenziale] dell‘uomo e del cavallo, e neppure di quest‘uomo e di quest‘altro. E così ne viene per necessità che in tutte le cose appartenenti a un dato genere l‘esistere e la quiddità o essenza differiscono tra loro. Ora in Dio, come si è dimostrato, non c‘è questa differenza. È chiaro dunque che Dio non è in qualche genere come una delle specie. E
da ciò appare che Dio non ha né genere, né differenze; e non è definibile; e neppure è dimostrabile, se non a posteriori dagli effetti: poiché ogni definizione è data dal genere e dalla differenza, e il termine medio della dimostrazione deduttiva e a priori è la definizione.
È chiaro poi che Dio non è contenuto in un dato genere neppure per riduzione, come principio, poiché il principio che si riduce a un qualche genere non oltrepassa tale genere: come il punto non è il principio che della quantità continua, e l‘unità della quantità discreta. Dio invece è il principio di tutto l‘essere, come si dimostrerà più innanzi . Quindi Dio non è contenuto in alcun genere quale principio.

Dio non ha accidenti
Da ciò che precede risulta chiaro che in Dio non vi può essere alcun accidente. Primo, poiché il soggetto sta all‘accidente come la potenza all‘atto: infatti il soggetto riceve dall‘accidente una certa attualità p. es. è reso bianco, sapiente, ecc.. Ma ogni potenzialità va assolutamente esclusa in Dio, come appare da ciò che è stato detto . Secondo, poiché Dio è il suo stesso essere ; ora, «sebbene ciò che è, come dice Boezio, possa avere qualche altra cosa di aggiunto, l‘essere stesso non sopporta aggiunta alcuna»: come una cosa calda potrà avere un‘altra qualità diversa dal caldo, p. es. la bianchezza, ma il calore stesso non ha altro che il calore. Terzo, poiché tutto ciò che ha l‘essere di per sé cioè essenzialmente è prima di ciò che esiste solo accidentalmente cioè in forza di altro o per partecipazione. Quindi, essendo Dio assolutamente il primo ente , non può esservi in lui alcunché di accidentale. Non solo, ma in lui non vi possono essere neppure accidenti propri, nel modo in cui la risibilità è un accidente proprio dell‘uomo, poiché questi sono causati dai princìpi essenziali del soggetto e in Dio, che è la causa prima, non vi può essere nulla di causato . Quindi rimane che in Dio non vi può essere alcun accidente.

Dio è sommamente semplice
Si prova in più modi che Dio è del tutto semplice:
Primo, in base a quanto si è detto sopra . Infatti, dato che in Dio non vi è composizione alcuna  non quella di parti quantitative, non essendo egli un corpo; né quella di forma e materia; né distinzione tra natura e supposito; né tra essenza ed essere; né composizione di genere e differenza; né di soggetto e di accidente —, è chiaro che Dio non è composto in alcun modo, ma è del tutto semplice.
Secondo, poiché ogni composto è posteriore ai suoi componenti e da essi dipende. Ora Dio, come si è dimostrato , è il primo ente.
Terzo, poiché ogni composto è causato: infatti realtà di per sé diverse non vengono a costituire una qualche unità se non in forza di una causa unificatrice. Ora, Dio non è causato, come si è visto , essendo la prima causa efficiente. Quarto, poiché in ogni composto è necessario che vi sia la potenza e l‘atto, il che non può verificarsi in Dio. Infatti o una delle parti è atto rispetto all‘altra, o per lo meno tutte le parti sono in potenza relativamente al tutto. Quinto, poiché ogni composto è un qualcosa che non conviene ad alcuna delle sue parti. Il che è evidentissimo nei composti di parti eterogenee: infatti nessuna parte dell‘uomo è uomo, e nessuna parte del piede è piede. Nei composti invece di parti omogenee qualcosa che si dice del tutto si dice anche della parte, come una parte dell‘aria è aria e una parte dell‘acqua è acqua; tuttavia qualcosa si dice del tutto che non conviene alla parte: se p. es. tutta la massa dell‘acqua è di due cubiti, altrettanto non si può dire delle sue parti. E così abbiamo che in ogni composto vi è sempre qualcosa che non gli è identico. Ora, se ciò può dirsi di un essere il quale ha la forma [ma non è la sua forma], che cioè esso ha qualcosa che non è esso stesso (come in una cosa bianca vi è qualcosa che non appartiene alla natura del bianco), tuttavia nella forma stessa non vi è nulla di eterogeneo. Quindi, essendo Dio la sua stessa forma, o meglio il suo stesso essere, in nessun modo può dirsi composto. E accenna a questa ragione S. Ilario quando dice: «Dio, che è potenza, non è costituito di debolezze; lui, che è luce, non è composto di oscurità».

Dio non è principio né formale né materiale delle cose
Su questo punto si sono avuti tre errori. Alcuni, come riferisce S. Agostino , affermarono che Dio è l‘anima del mondo; e a ciò si riduce l‘errore di altri, i quali dissero che Dio è l‘anima del primo cielo. Altri hanno invece affermato che Dio è il principio formale di tutte le cose. Tale, si dice, fu l‘opinione dei discepoli di Almarico. Il terzo errore invece è quello di Davide di Dinant, il quale stoltissimamente affermò che Dio è la materia prima. Ora, tutto ciò contiene una falsità manifesta e non è possibile che Dio entri in qualche modo nella composizione di cosa alcuna né come principio formale, né come principio materiale. Innanzitutto perché già dicemmo che Dio è la prima causa efficiente. Ora, la causa efficiente non può mai coincidere con la forma dell‘effetto numericamente, ma solo specificamente: infatti un uomo genera non se stesso, ma un altro uomo. La materia poi non coincide con la causa efficiente né numericamente né specificamente, poiché quella è in potenza, questa invece è in atto. In secondo luogo perché, essendo Dio la prima causa efficiente, l‘agire gli appartiene primariamente e di per sé. Ora, ciò che viene in composizione con qualcosa non è agente di per sé e come causa principale, poiché tale è piuttosto il composto: non è infatti la mano che opera, ma l‘uomo mediante la mano, e chi riscalda è il fuoco mediante il calore. Quindi Dio non può essere parte di un composto. In terzo luogo perché nessuna parte di un composto può essere in modo assoluto la prima realtà fra gli esseri, neppure la materia e la forma, che pure sono le prime parti del composto. Infatti la materia è in potenza, e la potenza, assolutamente parlando, è posteriore all‘atto, come è chiaro da quanto si è detto . La forma poi, quando è parte del composto, è una forma partecipata; ora, come il partecipante è posteriore a ciò che è per essenza, così anche lo stesso partecipato: come il fuoco che troviamo nelle cose infuocate è posteriore al fuoco per essenza. Ora, si è già dimostrato che Dio è l‘essere assolutamente primo.

Tommaso D'Aquino,Summa di teologia

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