di Lorenzo Banducci
“La
crescente capacità della medicina consente di protrarre la vita pure in
condizioni un tempo impensabili. Senz’altro il progresso medico è assai
positivo. Ma nello stesso tempo le nuove tecnologie che permettono interventi
sempre più efficaci sul corpo umano richiedono un supplemento di saggezza per
non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più alla persona. Il
punto delicato è che per stabilire se un intervento medico è appropriato non ci
si può richiamare a una regola matematica, da cui dedurre il comportamento
adeguato, ma occorre un attento discernimento che consideri le condizioni concrete,
le circostanze e le intenzioni dei soggetti coinvolti. In particolare non può
essere trascurata la volontà del malato, in quanto a lui compete, anche dal
punto di vista giuridico salvo eccezioni ben definite, di valutare se le cure
che gli vengono proposte sono effettivamente proporzionate. Del resto, questo
non deve equivalere a lasciare il malato in condizione di isolamento nelle sue
valutazioni e nelle sue decisioni secondo una concezione del principio di
autonomia che tende erroneamente a
considerarla come assoluta. Anzi è responsabilità di tutti accompagnare chi
soffre, soprattutto quando il momento della morte si avvicina. […] Dal punto di
vista giuridico, rimane aperta l’esigenza di elaborare una normativa che, da
una parte, consenta di riconoscere la possibilità del rifiuto (informato) delle
cure, in quanto ritenute sproporzionate dal paziente, dall’altra protegga il
medico da eventuali accuse (come omicidio del consenziente o aiuto al
suicidio), senza che questo implichi in alcun modo la legalizzazione dell’eutanasia.
Un’impresa difficile, ma non impossibile.”
Eletto
arcivescovo
di Milano il 29 dicembre
1979 da papa Giovanni Paolo II.
Nel
1983 è creato cardinale
con il titolo di Santa Cecilia da papa Giovanni Paolo II.
Nel 1986 diventa presidente Consiglio delle Conferenze
dei Vescovi d'Europa, carica che manterrà fino al 1993.
Nel 1987 avvia nella diocesi
l'iniziativa, conclusasi nel 2002, della Cattedra dei non credenti, occasione
di incontro e di dialogo tra cristiani e non credenti, rivolta nelle intenzioni di Martini
a tutti i "pensanti" senza distinzione di credo.
Nel 1989 riceve la laurea honoris causa dalla Pontificia Università Salesiana
per il suo programma pastorale sull'educazione,
presentato nella lettera pastorale Educare ancora del 1988. Nel 2002 riceve una seconda laurea honoris causa, sempre in
Scienze dell'Educazione, dall'Università Cattolica del Sacro Cuore
di Milano.
Massimo
propulsore dell'ecumenismo tra le varie Chiese e confessioni cristiane da
parte cattolica, sollecita a Milano la fondazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese
Cristiane. Al contempo promuove in maniera coraggiosa rispetto
al magistero
il dialogo tra Cristianesimo e ebraismo,
segnando in materia una svolta non solo a Milano e in Italia, ma in Europa e in
Occidente.
L'11 luglio
2002 vengono accettate dal
papa le dimissioni per sopraggiunti limiti di età, presentate secondo le norme
del Codice di diritto canonico al compimento
dei 75 anni. Diventato arcivescovo emerito di Milano (gli succede il cardinale
Dionigi Tettamanzi), fino alla fine del 2007 vive prevalentemente
a Gerusalemme,
dove riprende gli studi biblici.
In
quanto cardinale elettore, partecipa al conclave del
2005, che elegge papa il cardinale Joseph
Ratzinger (papa Benedetto XVI). In tale occasione, viene
indicato dai media come uno dei "papabili"
sostenuto dall'ala più progressista del collegio cardinalizio.
Rientra
in Italia,
definitivamente, nel 2008
e si stabilisce presso l'Aloisianum di Gallarate, per poter curare il morbo di Parkinson di cui è affetto, malattia che
rapidamente lo costringe al silenzio e all'immobilità.
(Lorenzo
Banducci)
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