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Commento al vangelo 19 luglio 2018: Mt 11,28-30

Lui si fa piccolo per venire incontro a noi. Grazie a ciò, accogliamo l'invito della sapienza in carne ed ossa che si fa dono nella sua debolezza: «Venite!». È la chiamata dei discepoli, il "secondo passo" che spetta a noi, dato che il primo lo fa Dio. Un «venite!» oggi ci invita a scomodarci da dove siamo, ci rimette in moto. Quel «venite» verso Lui è il tempo del presente che si arricchisce nell'attrazione verso la pienezza cristica del futuro. La proposta è un cammino, non una poltrona relax; è pur sempre un giogo, uno strumento di lavoro: si impara a essere cristiani solamente impastandosi le mani nel mondo, non poltrendo su tronetti dorati. E quel giogo accolto su di noi - che ci traina nella vita - è il legame che ci rende discepoli del miglior Maestro; è il giogo conveniente dell’amore zampillante: porta stretta per chi chiude le porte del cuore, mentre per chi lo accoglie con semplicità «rende tutto più semplice», come dice Agostino. Quel giogo condiv

Commento al vangelo 18 luglio 2018: Mt 11,25-27

Beato chi vive la sapienza come dono! Questo sarebbe l'insegnamento di oggi. Dopo lo sbrocco, con la stizza del Gesù deluso che, convinto che avrebbero saputo e potuto fare di meglio, ha inveito contro tre città individualiste, inospitali e ingrate – troppo tronfie per lasciarsi scomporre dalla prodigiosa piccolezza di Dio – abbiamo, nel cuore dell'insuccesso della missione, una confessione, un ringraziamento e un riconoscimento: «Ti rendo lode, o Padre». Grazie a Dio, non siamo abbastanza abituati al fatto che l'unico Maestro ha imparato a ritornare piccolo insegnando, sporcandosi di vita e inzuppandosi di sudore; si giunge a ringraziare per i piccoli esempi quotidiani dei piccoli che il Padre ci pone accanto. Gesù ha il primato dell'offrirsi come piccolezza totale, anticipando qui il suo farsi Nulla sulla Croce; alimenta la nostra fede di gridare, in libera e tenera intimità: Papà, grazie! Ci mostra come il rifiuto si faccia occasione di un rinnovato incontro c

Commento al vangelo 16 luglio 2018 - Beata Vergine Maria del Monte Carmelo: Gv 19,25-27

Siamo saliti sul monte per l'intronizzazione del Re. La madre e le altre due Marie stavano, in piedi, ritte come quel trono a forma di Croce, ad assistere al compimento di questo momento solenne. Eppure a tutti sembra un momento così buio, così tenebroso, così mortificante. Solo tre donne e il discepolo amato - quello più fragile, inquieto, affettuoso, anche fisicamente - escono, senza essere visti, infiammati d'amore per quel Re: lasciano tutto per seguire la sua Gloria, conduca dove conduca. Tutto pèrdono, tutto perdóno, vincono il mondo. Perché scoprono che quel trono luminoso del Nulla, dove sono stati condotti, è colmo di Essere; sono discesi sulla vetta Monte e da laggiù hanno iniziato a vedere la realtà con gli occhi splendenti della Croce, fissi al centro di tutto, senza vaneggiare sulle nuvole né mettere la testa sotto terra. Svuotandosi di ogni cosa, il Re esprime per loro la sua volontà: una relazione che trasfigura le relazioni. La Donna, educata ad essere madr

Commento al vangelo XV Domenica Tempo Ordinario B: Mc 6,7-13

Quando Francesco di Roma dice che evangelizzazione e proselitismo sono l'uno l'opposto dell'altro, è proprio quello che intende dire Gesù nella pagina di vangelo di oggi. Per il prolungamento della sua missione nel mondo ci chiede solo l'essenziale. Una testimonianza leggera, perché la Chiesa deve essere leggera, come insegna il vescovo Gero di Savona-Noli. Mandandoci in mezzo alla quotidianità degli uomini, ci aspetteremmo un Gesù che ci dà un libretto di istruzioni retoriche o un riassuntino della sua dottrina per catechizzare; è così ma solo in un certo senso, che ci sconvolge: basterà lo stile silenzioso della libertà a parlare. Questa leggerezza ci libera dalla schiavitù dei pesi del superfluo; svaniscono interessi di arricchimento economico personale, smanie organizzative, aspettative eccessive, ideologie preconcette, rancori e divisioni. Abbiamo solamente una tunica, un bastone e un paio di sandali; per camminare leggeri e con la massima fiducia verso chi in

Commento al vangelo 14 luglio 2018: Mt 10,24-33

Facendosi uomo, Dio ci ha mostrato come costantemente e totalmente possa realizzare il suo desiderio di coinvolgersi totalmente nel mondo, per noi. Come conosce le cadute dei passeri, così conosce anche le nostre, sotto il peso della medesima croce filiale; lì ci viene incontro e ci rialza. Inoltre, come meglio di noi conosce il numero dei nostri capelli, così conosce anche le nostre lacrime; lì soffia come brezza leggera, che ce le asciuga. La sezione del discorso evangelico di oggi, costruita da Matteo, è un incalzare di conforti nella tribolazione e nella stanchezza della Missione. Una dietro l'altra, giunge sempre una decisa pacca sulla spalla per ogni volta che ci "sediamo": ancora un passo, verso il fratello, dai! Si mostra inscindibilmente come Maestro, come Signore e come Padrone di casa, ma pure come il nostro più grande alleato, che tifa per noi, che sospira per le nostre cadute e al quale stiamo a cuore in un modo talmente viscerale che non immaginiamo. Si c

Commento al vangelo 13 luglio 2018: Mt 10,16-23

Lupi da un lato; pecore, serpenti e colombe dall'altro. Ne basterebbe uno, di lupo, a scompigliare il nostro gregge; qui invece manda me, pecorella, proprio in mezzo al branco di lupi... come farò? Rendendomi disponibile a dare il mio corpo come cibo e vestito in vita e, ancor più pienamente, nella serenità della morte: tutta la mia esistenza in dono sino ad arrestare il male, portandolo su di me per spegnerlo. Che io lo faccia sempre perché mandato dal Bel Pastore, però, e che non mi cacci nella tana del lupo per imprudenza, ingenuità o spavalderia, scappando dal gregge senza motivo! La testimonianza del martirio non è incasinarmi la vita per il gusto masochistico di perderla, ma avere la certezza che ho tutte le forze di affrontare tutti i casini della vita, perché sono in buone mani. Per essere pecora in mezzo ai lupi, devo essere sia serpente che conosce bene il terreno reale su cui si muove, sia colomba in grado di spiccare il volo verso l'alto. La colomba è più carina d

Commento al vangelo 12 luglio 2018: Mt 10,7-15

Cosa ci è richiesto innanzitutto per prolungare con la nostra vita la missione di Gesù? Camminare, fare strada insieme, avvicinare il Regno. Cioè farci vicini ad ognuno, come il cielo si è fatto vicinissimo alla terra, si è approssimato a noi: Dio si è fatto presente. Una teologia, una chiesa, un pastore che è lontano dalle persone - che, anziché aiutarle ad essere sempre più attratte da Dio, le allontana - non ha molto a che vedere con il cristianesimo. La Parola può farsi carne solo in una vita fraternizzata che, camminando nella sua scarna povertà, ne testimonia la verità della sua potenza di liberazione da ogni schiavitù. È inoltre una Parola di accoglienza che mendica accoglienza, sino a prendersi cura materialmente di ogni ferita di ogni esistenza, migrante e non migrante, maschile e femminile, eterosessuale e omosessuale, nella prestanza fisica e nella debilitazione, nella ricchezza e nella povertà, nei primi e negli ultimi istanti di vita... Nonostante ci sia chiesto di rivolg