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Il coraggio dei dentisti del 1933


di Lorenzo Banducci






Una difesa condotta strenuamente e portata avanti nel nome della dignità professionale ma anche della democrazia. La mozione che fu approvata durante il congresso internazionale di Edimburgo diceva così: “ In nessun caso questioni di razza, di religione o di politica possono restringere la libertà e l’esercizio della professione dei nostri colleghi.” Una frase questa che, pronunciata nel 1933 mentre in Europa stavano dilagando i totalitarismi, ha il sapore di anticipare i tempi in tema di diritti e di libertà individuali.



A questa rivolta ne seguirono altre come nel 1939 quando durante il convegno internazionale di Zurigo i dentisti di tutto il Mondo arrivarono a fischiare i colleghi tedeschi, colpevoli di aver definitivamente escluso dalla professione gli ebrei.

Un atto anche questo di grande coraggio rispetto al quale seguirono comunque il silenzio e l’indifferenza internazionale, sentimenti, questi ultimi, che spianarono la strada ad Hitler ed alla sua ascesa trionfale e devastante in Europa negli anni seguenti.



Non è stata dunque la ribellione dell’associazione internazionale dei dentisti a modificare il corso della storia (come ben sappiamo), ma è da piccoli gesti come questo che è cominciato a serpeggiare nel resto del Mondo quel sentimento di rifiuto che ha poi consentito a una generazione di giovani provenienti da ogni angolo della Terra di vincere le terribili idee Hitleriane e di aprire un nuovo corso per la storia dell’umanità. Quel sentimento di uguaglianza nonostante le diversità di razza, religione o politica sta alla base della nostra Costituzione ed è davvero incredibile che a sottolinearlo in quella circostanza furono dei dentisti riuniti ad Edimburgo.



Da studente universitario di odontoiatria, dunque, non posso far altro che essere fiero del coraggio dei miei augusti predecessori ed auspicare che anche oggi non vi siano limitazioni di alcun genere nella possibilità di esercitare liberamente la propria professione. Su quest’ultimo punto però il nostro Paese ha ancora molta strada da fare. E’ lecito domandarci infatti se non vi siano, in certi ambiti professionali, discriminazioni basate sul sesso, sull’orientamento sessuale, sul grado di parentela o conoscenza nei confronti del datore di lavoro. Sono queste le discriminazioni che nel 2012 ci troviamo a combattere e che, inserite in un contesto di un mercato del lavoro così poco liberalizzato e così poco aperto alla concorrenza, rendono la nostra situazione italiana davvero complessa se non ci sarà il coraggio di condurre delle riforme corpose.



Ai dentisti è richiesto ancora una volta il compito di dare quantomeno l’esempio e di evitare che altri scempi come, giusto per citarne uno, quello di inviare i propri figli (qualora questinon abbiano superato i complicatissimi test per accedere ai corsi di laurea inItalia) ad imparare privatamente e dopo cospicui pagamenti la professioneodontoiatrica all’estero (in Spagna o nell’Europa dell’est) con l’unico risultatoda un lato di intasare ulteriormente un mercato già abbastanza saturo e riccodi concorrenza e dall’altro di discriminare nell’accesso alla professione queigiovani che non hanno avuto la fortuna di essere figli di dentisti e che magariprovengono da famiglie meno agiate. Sono atti come questo che distruggono la dignità professionale dell’odontoiatra e limitano la libertà nell’esercitare la professione da parte di coloro che dopo anni di studi e di sacrifici si vedono sopravanzare dai soliti “furbetti”.

Non ci resta dunque che affidarci all’esempio limpido di Maurice Roy e di tutti gli altri dentisti che nel 1933 prima e nel 1939 poi si ribellarono contro un sistema che aveva come base l’oppressione  dei deboli e degli ultimi, nella speranza che questa lezione possa essere valida anche oggi contro ogni forma di discriminazione e di conservatorismo dell’attuale sistema del lavoro e delle professioni.



(Lorenzo Banducci)

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