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Ve la racconto io la FUCI

di Lorenzo Banducci Ogni tanto fermarsi fa bene. Consente di distendersi un attimo, rilassarsi, guardarsi intorno, concentrarsi sull’essenziale. In tal senso va interpretata la mia sparizione temporanea dalla rete e dal blog “Nipoti di Maritain” che ormai da un anno e mezzo porto avanti insieme ad amici e amiche sparsi per il Bel Paese.

Finlandia, FUCI ed Erasmus

di Davide Cilia Tempo fa, di ritorno dal mio periodo di studi Erasmus, mi è stato chiesto di raccontare i mesi trascorsi a Helsinki, in Finlandia. Cercherò di giustificare il mio racconto in questo blog evidenziando gli aspetti che potrebbero interessare chi si interroga sul valore di questo programma di studi intra-europeo o piuttosto chi si chiede come funzioni concretamente il famoso sistema di welfare dei paesi scandinavi tanto elogiato.  

Adenauer

di Giorgio Romagnoni

Verso l'alto

di Giorgio Romagnoni

La famiglia e le sue reti relazionali - La figura del padre

di Manuel Versari L ’esistenza dell’uomo è oggi rappresentata da una sempre più fitta rete di relazioni. L’ampiezza e l’intensità di tali relazioni hanno oltrepassato, oggi, i confini di ogni nazione, mentre l’accelerazione e la facilità di questi rapporti richiedono di adeguarsi a contesti sempre più differenti. Da una parte, dunque, un ampio spazio per ciascuno, con sempre minori barriere e sempre maggiori stimoli; dall’altra, il bisogno di legami affettivi, gli unici in grado di fornire certezze e sicurezza. Insomma, un panorama che si fa avventuroso al punto di perdersi. Ho cercato, basandomi su un’alchimia tra Scienze Educative e un mio personale pensiero, di analizzare l’importanza dei singoli ruoli in una relazione famigliare, perché esprimano al meglio le loro personali capacità dentro un piano che è quello dell’insieme. Tutto ciò senza la presunzione di insegnare niente a nessuno, ma esclusivamente con l’intento di una riflessione su cui poi ognuno farà il suo ragion

Quali luoghi, quali riti per i funerali di domani?

di Christian de Cacqueray, Jean Ruellan, Frédéric Mounier in “La Croix” del 29 ottobre 2013 (traduzione: www.finesettimana.org ) «La soggettivizzazione, fondata sull' “io”, fa problema per la Chiesa» Dichiarazioni di Christian de Cacqueray (direttore del Service catholique des funérailles ), raccolte da Frédéric Mounier Di fatto, i cimiteri sono sempre meno frequentati. Un numero sempre maggiore di defunti e di loro parenti neppure vi entrano, soprattutto per l'aumento delle cremazioni, della dispersione delle ceneri, e quindi della scomparsa delle tracce lasciate dai defunti. Inoltre, si constata un cambiamento importante nel tono delle celebrazioni: sono ormai molto personalizzate. Si parla del defunto: “Per me era... Per lui ero...” Questa soggettivizzazione, fondata sull' “io”, fa problema per la Chiesa, perché il suo rito è fondato su un “noi”, su una dimensione collettiva di affiliazione e su una trascendenza. Propone, nel percorso funebre, una spe

I cimiteri si adattano alla laicizzazione della morte

di Frédéric Mounier in “La Croix” del 29 ottobre 2013 (traduzione: www.finesettimana.org ) Le ceneri umane sono lì, sparse ai piedi degli alberi. A pochi passi dall'entrata del cimitero  intercomunale di Joncherolles (Seine-Saint Denis), in prossimità del crematorio, che riceve 1200 corpi all'anno, il “Giardino del ricordo” ha un'atmosfera di tranquillità. Voluto in tutti i comuni di più di 2000 abitanti dalla legge del 19 dicembre 2008, riguardante la cremazione, ormai parte preponderante delle esequie, il “Giardino del ricordo” di Joncherolles ha conosciuto un'evoluzione interessante. Ce la spiega Mathieu Legrand, suo conservatore: “In teoria, le ceneri devono essere versate nel “pozzo delle ceneri”. Il pozzo, chiuso da una piattaforma di ciottoli, è circondato da un memoriale composto di targhe nominative che ricordano le identità dei defunti. Ma, ecco che “gli alberi sono diventati sepolture. È un modo diverso di vivere il lutto”, constata il conservat

L'elezione misteriosa della grazia

Certamente questa scelta è cosí misteriosa che ci è assolutamente impossibile scorgerla nella medesima pasta o, se è percepita da qualcuno, io confesso la mia incapacità su questo punto. Se mi è permessa una qualche opinione sull'indagine di questa scelta, non trovo infatti altri motivi nella scelta degli uomini in vista della grazia salvifica all'infuori o del maggiore ingegno o della minore colpevolezza o di entrambe le cose. Aggiungiamo pure, se piace, una formazione dottrinale fruttuosa e onesta. Sembra quindi che la scelta per la grazia debba cadere su chi è irretito e macchiato solo da colpe veniali (chi mai ne è esente?), è di notevole ingegno ed è versato nelle arti liberali.

L'avventura (ragionevole) dell'essere cristiani, dopo il novecento (3°parte)

di Eleon Borlini L’autotrascendenza e l’altro: il fondamento della morale Fatta salva la necessità dell’Io-corpo, l’antropologia filosofica che su di esso si fonda, e un rinnovato concetto di tempo, se lo svelarsi dell’essere nell’esistenza dell’uomo è, nel suo sistema di riferimento materiale, “da sempre”, e dunque ontologicamente fondamentale, ogni riflessione su di esso è da considerarsi un “atto secondo” della relazione originaria. L’essere-nel-mondo, per dirla con Heidegger, è la condizione di possibilità che rende l’uomo tale, poiché esso è da prima della riflessione stessa: esso è un trascendentale, o, meglio un esistenziale. Ora, è precisamente nella relazione con l’altro “ente” -per ora generico abitante del mondo, come nella teoria di Edelman- che anzitutto si dischiude la possibilità della libertà personale dell’uomo. Infatti, questa facoltà, che noi tutti sentiamo di avere, difficilmente potrebbe provenire dalla catena di causa ed effetto che sembra propria della

Ripensare il relativismo

di Christian Albini in “Viandanti” ( www.viandanti.org ) del 27 ottobre 2013 Credenti e no sono necessariamente avversari? Da sempre sostengo che non sia vero. Premetto che queste sono etichette fuorvianti, come ormai sostengono molti. Il «credente» è abitato dal dubbio e anche il «non-credente» conosce una sua fede e la ricerca. Tuttavia, sono categorie comode per semplificare i nostri discorsi, a patto di disinnescare alcuni luoghi comuni fuorvianti e dannosi. Uno dei più importanti riguarda il significato del linguaggio del relativismo, che ha segnato il pontificato di Benedetto XVI, e l’uso che se ne fa. A lungo, il dissenso rispetto alle posizioni prevalenti tra i vertici della gerarchia cattolica, soprattutto in campo etico-legislativo, è stato respinto ricorrendo a quest’accusa. Il relativismo fa parte di quei concetti il cui significato è stato irrigidito e che vanno ri-compresi e ri-letti. C’è bisogno di una nuova comprensione di parole che sono state sequestrate