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Il pasticcio dei test d'ingresso


di Lorenzo Banducci

Aprendo il giornale di notizie buffe se ne leggono tante, ma quella che ho visto apparire oggi sui giornali online le ha schiacciate tutte.
Il ministro dell’istruzione Carrozza, infatti, a fianco del presidente del consiglio Enrico Letta ha annunciato che all’interno del “Decreto scuola” vi sarebbe stato posto per la cancellazione del così detto “bonus maturità”. Tale norma introduceva, all’interno dei test d’ingresso per le facoltà a numero chiuso, la possibilità di avere un bonus nel punteggio in base al voto ottenuto all’esame di stato.


Non voglio entrare in queste righe nel merito della questione. Non mi interessa qui dire se sia giusta o meno tale norma che sarebbe stata realmente efficace solo se le scuole superiori sull’intero territorio nazionale fossero identiche, con uguali programmi e uguali metri di giudizio da parte del corpo docente. Sappiamo però che tale obiettivo è realmente utopico. Ciascuno studente ha la propria storia della quale gli insegnanti devono tenere conto in sede di valutazione e non sono sufficienti programmi e metri di giudizio per stabilire un voto che sia realmente adeguato al termine dei cinque anni delle superiori.
Preso atto di questo sono rimasto comunque esterrefatto dei tempi e dei modi con i quali tale norma sia stata tolta di mezzo. Migliaia di ragazzi, infatti, si sono recati in questi giorni nei vari atenei italiani con la speranza di accedere alle tanto ambite facoltà a numero chiuso. Nei mesi scorsi hanno potuto leggere un bando, che, come tutti i bandi, poneva delle regole e dei paletti ben precisi da rispettare: dalle scadenze per le iscrizioni, fino ad arrivare al metodo di calcolo del punteggio finale. Ciascuno studente si è recato in sede di esame sapendo di poter eventualmente usufruire di un certo bonus e magari molti studenti non si sono recati a sostenere tale esame proprio perché sapevano di poter usufruire del suddetto “bonus maturità”. Tutti questi ragazzi si son svegliati oggi e di colpo con un cambiamento di regole improvviso e che riguarda tutti indistintamente. Non sarebbe bastato farlo entrare in vigore dal prossimo anno? Perché falsare a questo modo l’esito dei test d’ingresso? Ma soprattutto perché il nostro paese continua incessantemente a dare l’idea che le regole non esistano e che, se presenti, non siano mai chiare e limpide, ma sempre pronte ad essere cambiate? Quale lezione va a ragazzi diciannovenni che magari hanno investito del tempo e della fatica nello studio e che rischiano di vedere tutto vanificato per così poco?
Di cose strane ne ho viste davvero tante in 24 anni di vita, ma questa è davvero una delle più inqualificabili che io ricordi. Mi auguro di cuore che nei prossimi giorni arrivino delle chiarificazioni in merito e si possa far luce senza timori su questa brutta pagina per l’istruzione e per l’educazione delle giovani generazioni già frantumate da una società che li vede come un peso e come dei precari a vita il cui futuro si gioca magari in un quiz.

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