Di Niccolò Bonetti
In questo mio articolo vorrei tentare di illustrare la visione tommasiana della legge,che, pur essendo fondata in maniera metafisica,è bel lontana da essere una visione legalistica o assolutistica bensì è dinamicamente aperta alla contingenza storica con tutte le sue eccezioni e problematicità.
Per Tommaso la legge è "una regola o misura dell‘agire, in quanto da essa uno viene spinto all‘azione o ne viene allontanato: legge infatti deriva da legare, poiché obbliga ad agire".
Essa ordina la parte al tutto in ambito politico cioè il bene particolare al bene comune della comunità e solo al popolo o alla persona pubblica (eletta dal popolo) spetta ordinare la società al bene comune tramite la legge.
Non a caso la persona privata,al contrario del magistrato non ha forza coercitiva e può solo ammonire e tentare di persuadere mentre tale forza è posseduta dal popolo o dalla persona pubblica, a cui spetta di infliggere la pena.
Inoltre è evidente che la legge non ha forza vincolante se non è promulgata.
Tommaso sintetizza la sua definizione come "comando della ragione ordinato al bene comune, promulgato da chi è incaricato di una collettività".
Per Tommaso legge si dice in quattro modi:
1)La lex aeterna:cioè il piano con il quale la ragione divina regge e governa l'universo("la legge eterna non è altro che il piano della divina sapienza relativo a ogni azione e a ogni moto").
Essa non può essere conosciuta in sé ma è conosciuta nell‘effetto che ne contiene una somiglianza.
Ogni creatura razionale la conosce, più o meno bene, nelle sue irradiazioni. Infatti ogni conoscenza della verità è un‘irradiazione o partecipazione della legge eterna e la verità tutti in qualche modo la conoscono, almeno quanto ai primi princìpi della legge naturale. Per il resto invece alcuni partecipano in misura maggiore e altri in misura minore a questa conoscenza della verità: quindi in misura maggiore o minore conoscono la legge eterna.
Tutte le leggi derivano e partecipano di essa e tutte le creature ne partecipano, essendo inclinati da essa a ricercare determinati beni o a compiere determinate azioni.
Nell'uomo non c'è tuttavia solo l'inclinazione a seguire la legge ma anche la conoscenza (più o meno parziale) di essa.
-la lex naturalis cioè la partecipazione alla legge eterna propria della creatura razionale che "ne partecipa col provvedere a se stessa e agli altri".
Il primo principio della legge si fonda sulla nozione di bene, essendo il bene ciò che tutte le cose desiderano.
Il primo principio della legge naturale è quindi "Bisogna fare e cercare il bene e bisogna evitare il male".
Quindi il bene ha carattere di fine e il male invece carattere contrario, ne segue perciò che tutte le cose verso le quali l‘uomo ha un‘inclinazione naturale la ragione le apprende come buone, e quindi da farsi, mentre le contrarie le apprende come cattive e da evitarsi.
Di conseguenza l‘ordine dei precetti della legge naturale segue l‘ordine delle inclinazioni naturali.
La prima inclinazione che si trova nell'uomo(ed è comune con tutte le sostanze) è quella di auto conservarsi,quindi appartiene alla legge naturale "tutto ciò che giova a conservare la vita umana e ne impedisce la distruzione".
La seconda inclinazione che si trova nell'uomo(ed è comune con tutte gli animali) è quella alla procreazione e all'allevamento dei figli.
La terza inclinazione che troviamo nell'uomo e solo in esso è l'inclinazione verso il bene razionale come ad esempio vivere in società o cercare la verità.
I principi della legge naturale sono universali e necessari ma , se essi si calano nella concretezza e nel particolare , possono diventare di incerta applicazione e possono permettersi delle eccezioni.
Si deve concludere che la legge naturale quanto ai primi princìpi universali è identica presso tutti gli uomini, sia quanto alla sua rettitudine oggettiva che quanto alla sua conoscenza. Rispetto però a certe sue applicazioni, che sono come delle conclusioni dei princìpi universali, essa è identica presso tutti sia per la bontà delle sue norme che per la sua conoscenza nella maggior parte dei casi, tuttavia in pochi casi ci possono essere delle eccezioni, sia quanto alla bontà delle norme che quanto alla conoscenza.
In alcuni casi bisogna concedere delle deroghe al precetto universale:ad esempio "per tutti, infatti, è vero ed è giusto agire secondo ragione. E da tale principio segue, quasi come conclusione propria, che le cose depositate vanno restituite. E ciò è vero nella maggior parte dei casi. Ma può capitare in qualche caso che ciò sia dannoso, e quindi tale restituzione sia irragionevole: nel caso, p. es., che uno richieda il deposito per servirsene contro la patria".
Può verificarsi inoltre il caso che la conoscenza dei principi universali sia offuscata dai vizi o dalle passioni o dalle cattive abitudini per esempio "Giulio Cesare racconta che una volta presso i popoli della Germania non si considerava delittuoso il latrocinio, che pure è espressamente contrario alla legge naturale".
La legge naturale può essere perfezionata e completata dalla legge umana o divina ma non può essere modificata nei suoi principi universali.
Solo Dio può dispensare dal seguirla mutando la materia su cui doveva applicarsi : "Con la morte naturale muoiono tutti, sia gli innocenti che i colpevoli. E questa morte è inflitta dalla divina potenza per il peccato originale, secondo l‘espressione biblica : «Il Signore fa morire». Perciò senza alcuna ingiustizia, per un comando di Dio, si può infliggere la morte a qualsiasi uomo, sia colpevole che innocente. E lo stesso si dica dell‘adulterio, che è l‘unione con la donna di un altro, attribuita a costui da una legge stabilita da Dio. Perciò a qualsiasi donna uno si unisca per comando di Dio non commette né adulterio né fornicazione. E ancora la medesima ragione vale per il furto, che è l‘appropriarsi della roba altrui. Infatti tutto ciò che uno prende per comando di Dio, che è il padrone di ogni cosa, non lo prende, come nel furto, contro la volontà del padrone. Del resto non avviene soltanto nelle cose umane che sia doverosa qualsiasi azione comandata da Dio: poiché anche nel mondo fisico tutto ciò che Dio compie è in qualche modo naturale".
La legge naturale non può essere cancellata dal cuore dell'uomo nei suoi principi universali ma può capitare che "nei casi concreti, quando la ragione, a causa della concupiscenza o di altre passioni, sia impedita di applicare il principio universale a un‘azione da compiere".
-la lex humana cioè le particolari disposizioni umane per "incarnare" nella concretezza storica i principi della legge naturale.
Per frenare la concupiscenza umana non basta l'ammonizione o il consiglio,è necessaria la forza della legge.
I soggetti "che non si lasciano muovere facilmente dalle parole, era necessario ritrarli dal male con la forza e col timore: affinché, desistendo dal fare il male, rendessero quieta agli altri la vita, ed essi stessi, abituandosi a ciò, arrivassero a compiere volontariamente quello che prima eseguivano per paura, divenendo in tal modo virtuosi".
La legge umana è una deduzione nel particolare della legge naturale( come "conclusione dai principi" ) oppure una sua determinazione("la legge di natura, p. es., stabilisce che chi pecca venga punito, ma precisare con quale pena è una certa determinazione della legge naturale".)
Una legge umana ha valore,forza e vincolo in virtù della legge naturale ma se costituisce una deviazione rispetto ad essa è una "non legge" priva di forza vincolante e coercitiva.
Essa non deve proibire tutti i vizi o instaurare o una "stato della virtù" ma solo quelli particolarmente dannosi e pericolosi per la comunità.
Essa " non comanda tutti gli atti di tutte le virtù, ma soltanto quelli che sono ordinabili al bene comune, sia in maniera diretta, come quelli da compiere immediatamente per il bene comune, sia in maniera indiretta, come quando il legislatore dà delle disposizioni atte a favorire la buona educazione, che prepara i cittadini a conservare il bene comune della giustizia e della pace".
Essa vincola in coscienza (e deve essere obbedita pena commettere peccato grave) se è giusta ma se non lo è (cioè "o perché in contrasto col bene umano : o per il fine, come quando chi comanda impone ai sudditi delle leggi onerose non per il bene comune, ma piuttosto per la sua cupidigia e per il suo prestigio personale; oppure per l‘autorità, come quando uno emana una legge superiore ai propri poteri; oppure anche per il tenore, come quando si spartiscono gli oneri in maniera disuguale, anche se vengono ordinati al bene comune") non ha alcuna forza di "coercizione" morale a meno che non si tratti di evitare scandali o turbamenti.
Se poi la legge umana ordina atti contrari alla legge divina,l'obbedienza alla legge è peccato.
Non è soggetto ad una legge chi è al di fuori della giurisdizione dell'autorità che l'ha emanata o perché soggetto ad un'autorità superiore.
Anche il principe,pur essendo al di fuori della forza coattiva della legge( in quanto la legge riceve forza coattiva proprio da lui), "quanto alla forza direttiva della legge è spontaneamente soggetto alla medesima, come nota il Diritto : «Chiunque determina una norma per gli altri, deve applicarla a se stesso. Dice infatti l‘autorità del savio : Ubbidisci alla legge che tu stesso hai stabilito".
Si possono verificare dei casi in cui l'obbedienza alla lettera della legge è dannosa per il bene comune :"p. es. in un assedio viene sancita una legge che ordina la chiusura delle porte della città, si ha una disposizione utile alla comune salvezza nella maggioranza dei casi; se però capita che i nemici stiano inseguendo dei cittadini capaci di salvare la città, sarebbe sommamente dannoso non aprire loro le porte: perciò in questo caso esse andrebbero aperte contro le parole della legge, per salvaguardare l‘interesse comune che il legislatore ha di mira".
All'autorità costituita spetta dispensare salvo il caso di "pericolo immediato che non dà il tempo di ricorrere al superiore",allora la necessità stessa comporta la dispensa: poiché la necessità non ha legge.
Infatti chi in caso di necessità agisce senza conformarsi alle parole della legge non giudica la legge, ma giudica il caso particolare in cui vede che le parole della legge non vanno osservate.
La legge umana varia a seconda delle situazioni e dei luoghi ( "la legge umana può' giustamente mutare per il variare delle condizioni degli uomini stessi, che richiedono cose diverse secondo le loro diverse situazioni.).
E' modificabile qualora sia necessario,ci sia un'utilità o si debba eliminare una disposizione ingiusta.
La stessa consuetudine può pure interpretare la legge o addirittura abolirla.
Qualora la legge sia inadeguata, si può agire trascurando la legge, senza che l‘atto sia cattivo e quando i casi di inosservanza si moltiplicano è il segno che la legge è ormai superata..
-la lex divina(cioè la legge che guida l'uomo verso la salvezza e che permette di chiarire le ambiguità che possono sorgere nei confronti della vaghezza della legge naturale).
Essa si compone della legge antica(la Torah) e della legge nuova(cioè quella evangelica).
Su di essa tornerò un'altra volta perché il suo contenuto è teologico,non filosofico.
(Niccolò Bonetti)
In questo mio articolo vorrei tentare di illustrare la visione tommasiana della legge,che, pur essendo fondata in maniera metafisica,è bel lontana da essere una visione legalistica o assolutistica bensì è dinamicamente aperta alla contingenza storica con tutte le sue eccezioni e problematicità.
Per Tommaso la legge è "una regola o misura dell‘agire, in quanto da essa uno viene spinto all‘azione o ne viene allontanato: legge infatti deriva da legare, poiché obbliga ad agire".
Essa ordina la parte al tutto in ambito politico cioè il bene particolare al bene comune della comunità e solo al popolo o alla persona pubblica (eletta dal popolo) spetta ordinare la società al bene comune tramite la legge.
Non a caso la persona privata,al contrario del magistrato non ha forza coercitiva e può solo ammonire e tentare di persuadere mentre tale forza è posseduta dal popolo o dalla persona pubblica, a cui spetta di infliggere la pena.
Inoltre è evidente che la legge non ha forza vincolante se non è promulgata.
Tommaso sintetizza la sua definizione come "comando della ragione ordinato al bene comune, promulgato da chi è incaricato di una collettività".
Per Tommaso legge si dice in quattro modi:
1)La lex aeterna:cioè il piano con il quale la ragione divina regge e governa l'universo("la legge eterna non è altro che il piano della divina sapienza relativo a ogni azione e a ogni moto").
Essa non può essere conosciuta in sé ma è conosciuta nell‘effetto che ne contiene una somiglianza.
Ogni creatura razionale la conosce, più o meno bene, nelle sue irradiazioni. Infatti ogni conoscenza della verità è un‘irradiazione o partecipazione della legge eterna e la verità tutti in qualche modo la conoscono, almeno quanto ai primi princìpi della legge naturale. Per il resto invece alcuni partecipano in misura maggiore e altri in misura minore a questa conoscenza della verità: quindi in misura maggiore o minore conoscono la legge eterna.
Tutte le leggi derivano e partecipano di essa e tutte le creature ne partecipano, essendo inclinati da essa a ricercare determinati beni o a compiere determinate azioni.
Nell'uomo non c'è tuttavia solo l'inclinazione a seguire la legge ma anche la conoscenza (più o meno parziale) di essa.
-la lex naturalis cioè la partecipazione alla legge eterna propria della creatura razionale che "ne partecipa col provvedere a se stessa e agli altri".
Il primo principio della legge si fonda sulla nozione di bene, essendo il bene ciò che tutte le cose desiderano.
Il primo principio della legge naturale è quindi "Bisogna fare e cercare il bene e bisogna evitare il male".
Quindi il bene ha carattere di fine e il male invece carattere contrario, ne segue perciò che tutte le cose verso le quali l‘uomo ha un‘inclinazione naturale la ragione le apprende come buone, e quindi da farsi, mentre le contrarie le apprende come cattive e da evitarsi.
Di conseguenza l‘ordine dei precetti della legge naturale segue l‘ordine delle inclinazioni naturali.
La prima inclinazione che si trova nell'uomo(ed è comune con tutte le sostanze) è quella di auto conservarsi,quindi appartiene alla legge naturale "tutto ciò che giova a conservare la vita umana e ne impedisce la distruzione".
La seconda inclinazione che si trova nell'uomo(ed è comune con tutte gli animali) è quella alla procreazione e all'allevamento dei figli.
La terza inclinazione che troviamo nell'uomo e solo in esso è l'inclinazione verso il bene razionale come ad esempio vivere in società o cercare la verità.
I principi della legge naturale sono universali e necessari ma , se essi si calano nella concretezza e nel particolare , possono diventare di incerta applicazione e possono permettersi delle eccezioni.
Si deve concludere che la legge naturale quanto ai primi princìpi universali è identica presso tutti gli uomini, sia quanto alla sua rettitudine oggettiva che quanto alla sua conoscenza. Rispetto però a certe sue applicazioni, che sono come delle conclusioni dei princìpi universali, essa è identica presso tutti sia per la bontà delle sue norme che per la sua conoscenza nella maggior parte dei casi, tuttavia in pochi casi ci possono essere delle eccezioni, sia quanto alla bontà delle norme che quanto alla conoscenza.
In alcuni casi bisogna concedere delle deroghe al precetto universale:ad esempio "per tutti, infatti, è vero ed è giusto agire secondo ragione. E da tale principio segue, quasi come conclusione propria, che le cose depositate vanno restituite. E ciò è vero nella maggior parte dei casi. Ma può capitare in qualche caso che ciò sia dannoso, e quindi tale restituzione sia irragionevole: nel caso, p. es., che uno richieda il deposito per servirsene contro la patria".
Può verificarsi inoltre il caso che la conoscenza dei principi universali sia offuscata dai vizi o dalle passioni o dalle cattive abitudini per esempio "Giulio Cesare racconta che una volta presso i popoli della Germania non si considerava delittuoso il latrocinio, che pure è espressamente contrario alla legge naturale".
La legge naturale può essere perfezionata e completata dalla legge umana o divina ma non può essere modificata nei suoi principi universali.
Solo Dio può dispensare dal seguirla mutando la materia su cui doveva applicarsi : "Con la morte naturale muoiono tutti, sia gli innocenti che i colpevoli. E questa morte è inflitta dalla divina potenza per il peccato originale, secondo l‘espressione biblica : «Il Signore fa morire». Perciò senza alcuna ingiustizia, per un comando di Dio, si può infliggere la morte a qualsiasi uomo, sia colpevole che innocente. E lo stesso si dica dell‘adulterio, che è l‘unione con la donna di un altro, attribuita a costui da una legge stabilita da Dio. Perciò a qualsiasi donna uno si unisca per comando di Dio non commette né adulterio né fornicazione. E ancora la medesima ragione vale per il furto, che è l‘appropriarsi della roba altrui. Infatti tutto ciò che uno prende per comando di Dio, che è il padrone di ogni cosa, non lo prende, come nel furto, contro la volontà del padrone. Del resto non avviene soltanto nelle cose umane che sia doverosa qualsiasi azione comandata da Dio: poiché anche nel mondo fisico tutto ciò che Dio compie è in qualche modo naturale".
La legge naturale non può essere cancellata dal cuore dell'uomo nei suoi principi universali ma può capitare che "nei casi concreti, quando la ragione, a causa della concupiscenza o di altre passioni, sia impedita di applicare il principio universale a un‘azione da compiere".
-la lex humana cioè le particolari disposizioni umane per "incarnare" nella concretezza storica i principi della legge naturale.
Per frenare la concupiscenza umana non basta l'ammonizione o il consiglio,è necessaria la forza della legge.
I soggetti "che non si lasciano muovere facilmente dalle parole, era necessario ritrarli dal male con la forza e col timore: affinché, desistendo dal fare il male, rendessero quieta agli altri la vita, ed essi stessi, abituandosi a ciò, arrivassero a compiere volontariamente quello che prima eseguivano per paura, divenendo in tal modo virtuosi".
La legge umana è una deduzione nel particolare della legge naturale( come "conclusione dai principi" ) oppure una sua determinazione("la legge di natura, p. es., stabilisce che chi pecca venga punito, ma precisare con quale pena è una certa determinazione della legge naturale".)
Una legge umana ha valore,forza e vincolo in virtù della legge naturale ma se costituisce una deviazione rispetto ad essa è una "non legge" priva di forza vincolante e coercitiva.
Essa non deve proibire tutti i vizi o instaurare o una "stato della virtù" ma solo quelli particolarmente dannosi e pericolosi per la comunità.
Essa " non comanda tutti gli atti di tutte le virtù, ma soltanto quelli che sono ordinabili al bene comune, sia in maniera diretta, come quelli da compiere immediatamente per il bene comune, sia in maniera indiretta, come quando il legislatore dà delle disposizioni atte a favorire la buona educazione, che prepara i cittadini a conservare il bene comune della giustizia e della pace".
Essa vincola in coscienza (e deve essere obbedita pena commettere peccato grave) se è giusta ma se non lo è (cioè "o perché in contrasto col bene umano : o per il fine, come quando chi comanda impone ai sudditi delle leggi onerose non per il bene comune, ma piuttosto per la sua cupidigia e per il suo prestigio personale; oppure per l‘autorità, come quando uno emana una legge superiore ai propri poteri; oppure anche per il tenore, come quando si spartiscono gli oneri in maniera disuguale, anche se vengono ordinati al bene comune") non ha alcuna forza di "coercizione" morale a meno che non si tratti di evitare scandali o turbamenti.
Se poi la legge umana ordina atti contrari alla legge divina,l'obbedienza alla legge è peccato.
Non è soggetto ad una legge chi è al di fuori della giurisdizione dell'autorità che l'ha emanata o perché soggetto ad un'autorità superiore.
Anche il principe,pur essendo al di fuori della forza coattiva della legge( in quanto la legge riceve forza coattiva proprio da lui), "quanto alla forza direttiva della legge è spontaneamente soggetto alla medesima, come nota il Diritto : «Chiunque determina una norma per gli altri, deve applicarla a se stesso. Dice infatti l‘autorità del savio : Ubbidisci alla legge che tu stesso hai stabilito".
Si possono verificare dei casi in cui l'obbedienza alla lettera della legge è dannosa per il bene comune :"p. es. in un assedio viene sancita una legge che ordina la chiusura delle porte della città, si ha una disposizione utile alla comune salvezza nella maggioranza dei casi; se però capita che i nemici stiano inseguendo dei cittadini capaci di salvare la città, sarebbe sommamente dannoso non aprire loro le porte: perciò in questo caso esse andrebbero aperte contro le parole della legge, per salvaguardare l‘interesse comune che il legislatore ha di mira".
All'autorità costituita spetta dispensare salvo il caso di "pericolo immediato che non dà il tempo di ricorrere al superiore",allora la necessità stessa comporta la dispensa: poiché la necessità non ha legge.
Infatti chi in caso di necessità agisce senza conformarsi alle parole della legge non giudica la legge, ma giudica il caso particolare in cui vede che le parole della legge non vanno osservate.
La legge umana varia a seconda delle situazioni e dei luoghi ( "la legge umana può' giustamente mutare per il variare delle condizioni degli uomini stessi, che richiedono cose diverse secondo le loro diverse situazioni.).
E' modificabile qualora sia necessario,ci sia un'utilità o si debba eliminare una disposizione ingiusta.
La stessa consuetudine può pure interpretare la legge o addirittura abolirla.
Qualora la legge sia inadeguata, si può agire trascurando la legge, senza che l‘atto sia cattivo e quando i casi di inosservanza si moltiplicano è il segno che la legge è ormai superata..
-la lex divina(cioè la legge che guida l'uomo verso la salvezza e che permette di chiarire le ambiguità che possono sorgere nei confronti della vaghezza della legge naturale).
Essa si compone della legge antica(la Torah) e della legge nuova(cioè quella evangelica).
Su di essa tornerò un'altra volta perché il suo contenuto è teologico,non filosofico.
(Niccolò Bonetti)
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