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Quali luoghi, quali riti per i funerali di domani?


di Christian de Cacqueray, Jean Ruellan, Frédéric Mounier

in “La Croix” del 29 ottobre 2013 (traduzione: www.finesettimana.org)

«La soggettivizzazione, fondata sull' “io”, fa problema per la Chiesa»
Dichiarazioni di Christian de Cacqueray (direttore del Service catholique des funérailles), raccolte da Frédéric Mounier

Di fatto, i cimiteri sono sempre meno frequentati. Un numero sempre maggiore di defunti e di loro parenti neppure vi entrano, soprattutto per l'aumento delle cremazioni, della dispersione delle ceneri, e quindi della scomparsa delle tracce lasciate dai defunti.
Inoltre, si constata un cambiamento importante nel tono delle celebrazioni: sono ormai molto personalizzate. Si parla del defunto: “Per me era... Per lui ero...” Questa soggettivizzazione, fondata sull' “io”, fa problema per la Chiesa, perché il suo rito è fondato su un “noi”, su una dimensione collettiva di affiliazione e su una trascendenza. Propone, nel percorso funebre, una speranza che si radica in un luogo di testimonianza e di servizio.
Come accogliere, sul piano pastorale, questa nuova domanda, questo sguardo orizzontale che non desidera uscire dall'intimo, col rischio della saturazione degli interventi? Come può la Chiesa accogliere questa forte domanda di personalizzazione? Propone una prestazione rituale o invece una relazione?
Infatti, il rito cattolico si svolge in un tempo predefinito, con una presidenza determinata e la proposta di una parola sul divenire del defunto. Il rito di addio fa riferimento al dopo. Invece, la dispersione delle ceneri, ad esempio, segna un punto finale senza speranza. Certo, la legge del 2008 regola questa dispersione, ma si sa che la maggior parte delle famiglie ritirano personalmente le ceneri. Non è possibile alcun controllo. E oggi nulla invita, sul piano architettonico, a creare dei luoghi di memoria ai quali si desidererebbe aderire.
In risposta ai bisogni di molte famiglie che non sanno più situarsi, le pompe funebri sviluppano dei riti alternativi. Con lo sviluppo dei crematori e delle sale funerarie, il percorso funerario si restringe e passa sempre meno dalla Chiesa.


«Non è nostra intenzione distogliere la gente dalla Chiesa»
Dichiarazioni di Jean Ruellan (direttore marketing e comunicazione di Pompes funèbres générales), raccolte da Frédéric Mounier

Accompagnamo circa 120 000 decessi all'anno, ossia quasi una famiglia su cinque. Nel 2012, abbiamo contato il 36% di cremazioni. Constatiamo che quasi una famiglia su tre non ha riferimenti religiosi, una famiglia su due se si tratta di cremazioni. Questa tendenza è in costante aumento. Ci adattiamo alle nuove richieste, caratterizzate da un cambiamento del percorso dei funerali. Se non vi è un passaggio in Chiesa, dove si situa il luogo dell'omaggio? I crematori hanno capito la necessità di una sala di cerimonie che permetta degli interventi, delle proiezioni di immagini. Da parte loro, le sale funerarie, inizialmente previste per un'accoglienza tecnica dei corpi prima dell'inumazione in buone condizioni igieniche, devono ancora fare dei progressi. Se il luogo dell'omaggio si limita a quindici minuti attorno alla tomba, non è adatto. In quanto operatori funebri, la nostra responsabilità è rispondere alle attese, diffuse, di famiglie spesso sconcertate. Non è nostra intenzione distogliere la gente dalla Chiesa. Se lasciamo che l'avvenimento si riduca ad un atto tecnico, il nostro mestiere non avrà più senso. In questo momento unico, possiamo mostrare alle famiglie che si possono fare molte cose: evocare il defunto, lasciar emergere l'emozione.
Diciamo alle famiglie: “Se non fate nulla, tra due mesi ce ne darete la colpa...” Disponiamo di un centro di formazione integrato per i nostri operatori funerari, con una preparazione riguardante tutte le pratiche religiose. Con le Editions de l'Atelier, abbiamo sviluppato, per rispondere alla richiesta crescente di esequie civili, uno strumento comprendente una gamma molto ricca di 400 testi adatti a queste situazioni. I cimiteri cambiano volto, sia per la forma dei monumenti funerari e dei materiali usati, sia per i modi di sepoltura. In caso di cremazione, la legge autorizza la dispersione nel giardino del ricordo con, sempre più spesso, la possibilità di apporre una targa. Proibisce la privatizzazione delle ceneri e obbliga i comuni di più di 2000 abitanti ad avere uno spazio cinerario.

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