Pubblichiamo prontamente la replica di Mario Agostino a Gianni Geraci. Entrambi i contributi sono importanti per proseguire la riflessione del blog in vista delle ormai imminenti elezioni 2013!
Rispondo subito apertamente in quanto
"Mario Agostino" chiamato in causa dalla lettera aperta di Geraci,
cui rispondo con la stessa libertà e cura così come ero stato invitato a
rispondere all'intervista che ho rilasciato da "nipote di Maritain". Ringrazio
intanto Geraci per l'interesse mostrato a "chiamare le cose con il loro
nome", cosa cui non mi sottraggo mai e per la quale leggo con un certo
dispiacere ed una certa sorpresa certi giudizi. L'impostazione data da Geraci a
questa sua lettera aperta è evidentemente contraddistinta da un'apologia della
coalizione cui fa capo l'onorevole Bersani: ritengo perciò sia ancora
fondamentalmente viziata da una certa visione manichea per la quale tutto il
male si anniderebbe nelle destre e tutto il bene fosse garantito tra le
sinistre. La trovo emblematica di una dialettica tanto aspra quanto spesso
improduttiva dell’ultimo ventennio, contraddistintosi a partire da tangentopoli
per un bipolarismo conflittuale che ha tenuto a rimarcare differenze radicate
nella diatriba del “con” o “contro” anziché garantire governabilità e riforme
al Paese. Ma se una cosa ci ha spinto a impegnarci per Scelta Civica, questa è
principalmente l'amore per contenuti e programmi urgenti, ossia riforme da
realizzare in unità ben oltre considerazioni che attengono a mera geografia
parlamentare orientata a rilevare vicinanza e storiche “destre, sinistre o
centri”. A muoverci dunque sono contenuti atti ad unire le forze rinnovatrici
per una visione prospettica di Paese, da declinare in Agende dettagliate da
scandire attraverso i lavori parlamentari; non più alcun interesse invece a
“raccogliere contro il grande seduttore" varie liste o proporre questo o
quel personalismo. Le preoccupazione di coalizioni riunite sulla logica del
“Con” o “contro” ha rubato infatti colpevolmente a nostro giudizio la scena a
scapito del “cosa” e del “per chi”, vere bussole che invece andrebbero
considerate per una politica lungimirante. L’espressione “falsificare la
realtà”, anche solo accostata ad una ragione di impegno, mi risulta pertanto
quanto meno fuori luogo, così come il richiamo ad un sommo valore come il
rispetto, sempre dovuto ad ogni avversario politico. La logica di unire forze
riformiste a partire dalla società civile parte dalla considerazione che non
esistono nemici “contro cui” battersi ma un Paese per il quale progettare
riforme unitarie. Non vorrei dunque scendere nel merito di questioni impostate
sotto queste premesse a mio avviso poco costruttive, ma poiché sono stato
chiamato in causa, non mi sottraggo al confronto, al fine di rettificare alcune
inesattezze scritte da Geraci.
Affermare che “le tradizioni politiche
che hanno scritto la Costituzione” sarebbero esclusivo appannaggio della
coalizione guidata da Bersani non corrisponde al quadro elettorale odierno, che
conta oggi come allora liberali, cattolici, o sedicenti eredi di socialismo e
comunismo presenti in diverse forze politiche. Confinare perciò a una
coalizione di sinistra gli ideali di maestri come Moro, Bachelet e Dossetti è
tanto antistorico quanto evidentemente una forzatura. Se proprio dobbiamo arrovellarci
su eredi presunti forzando la storia, non credo infatti che Nencini o Vendola
ne siano più depositari di Casini, benché il mio percorso non abbia ma avuto a
che vedere con nessuno dei tre.
Ringrazio per la cura riservata ai
miei ricordi d’infanzia, ma affermare che “i governi Prodi non sono caduti per
colpa della sinistra” credo sia, nella migliore delle ipotesi, un grave
scivolone mnemonico. Geraci scrive che “nel ‘98 la fine del governo Prodi fu
provocata dall'accordo tra D'Alema e Marini”: ebbene, risulta evidente che
questi signori componessero coalizione di sinistra, così come risulta agli atti
parlamentari che a sfiduciare Prodi tra i banchi di Rifondazione comunista fossero
tale Fausto Bertinotti e tale Nicola Vendola. Il problema di affidabilità sorge
dunque al sapere che quest’ultimo onorevole si porrebbe come sostegno
governativo di Bersani, dopo avere tradito lo stimatissimo Professor Prodi ed
un primo governo dove comparivano, tra le altre, illustri figure come Ciampi,
Napolitano, Bindi e Berlinguer.
L’Europeismo di Monti è evidentemente
impostato, come egli stesso afferma e come potete rintracciare nelle Agende, su
un’economia sociale di mercato, atta ad agevolare una crescita che consenta di
ridistribuire proporzionalmente l’utile alla classi socialmente più deboli, in
primis noi giovani. Ritengo estremamente grave perciò accostare la situazione
della Grecia come dovuta a politiche orientate all’europeismo di Monti, giacché
mi pare intellettualmente onesto innanzitutto ricordare che tutti i parametri
davano l’Italia evidentemente prossima alla stessa bancarotta greca nel giro di
pochi mesi a Novembre 2011. Invece di andare alle elezioni (dove il PD avrebbe
vinto), le forze politiche maggiori, PD compreso, si affidarono a un tecnico
che facesse quel “lavoro sporco” di messa in sesto dei conti per garantire
l’affidabilità dell’Italia nei confronti di mercati e istituzioni
internazionali. Questo richiedeva urgentemente riforme ignorate da decenni, su
tutte la riforma delle pensioni e del lavoro, votate proprio anche dal PD, forza
di governo, in quanto necessarie. Eppure oggi ci si permette di contestarle
anche da sinistra, come fa proprio lo stesso Berlusconi? Ma, dico io, possiamo
davvero permetterci di essere presi in giro da chi è stato in Parlamento per 20
anni?
L’onorevole Vendola pertanto non può
limitarsi a porre “attenzioni sociali” senza indicare il “come” o rivendicando
battaglie da sostenere a scapito della spesa pubblica, ossia indebitata sulle
spalle di noi contribuenti: porre l’attenzione sociale senza indicare le modalità,
come proposto invece da Monti da diverse settimane online, a mio parere rischia
di essere una mera operazione populista.
Nessuna ostinazione, dunque, ma la
libertà intellettuale di difendere chi come Monti non aveva in 14 mesi alcuna
possibilità di rilanciare l'occupazione, impegnato a spegnere un incendio di
conti acceso da decenni di incuria e irresponsabilità politica da riconoscere
ahimè trasversalmente alle forze. Le sue riforme sono state approvate dagli
stessi che oggi ne smentiscono la paternità per fini personalistici di campagna
elettorale, ma io da giovane sono grato al professor Monti per avere
letteralmente salvato dalla bancarotta questo Paese (almeno finché qualcuno,
come Berlusconi o Grillo, non s’inventerà il modo per bruciarne il lavoro in
pochi mesi). Nessun dogma liberista, dunque, ma solo il coraggio di impedire un
declino segnato dove un garantismo storicamente cieco e corporativo provoca
oggi disoccupazione per più di un terzo dei giovani come me.
Geraci non rileva infine con esattezza
il merito poi di alcuni punti, che quindi devo riprendere. Sugli gli articoli
29, 30 e 31 della Costituzione: garantiscono l’istituzione familiare fondata
sul matrimonio tra uomo e donna e non si prestano a invenzioni relativiste. Sul
piano dei diritti di coppie omosessuali perciò credo che l’Italia debba
rafforzare i diritti riservati, ma è ben altro, come ho spiegato, il patto
legato al matrimonio. Sul fisco: IRPEF, IRAP ed una revisione dell'IMU sono
dettagliati un base a politiche di crescita possibili sono dopo la garanzia,
ora presente grazie a Monti, di stabilità. L’entusiasmo credo sia proprio di
chi ha a cuore qualcosa di cui prendersi cura, come Don Milani ci ha insegnato.
Le semplificazioni sono invece un rischio che non appartiene a chi ha a cuore
la verità di una testimonianza che ha solo costi personali ed economici e
nessun tornaconto o garanzia. Rimando al mittente pertanto le considerazioni
del tutto incomprensibili circa “visioni distorte della realtà”. Ringrazio
Geraci per l’opportunità di confronto e i suoi auguri per l’impegno che ho
preso, che non si riduce solo al tentativo di “emulare tanto le gesta dei tanti
ex esponenti dell'Azione Cattolica o della Fuci che hanno arricchito la
politica”, ma anche di rafforzare l’impegno di cattolici di sostanza e non di
bandiera come Mario Monti i quali, nonostante tutto da perdere, si sono esposti
a mio avviso nobilmente e meritano il sostegno delle forze associative della
nostra società civile.
P.S Il nostro Stefano Ceccanti, citato
da Geraci, è stato letteralmente lasciato fuori ideologicamente dalla dirigenza
del PD, come egli stesso ci confidava rammaricato. Ancora sicuri di perpetrare
un bipolarismo conflittuale?
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