Passa ai contenuti principali

Le lettere dei Papi


di Lorenzo Banducci


Dopo Papa Francesco è toccato a Joseph Ratzinger, già Papa Benedetto XVI, rispondere agli stimoli di un non-credente sui temi della fede e, più nello specifico sulla figura di Gesù.


Affascinante e puntuale la risposta del teologo tedesco che mette spalle al muro lo scienziato ateo Odifreddi protagonista a più riprese di uscite e di articoli poco consoni a una persona intelligente come lui.

Anche per quanto riguarda questo testo, come ho già fatto nel caso della lettera di Papa Francesco a Eugenio Scalfari, cerco di non entrare nel merito delle questioni sollevate da Ratzinger ma provo a spendere qualche parola sul metodo condotto.

Innovativa sicuramente anche questa scelta dell’ex Pontefice tedesco che sceglie di rivolgersi direttamente a una figura, Odifreddi, che si è sempre mostrato poco interessato a costruire un dialogo che fosse costruttivo con la religione e con i suoi rappresentanti. In un certo senso, quindi, trovo più interessante la scelta di Benedetto XVI rispetto a quella di Francesco, che aveva scelto di dialogare con Scalfari, persona sicuramente con una sensibilità e un’attenzione diversa a quella dello scienziato ateo sulle tematiche attinenti alla fede.

Con la scelta di Ratzinger la Chiesa compie un ulteriore passo in avanti verso un’ apertura diretta al confronto con il mondo della cultura e della scienza che hanno, nella loro storia recente, manifestato anche grandi ostilità nei confronti dell’istituzione Vaticana.

Non sarà per il caso di mettere in pratica questa scelta anche nelle nostre città e nelle nostre comunità? Perché non cominciare a indirizzare le nostre associazioni che aggregano cristiani nei vari luoghi di vita e di lavoro verso un fecondo dialogo con associazioni di non credenti? Vincere i nostri timori reverenziali e uscire dai gusci, sempre più vuoti, delle nostre comunità è la sfida che ci aspetta per evangelizzare il nostro Mondo negli anni che ci sono stati dati. Ancora una volta emerge la presa di distanza da un certo arroccamento, tipico di alcuni nostri fratelli. Tale arroccamento, spesso giustificato con l’inutilità nel costruire un dialogo con chi è non-convertibile, deve diventare un comportamento da superare proprio sull’esempio di Francesco e Benedetto.

Commenti

Renato ha detto…
Non è sicuramente per colpa dei cristiani se non c'è dialogo con i non credenti (o almeno una parte di loro)... gli "arroccamenti" sono solo di chi vede la fede come fumo negli occhi... casomai sono i nostri comportamenti poco autentici, incoerenti, di contro testimonianza, che allontanano ancora di più le parti... se non ci vergognassimo del nostro credo, se fossimo mossi più da Misericordia e Amor di Dio, opereremmo miracoli, non ci sarebbe ateo che resisterebbe.
Nipoti di Maritain ha detto…
Ma lei le frequenta le parrocchie e le associazioni? Non pensa che siano troppo spesso auto-referenziali?
Renato ha detto…
Buon giorno... sicuramente, e lo confermo proprio perché frequento parrocchia e gruppi... ma tu (anche dandosi del "lei" tra fratelli figli dello stesso Padre si uccide il dialogo e ci si "arrocca") forse non hai contatti con persone "lontane dalla fede"... prova ad instaurare con questi un discorso su temi etici, di morale, di legge naturale... poi vedi chi è che si pone in atteggiamento di chiusura... prova a non farti dare del bigotto, moralista, integralista o chi ne ha più ne metta... prova a non farti rinfacciare ogni umana debolezza in cui sei mai caduto... io l'ho fatto e ho trovato sempre chiusura (come il demonio insegna!)... bene, non per questo non continuerò a farlo, ora più che mai sull'esempio dei nostri pontefici (stiamo vivendo un periodo straordinario per la grazia di avere due papi che si sorreggono a vicenda, uno "visibile" e pubblico, l'altro che opera nel silenzio e nella preghiera)... e userò le armi (mi ripeto, le uniche che possono vincere) della misericordia, dell'Amor a Dio e ai fratelli... e per loro sempre pregherò per la personale conversione... perché... "guai a me se non annuncio il Vangelo!" (1Cor 9,16)... Un abbraccio!

Post popolari in questo blog

Curzio Nitoglia, un cattivo maestro

di Andrea Virga Questo articolo, come quello su Don Gallo 1 , non avrebbe reale ragione d’essere. Anche qui, le gravi affermazioni dottrinali del sacerdote in questione non meriterebbero più d’uno sberleffo, vista la loro palese incompatibilità con la retta dottrina. E tuttavia, anche qui è il caso di un prete consacrato – e stavolta tuttora vivente – che attira proseliti, specie fra i giovani, grazie alle sue opinioni estremiste ed ereticali, con il risultato di diffondere in lungo e in largo i suoi errori. Per questo, ritengo che sia il caso di dedicare una mezz’oretta a mettere in guardia i meno provveduti, che magari preferiscono internet ad un buon padre spirituale, rispetto a questo personaggio: Don Curzio Nitoglia. Il paragone con Don Gallo, però, non riesca troppo offensivo al defunto sacerdote genovese, che aveva almeno il merito di essere molto attivo in ambito sociale e di non aver mai lasciato la Chiesa (cosa non troppo difficile, visto il permissivismo dei suoi super...

Il noviziato Agesci: tempo e idea tra scoutismo e Chiesa

C’è un momento strano nel cammino scout Agesci ed è quello del noviziato: sì, il nome riprende proprio il linguaggio monastico; sì, l’ispirazione è proprio quella; sì, è un periodo di introduzione e studio.  Si tratta del primo momento nella branca rover e scolte, i più grandi nel nostro scoutismo: dura un anno. Di noviziato in Agesci si parla  –  e si sparla  –  in continuazione, non c’è un tema altrettanto trattato e maltrattato, anche nella prassi.È speciale e irrinunciabile e può essere una fonte di riflessione importante anche al di fuori dell’associazione. Cercherò ora di dare a questa riflessione un taglio ecclesiale, per plasmare un avvio di confronto su temi scoutisticamente ed ecclesialmente poco trattati. Il noviziato è un tempo e come tutti i tempi è prezioso. Lo è il nostro, figuriamoci quello dei ragazzi. Con un po’ di ironia, potremmo dire che l’importanza del tempo l’ha capita anche il Papa: in Evangelii Gaudium Francesco scrive che «i...

Commento al Vangelo 25 novembre 2018 - Cristo Re: Gv 18,33-37

Il quarto vangelo coglie l’occasione del colloquio tra Gesù e Pilato - che nessuno probabilmente udì - per coinvolgerci in un confronto sulla regalità di Cristo. Da un lato, la prospettiva imperiale: il “re dei giudei” crea problemi politici. Ma il pericoloso rivoluzionario è proprio quell’uomo consegnatogli dai giudei? Il governatore Pilato, che giudeo non vuol essere, ne dubita: «Tu, indifeso persino dai tuoi amici, proprio tu saresti il re dei giudei? Cosa avresti fatto? Ci sono davvero delle prove credibili contro di te?». Non ci crede. Gesù, insomma, non gli pare affatto un pretendente al trono. Dall’altro lato, Gesù domanda chi gli ha suggerito che lui sarebbe sovrano. Lo Spirito di Dio o l’Accusatore? Entrambi lo sanno! I Romani che temono una congiura contro Cesare o i sommi sacerdoti che temono il Messia che renderà vano il loro ruolo? I primi stiano tranquilli, gli altri un po’ meno... Gesù dice che il suo regno non è un regno come gli altri che si estendono geogr...