Di Niccolò Bonetti
"Nei sogni, e nel comportamento
quotidiano - cosa comune a tutti gli uomini - io vivo la mia vita
prenatale, la
mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente."
mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente."
(Pasolini ,1974)
Mai un tema è stato segnato da maggior
ipocrisia e in nessun ambito emerge con maggior forza il grave
offuscamento nei riguardi dei valori morali fondamentali quanto sul
tema dell'aborto.
Com'è noto,nella quasi totalità dei
paesi occidentali,in nome del diritto assoluto e incondizionato della
donna di disporre del proprio corpo,si è giunti a permettere
l'infanticidio nei primi tre mesi di vita.
Un'intera categoria di persone umane è
stata privata di protezione giuridica e abbandonata all'arbitrio
assoluto di altri individui che possono liberamente eliminarli se i
primi non sono “graditi”e compatibili con le aspirazioni o i
desideri soggettivi della società consumistica e con le sue false
libertà e illusorie libertà.
Come ci ricorda Pasolini:”L'aborto
legalizzato è infatti- su questo non c'è dubbio - una enorme
comodità per la maggioranza. Soprattutto perché renderebbe
ancora più facile il coito - l'accoppiamento eterosessuale - a cui
non ci sarebbero più praticamente ostacoli. Ma questa libertà del
coito della "coppia" così com'è concepita dalla
maggioranza - questa meravigliosa permissività nei suoi riguardi -
da chi è stata tacitamente voluta, tacitamente promulgata e
tacitamente fatta entrare, in modo ormai irreversibile, nelle
abitudini? Dal potere dei consumi, dal nuovo fascismo. Esso si è
impadronito delle esigenze di libertà, diciamo così, liberali e
progressiste e, facendole sue, le ha vanificate, ha cambiato la loro
natura.
Oggi la libertà sessuale della
maggioranza è in realtà una convenzione, un obbligo, un dovere
sociale, un'ansia sociale, una caratteristica irrinunciabile della
qualità di vita del consumatore. Insomma, la falsa liberalizzazione
del benessere ha creato una situazione altrettanto e forse più
insana che quella dei tempi della povertà.” Abbiamo cosi'
assistito in nome di questa libertà coatta ad un mostruosa
regressione verso le barbarie dell'assassino legalizzato e
istituzionalizzato,questa volta non condotto per motivi razziali ma
per garantire i diritti tirannici di io,pronti a far sventrare e
"spappolare" i propri figli,per garantire un'esistenza
conforme alle aspettative e agli standard socialmente
dominanti(questo nulla toglie alla scarsità di politiche sociali per
la maternità in molti paesi)
Caso molto diverso è quello in cui si
verifica nell'aborto indiretto( nel quale per salvare la vita della
madre si tollera come male inevitabile la morte del bambino che non
può essere salvato) o quello in cui si rimuove un feto che non potrà
sopravvivere (quando l'intervento viene compiuto per evitare gravi
danni di salute alla madre).
Al di fuori di questi casi estremi e
eccezionali,lo Stato dovrebbe tutelare la vita nascente con la stesse
protezioni che riserva alla vita già nata perché identica è la
dignità e il valore ontologico della persona umana in tutte le fasi
della sua vita e identica deve essere la protezione.
Ogni legge che privi una categorie di
persone umane del diritto alla vita(e per di più paghi con il denaro
dei contribuenti questi omicidi) è nulla e non vincolante perché
contraria ai fondamentali diritti della persona umana.
Lo Stato potrà tuttavia rinunciare a
perseguire chi si macchia del crimine dell'aborto in una situazione
socio-economica critica o nei casi di violenza sessuale o gravi
pericoli per la salute psichica o fisica ma in nessun caso dovrà
finanziare l'aborto né permetterlo bensì' solo tollerarlo(senza mai
cooperarci in alcun modo) in determinati e limitati casi in cui
l'azione penale non è opportuna né adatta.
In questi casi chi ricorre all'aborto è da comprendere umanamente ma in nessun caso da scusare o
giustificare.
Il fatto che una legge che legalizza
l'aborto riduca il numero di aborti non è una dimostrazione della
sua moralità : permettere che alcune persone vengano uccise in modo
pulito e igienico per salvare la vita di altre è un argomento
fallace,mostruoso e biecamente utilitaristico.
Come scrisse Bobbio:"Il fatto che
l'aborto sia diffuso, è un argomento debolissimo dal punto di vista
giuridico e morale. E mi stupisce che venga addotto con tanta
frequenza. Gli uomini sono come sono: ma la morale e il diritto
esistono per questo. Il furto d'auto, ad esempio, è diffuso, quasi
impunito: ma questo legittima il furto? Si può al massimo sostenere
che siccome l'aborto è diffuso e incontrollabile, lo Stato lo
tollera e cerca di regolarlo per limitarne la dannosità."
La diffusione della contraccezione
e un'educazione sessuale in età sempre più infantile in molti paesi europei ben
lungi dal risolvere il problema ,lo aggravano
diffondendo una visione promiscua,irresponsabile e infeconda della
sessualità.
Chi si serve di contraccettivi per
escludere a priori la possibilità di una gravidanza,non esiterà ad
uccidere per scongiurare questo pericolo.
Un'educazione puramente tecnica e
anatomica della sessualità svincolata da un'educazione morale e
affettiva non può che comportare un aumento degli aborti.
La mentalità contraccettiva,oltre ad
essere responsabile dell'aumento del numero degli aborti, ha
profondamente alterato il valore della sessualità liquidando ogni
definitività,totalità dell'atto sessuale nonché ogni capacità di
sublimare e affermando il trionfo della biopolitica e della
pianificazione sull'amore.
“L’amore si fonda sulla nostalgia,
sulla nostalgia della persona amata. Esso non è libero dalla
dimensione sessuale. Quanto più è grande la nostalgia dell’unione
con la persona amata, tanto più grande è l’amore. Se si toglie il
tabù della dimensione sessuale, cade la barriera che produce
continuamente la nostalgia, e così l’amore perde la sua base. […]
La pillola trasforma Giulietta e Romeo in un pezzo da museo. Mi
permetta di dirlo in forma drastica: oggi Giulietta spiegherebbe al
suo Romeo che deve prendere ancora in tutta fretta la pillola, prima
di accostarsi a lui. […] Ritengo … mio dovere rendere attenti gli
uomini sul prezzo che devono pagare per questo progresso e questo
prezzo è l’accelerazione della perdita della nostalgia, e alla
fine la morte dell’amore”(M. Horkheimer,La nostalgia del
totalmente altro)
La pillola «rimuove in gran parte
gli ostacoli posti fino ad ora sulla via del soddisfacimento dei
desideri sessuali. Poiché oggi tutti possono disporre di tutti non
si addiviene più alla nostalgia per la persona amata, da cui solo si
dispiega l’amore»(M. Horkheimer,Ehe, Prostitution, Liebe und die
Pille(gennaio 1970), in Nachgelassene Schriften (1949-1972),cit., p.
537)
“Con la scienza e con la tecnica
l’uomo ha sottomesso le forze smisurate della natura. Se queste
forze – per esempio, l’energia nucleare – non devono servire
alla distruzione, devono essere prese sotto vigilanza da una
amministrazione centrale veramente razionale. La farmaceutica moderna
– per portare un altro esempio – ha reso manipolabile mediante la
pillola i dinamismi della generazione umana. Un giorno avremo bisogno
di una amministrazione delle nascite. Io credo che gli uomini in
siffatto mondo amministrato non potranno sviluppare liberamente le
loro capacità, ma si adatteranno a regole razionalizzate. Gli uomini
del mondo futuro agiranno automaticamente: ad un segnale rosso si
fermeranno, ad un segnale verde proseguiranno. Obbediranno a
segnali” (La nostalgia del totalmente altro, cit., pp. 97-98).
La mentalità contraccettiva rende
l'amore sterile,mutilo,incapace di aprirsi alla fecondità e
all'accoglienza di una nuova vita.
Fra contraccezione e aborto la
differenza ormai si fa sempre più sottile:si veda il caso della
pillola del giorno dopo di cui non si riesce a capire se sia abortiva
o solo contraccettiva.
Questo significa che la contraccezione
debba essere sempre inaccettabile?
E' evidente che la sessualità
trascende sia per valore culturale che spirituale la semplice
trasmissione della vita e che non si può ridurre la sessualità ad
un significato puramente biologico salvo si vogliano sacrificare
altri importanti valori.
Inoltre esiste il dovere di regolare le
gravidanze in modo da allevare un numero di figli adeguati alle
proprie possibilità economiche(che è cosa molto diversa da
considerare i figli un intralcio o un accidente del rapporto da
sopprimere,se necessario).
Una soluzione possono essere i metodi
naturali(Ogino-Knaus,Billings ,Persona etc)?
Si ma se non vengono assolutizzati come
gli unici validi.
Essi presentano grandi vantaggi e
permettono una conoscenza veramente umana del corpo
femminile,ricercano un armonia fra ritmi biologici e esigenze della
coppia,rendono il dono di sé più pieno,sincero e non ostacolato da
dispositivi che meccanicamente separano atto unitivo e procreativo.
Essi sfruttano i periodi infecondi che
la natura ha già predisposto.
Ma queste valutazioni non tolgono il
fatto che anche qualora questi metodi vengano scagionati dall'accusa
di biologismo e di fallacia naturalistica per aver ridutto la morale
procreativa all'osservazione del muco cervicale e qualora si dimostri
che anch'essi non siano un mezzo contraccettivo sia pure naturale(per
quanto l'intenzione sia la stessa) e quindi rimanga a loro favore la
semplice argomentazione personalistica della capacità di questi
metodi di rendere l'atto sessuale veramente oblativo,rimane il fatto
che questi metodi non sono sempre possibili per tutte le donne né
sempre adeguati a tutte le coppie né si può sacrificare al muco
cervicale l'equilibrio psichico o familiare.
I metodi naturali hanno grandi vantaggi
ma non possono né sono validi per tutti e per tutte le situazioni.
L'etica,come insegna Aristotele,è il
campo del per lo più,non degli assoluti.
Voler assolutizzare e ritenere peccato
mortale ogni forma di controllo delle nascite diverso (condannando
ogni possibilità di eccezione)è stata la linea costante del
Magistero degli ultimi due papi.
Eppure come ci ricorda Haring “La
maggior parte dei teologi morali affianca S. Tommaso d’Aquino
nell’insegnare che, più una norma morale derivata è complessa e
remota dal principio supremo dell’amore, tanto minore è il suo
grado di certezza e tanto meno esclude l’applicazione dell’epikeia.
“
La linea dell'intransigenza non ha
premiato e ha comportato un enorme dissenso del laicato che ritiene
ormai fallace,fuori dalla realtà e obsoleta la morale cattolica in
materia di contraccettivi.
Forse vedere la sessualità di una
coppia come un continuum e un percorso di vita che tenta di
conformarsi ad un modello di amore veramente pieno e non come un
insieme spezzato di atti da giudicare singolarmente in virtù di una
legge assoluta potrebbe rendere meno inapplicabile l'attuale morale
cattolica.
Ritenere che una vita sessuale di una
coppia sia morale quando la loro sessualità è
liberante ,creativa,gioiosa,onesta,tenera,rispettosa,fedele,feconda(per quanto le sia possibile e compatibilmente con gli altri
valori della sessualità ma in ogni caso sempre pronta ad accoglierla),responsabile,capace di
arricchire gli altri e di rafforzare la comunione con Dio e quando essa dia luogo ad una coppia stabile e socialmente riconosciuta,i cui
componenti promettano di donarsi completamente e in modo
definitivo l'uno\a all'altro\a,al di là che i
componenti della coppia siano o omosessuali o che siano sposati(il rifiuto di riconoscere le unioni gay e le difficoltà delle coppie etero a sposarsi non rendono impossibile per le suddette coppie di esprimere una sessualità veramente oblativa e definitiva poiché le priva della dimensione del riconoscimento sociale e della stabilità del legame ?), potrebbe essere costituire un
interessante possibilità per la morale sessuale cattolica ,che cosi'
verrebbe liberata dalle pastoie delle dispute infinite sulla
contraccezione,i rapporti prematrimoniali o le
unioni gay e proiettata verso ciò che veramente conta cioè la
capacità della sessualità di farsi comunione e oblazione in un
percorso di vita e di apertura all'Assoluto.
La contraccezione ,quando è utilizzata
per eliminare o a escludere a tempo indeterminato la fecondità e non
per gestirla e dirigerla ,non può che essere incompatibile con una
sessualità veramente oblativa ed è quindi immorale.
Essa è l'anticamera dell'aborto.
Se invece è utilizzata per conciliare
i molteplici e tutti importanti valori della sessualità ,
rimandando,qualora sia necessario,la
(desiderata) procreazione ai tempi e ai momenti più adeguati e
opportuni ,non può che essere morale.
Esistono poi situazioni molto degradate
in cui la contraccezione può essere davvero un modo per evitare
l'aborto ma senza un'autentica educazione morale anche la
contraccezione si fa omicida.
Il totale offuscamento dei
contemporanei in materia di embrione si mostra in maniera ancora più
squallida e mostruosa in tema di ricerca sulle cellule staminali.
E' folle che ,mentre da tante parti si
chieda la fine della vivisezione sugli animali,non ci si ponga
interrogativi sulla vivisezione sull'uomo.
Ormai l'embrione in molti paesi neppure
della tutela giuridica che la legge riserva agli animali,la cui
uccisione,salvo casi specifici,è spesso reato.
Esso non vale niente,non conta nulla,è
totalmente alla merce di madri assassine o di una scienza che non
esita ancora una volta a sacrificare uomini oggi per salvarne (forse)
altri domani.
Genocidio e ricerca ancora una volta
indissolubilmente uniti?
Ogni epoca ha avuto il suo olocausto,il
suo genocidio,l'aborto è il massacro dei nostri giorni,la silenziosa
e burocratica strage che si compie nei nostri ospedali.
Sicuramente l'aborto c'è sempre stato
ma mai era stata pianificato,anestetizzato,organizzato con
burocratica attenzione e pagato con i soldi pubblici, come oggi.
L'aborto compiute dalle mammane era
infinitamente più umano,onesto e realistico dell'aborto di stato:se
tu tenti di sopprimere una vita,non è detto che tu riesca a
sopravvivere e che tu non trovi la morte nel tentativo di uccidere
l'altro.
Bellissime sono le Parole di quel
pagano un po' scettico che era Ovidio rivolte alla sua amata negli
Amores:
“Se in un momento di così grande
apprensione mi è pur lecito darti un
consiglio, l'aver combattuto questa
battaglia ti sia sufficiente. A che
serve che le donne possano vivere
tranquillamente esentate dagli obblighi
militari e che non vogliano
accompagnare, munite di scudo, le feroci
schiere, se, senza combattere,
subiscono ferite inferte dalle loro stesse
spade e armano
ciecamente le mani contro la propria vita? Colei
che per
prima si accinse a strapparsi il tenero
frutto dal ventre sarebbe stata
degna di morire, vittima della sua
stessa impresa. Ti par giusto che per
evitare al tuo ventre l'onta delle
rughe si sparga a terra la funesta
sabbia necessaria al
tuo combattimento? Se una simile
usanza fosse parsa
opportuna alle madri di un tempo, la
generazione degli uomini era
destinata a scomparire per questa colpa
e bisognava trovare qualcuno che
di nuovo scagliasse nel mondo ormai
vuoto le pietre che hanno dato origine
alla nostra stirpe. Chi avrebbe
distrutto la potenza di Priamo, se Tètide,
dea delle acque, avesse rifiutato di
portare per il tempo necessario il
peso della
gravidanza? Se Ilia avesse soppresso i
gemelli nel ventre
rigonfio, il fondatore dell'Urbe
sovrana sarebbe perito; se Venere incinta
avesse attentato alla vita di Enea che
portava nel grembo, la terra
sarebbe rimasta priva dei Cesari. Anche
tu, pur potendo nascere bella,
saresti morta, se tua madre avesse
osato compiere quel che hai compiuto
tu; io stesso, pur essendo destinato
piuttosto a morire per amore, non
avrei mai visto la luce del sole, se
mia madre mi avesse ucciso. Perché
privi dei grappoli nascenti la vite
rigogliosa e strappi con mano spietata
i frutti non ancora maturi? Lascia
che, giunti a maturazione, cadano da
soli; quando sono nati, lasciali
crescere: la vita non è certo un piccolo
compenso per un breve indugio. Perché
vi lacerate le viscere con occulti
ferri e propinate
terribili veleni a chi non è ancor nato? Deplorano
il
delitto di Medea macchiatasi del sangue
dei figli, compiangono Iti ucciso
da sua madre: furono entrambe madri
snaturate, ma entrambe per dolorosi
motivi si vendicarono del marito
uccidendo i figli, sangue del loro
sangue. Ditemi quale Tèreo, quale
Giàsone vi spinge a trafiggervi il corpo
con mano trepidante d'angoscia? Neppure
le tigri nelle loro tane
dell'Armenia hanno mai compiuto un atto
del genere, neppure la leonessa
osa sbranare i suoi piccoli. Le deboli
donne invece lo fanno, ma non senza
conseguenze: spesso colei che uccide i
figli che porta in seno muore
anch'essa; anch'essa muore e viene
portata al rogo con le chiome scomposte
e tutti coloro che la vedono
esclamano: «Se l'è meritato.» Ma possano
queste mie parole svanire nell'aria e
possano i miei presagi non avere
alcun valore. O dèi, siate
indulgenti, concedete la possibilità di peccare
impunemente una volta; poi basta: la
seconda colpa venga punita.”
Le argomentazioni dei pro choice sono spesso un trionfo di capziosità escogitata per giustificare il diritto di vita e di morte della madre sui propri figli e quasi sempre comporterebbe un diritto di vita e di morte analogo su neonati o disabili.
Se l'embrione non è persona perché non è formato o perché non è autosufficiente o non ha capacità intellettive,lo sarebbero forse il neonato o la persona in coma?
Eppure essi non possono essere soppressi impunemente.
I pro choice sembrano tornare alla vecchia tesi scolastica dell'animazione ritardata perché l'anima razionale (sempre che credano nell'anima)verrebbe immessa nel feto solo a partire ad una determinata data.
Ora questa tesi è chiaramente insostenibile perché lo sviluppo della persona umana dal concepimento alla morte è segnata da un'assoluta continuità,non ci sono salti ontologici o rotture ma un progressivo dispiegamento delle capacità fisiche,intellettive e relazionali.
E' quindi un atto tirannico e arbitrario e non fondato sulla realtà stabilire che ,a partire dal quarto mese o dalla nascita, avremmo di fronte una persona umana mentre prima avevamo solo davanti del materiale biologico.
Compito di ogni persona di buona volontà è lottare perché nessuna donna si trovi in situazioni tali da desiderare che l'aborto sia la soluzioni ai problemi economici e famigliari promuovendo adeguate politiche sociali e nello stesso battersi perché l'orrore dell'aborto sia presente in tutte le coscienze.
Le argomentazioni dei pro choice sono spesso un trionfo di capziosità escogitata per giustificare il diritto di vita e di morte della madre sui propri figli e quasi sempre comporterebbe un diritto di vita e di morte analogo su neonati o disabili.
Se l'embrione non è persona perché non è formato o perché non è autosufficiente o non ha capacità intellettive,lo sarebbero forse il neonato o la persona in coma?
Eppure essi non possono essere soppressi impunemente.
I pro choice sembrano tornare alla vecchia tesi scolastica dell'animazione ritardata perché l'anima razionale (sempre che credano nell'anima)verrebbe immessa nel feto solo a partire ad una determinata data.
Ora questa tesi è chiaramente insostenibile perché lo sviluppo della persona umana dal concepimento alla morte è segnata da un'assoluta continuità,non ci sono salti ontologici o rotture ma un progressivo dispiegamento delle capacità fisiche,intellettive e relazionali.
E' quindi un atto tirannico e arbitrario e non fondato sulla realtà stabilire che ,a partire dal quarto mese o dalla nascita, avremmo di fronte una persona umana mentre prima avevamo solo davanti del materiale biologico.
Compito di ogni persona di buona volontà è lottare perché nessuna donna si trovi in situazioni tali da desiderare che l'aborto sia la soluzioni ai problemi economici e famigliari promuovendo adeguate politiche sociali e nello stesso battersi perché l'orrore dell'aborto sia presente in tutte le coscienze.
Solo quando l'aborto sarà riprovato da
ogni coscienza retta e nessuno sentirà più il bisogno di
ricorrervi,la legge 194 cadrà in disuso da sola e sarà ritenuto un
residuo di tempi barbari e selvaggi.
Più che cambiare una legge ,bisogna
cambiare radicalmente i cuori di tanti uomini offuscati da
un'ideologia che ha sacrificato sull'altare della libertà la vita
dei loro figli.
(Niccolò Bonetti)
Commenti
Scrivi: "Com'è noto,nella quasi totalità dei paesi occidentali,in nome del diritto assoluto e incondizionato della donna di disporre del proprio corpo,si è giunti a permettere l'infanticidio nei primi tre mesi di vita".
Questa "quasi totalità" esclude l'Italia, paese nel quale l'aborto non è considerato in alcun modo declinazione del diritto della donna di disporre del proprio corpo.
L'art. 1 della l- 194/78 chiarisce che l'aborto non è strumento per il controllo delle nascite (comma 2: L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite.) e l'art. 4 dichiara che "Per l’interruzione volontaria della gravidanza entro i primi novanta giorni, la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito, si rivolge ad un consultorio pubblico...", previsione che quindi esclude un'espressione dell'autodeterminazione della donna quale sufficiente diritto per l'aborto.
Inoltre non si può sostenere in alcun caso che tale diritto sia "assoluto ed incondizionato", per lo meno in Italia - non mi addentro in analisi comparatiste sul punto. Basti considerare l'art. 5 c.c.: "Gli atti di disposizione del proprio corpo sono vietati quando cagionino una diminuzione permanente della integrità fisica, o quando siano altrimenti contrari alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume".
Posto tutto ciò, si può contestare che oggigiorno l'aborto venga percepito in modo diverso e che ci si ricorra anche - o soprattutto - in caso di gravidanza indesiderata. Ma ciò nulla toglie al valore dell'intenzione del legislatore (ben diversa da quella del legislatore statunitense, ad esempio), che potrebbe essere invocata affinché una migliore applicazione della legge venga garantita dallo Stato.
Dal punto di vista giuridico, la legge italiana non si pone il problema di definire se il nascituro nei primi mesi di gravidanza sia o meno un soggetto vivente, bensì opera un bilanciamento di diritti: qualora in questi primi tre mesi la donna abbia seri motivi (fisici, psichici...) per voler interrompere la gravidanza, ella può decidere di farlo (bilanciamento a favore della donna); nei mesi successivi, no (bilanciamento a favore del nascituro).
In conclusione, condivido la considerazione che "...lo sviluppo della persona umana dal concepimento alla morte è segnata da un'assoluta continuità, non ci sono salti ontologici o rotture ma un progressivo dispiegamento delle capacità fisiche,intellettive e relazionali" ma al contempo mi ritrovo nella citazione di Bobbio ("...Si può al massimo sostenere che siccome l'aborto è diffuso e incontrollabile, lo Stato lo tollera e cerca di regolarlo per limitarne la dannosità"). E non è un'infelice contraddizione: ritengo che, considerata la diffusione del fenomeno, allora esso andasse controllato in qualche modo e non potesse permanere un vuoto legislativo nel merito.
Non si faccia il paragone con il furto d'auto: esiste una legge che lo vieta e lo punisce (art. 624 c.p.) e un'ordinamento giuridico che lo persegue.
Nel caso dell'aborto sono convinto che la legge vada meglio applicata (gli aborti saranno anche diminuiti ma si può fare di più) e, attraverso gli strumenti che prevede (ma anche ulteriori, qualora fosse economicamente possibile), possa portare a dei ripensamenti nelle donne in difficoltà (come i buonissimi risultati della clinica Mangiagalli testimoniano).
Mi riservo di riflettere anche su quanto scrivi sulla morale sessuale... magari in un futuro commento.