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Ho voglia

di Francesco Dulio

Non sono conservatore, non sono neanche progressista, ma amo il progresso e voglio conservare ciò che di buono c’è stato in passato.

“Penso che ciò che Vigevano abbia bisogno siano i giovani”, “Penso che si possa ancora cambiare in meglio la nostra società, almeno partendo dalla nostra realtà”, “Penso che…”, penso sia ora di cambiare davvero. Non sto inneggiando a qualcosa di politico, né tantomeno a qualche ideale troppo grosso che proprio non mi calza, ma semplicemente sto dicendo una banalità, perché questo è, che TUTTI hanno in mente come me.

Perché non si cambia allora?

Io, a diciannove anni, sicuramente non ho una risposta né giusta né inattaccabile né tantomeno dettata dall’esperienza che tanti avranno più di me, ma provo ogni modo a darmela, quando vedo che il mondo, insieme a noi giovani-futuri vecchi, sta andando a scatafascio.



Non si cambia perché chi è anziano non vuole pensare che il giovane che avanza sarà magari migliore di lui, non si cambia perché il giovane non vuole “sbattersi”, non si cambia perché la società non vuole, non si cambia perché c’è qualcuno o qualcosa (e non intendo assolutamente Dio) che ha i suoi interessi a non voler permettere il cambiamento, non si cambia perché i cambiamenti fanno paura, non si cambia perché solo la paura porta a seri cambiamenti, non si cambia perché si vuole criticare, fatto molto più facile, e rimanere al vecchio piuttosto che prendersi delle responsabilità e andare incontro a qualcosa di meno sicuro.

Ora, chiunque, usando un’espressione manzoniana, dei pochi lettori che avranno letto, ad almeno una motivazione avrà dato “colpa” senza forse rendersi conto che la colpa non risiede in nessuna di queste motivazioni, o perlomeno non direttamente in queste.

Manca la voglia.

Dobbiamo tornare noi giovani per primi ad aver voglia: voglia di dimostrare che abbiamo le idee, anche migliori dei nostri predecessori; voglia di prenderci carico delle responsabilità senza delegare sempre a tutti il nostro; voglia di crescere non in fretta ma con intelligenza (e non vuol dire alzare qualche volta il gomito o cambiare tre fidanzati o fidanzate al giorno, finché si è giovani ben venga…); voglia di essere quello per cui il Signore ci ha creato, e non solo degli specchi ossidati dei nostri genitori. Le mie sono tante belle proposte, tante belle frasi senza un nesso l’una con l’altra, e qui di sicuro pioveranno critiche, ma se avrete pazienza in poco spiegherò.

Un giovane oggi, come ormai è di dominio pubblico, non trova il posto fisso ma al massimo uno a contratto determinato, e se proprio ha fortuna ha dei genitori o parenti vari che gli possano dare una mano con un lavoro portando avanti ciò che è di famiglia. Lasciando perdere l’ultima categoria, che in realtà non dovrebbe ritenersi davvero esclusa dal ragionamento in quanto può comunque non voler o non poter continuare ciò che la famiglia le concede, sorge un altro problema: perché non si trova lavoro?

Ho sentito una conferenza, e probabilmente il tema, l’aumento demografico, influisce sulla crescita anche del lavoro (più famiglie, più richiesta, più lavoro, più posti; ovviamente c’è da precisare che si considerava che una famiglia avesse un risparmio rispetto allo stesso numero di persone prese singolarmente), ma sicuramente non dipende solo da questo; non ho fatto studi di economia, e abbiamo per fortuna un pool di fior fior di professori al Governo che teoricamente provvederanno per noi, ma capisco che se aziende o posti di lavoro vaganti non sono liberati per far spazio al nuovo che avanza, come la matematica non è un’opinione, così il lavoro non si crea. Cosa può fare un giovane? Avere nuove idee (non voglio ripetere ciò che ha detto Monti), e con le nuove idee non andarsi a vendere al primo che le vuole comprare, ma trovare altri nuovi (altri ragazzi) e permettere al nuovo di soppiantare il vecchio.

Faccio un esempio: un ingegnere energetico, uno meccanico, un laureato in giurisprudenza, un fisico, un matematico, un medico, un laureato in lettere, un economista, un designer, un architetto, un laureato in materia scientifica, (e siamo d’accordo che siano materie abbastanza lontane fra loro) possono trovarsi, e creare una possibilità di nuovo lavoro, nuove idee e possibilità per tutti di far parte di un progetto proprio, non di altri. (un’apparecchiatura per la medicina, capace di usare calcoli avanzati grazie alla calorimetria per poter indagare su malattie neonatali dovute alla presenza di qualche batterio ancora non studiato abbastanza, con la consulenza di un avvocato, in uno studio progettato da un architetto, con un laureato in lettere che stila i testi per vendere il prodotto su brochure ideate dal designer). Ma tutto ciò può avvenire anche senza una laurea!!! Anche in cose meno complesse serve la capacità e la novità di noi giovani, anche fosse per fare lo spazzino o il muratore (metodi più rapidi per togliere i rifiuti o per costruire case, che sicuramente uno che ci lavora riesce a capire e intuire meglio di un tecnico chiamato apposta che magari non sa neanche come si lavora in quell’ambito).

E sebbene il cambiamento nasca da tutto e da niente, deve nascere soprattutto da ognuno di noi, ma non deve fermarsi a questo, deve continuare INSIEME a tutti gli altri.

Critica: e i soldi per iniziare?

Sorgono altri problemi, la politica è il primo fra tutti, e poi le banche. Uno alla volta.

Anche qui dipende da noi giovani di qualsiasi estrazione, di qualsiasi colore della pelle e di qualsiasi ideale, dobbiamo trovare la voglia di avere coraggio e soppiantare una classe politica troppo anziana. Non con rivolte incivili e sregolate che oltre a essere simbolo di ignoranza e inciviltà, creano solo danni, ma con un serio programma che ci permetta di essere il parlamento più giovane della storia di qualsiasi paese. Non entriamo in partiti, che capisco possano rappresentare le idee di molti di noi, ma che da che mondo e mondo non ci danno possibilità a noi per primi di emergere. Creiamo un nostro o tanti nostri partiti, e cominciamo a dialogare, (DIALOGARE e non criticare, criticare… e non provare a cercare nell’altro il buono che a noi manca) e col tempo riusciremo a far votare liste civiche, non associate a qualche partito nazionale, ma associate a noi, giovani, a noi che dobbiamo cambiare ciò che è il nostro futuro e il futuro dei nostri amici, fidanzate e fidanzati, e ancora più futuri figli e famiglie.

Troviamo il dialogo con le altre culture e con le religioni, noi possiamo farcela.

Le banche? Le banche fanno ridere… siamo onesti. Vero, regolano tutti i nostri averi e l’economia di mercato, ma si lasciano comandare da agenzie, guidate da privati, che le giostrano come burattini. Qualcuno ha paura di qualcosa che fa ridere? Io no. E allora, se anche nelle banche, come in qualsiasi campo, il nuovo si instaura, anche il vecchio corrotto e malsano mondo è costretto a scomparire. Ovvio, noi non dovremo commettere gli errori del passato, dovremo controllarci a vicenda di più, creare organi i cui componenti siano per legge scambiati ogni pochi anni, così da impedire corruzione o problemi, e teniamo di buono ciò che le banche hanno fatto. Se si pensa un attimo, se io e altre 10 persone decidiamo di tenere i soldi di 10 nostri amici che chiamano altri amici e via dicendo, dando possibilità di perlomeno trattenere questi soldi in un posto sicuro, le banche nazionali grandi e potenti prima o poi saranno costrette a fare qualcosa, ma intanto noi saremmo un passo avanti. Avremmo costretto, senza in realtà fare nulla (perché del guadagno dei soldi messi in banca non si ha quasi), organismi potentissimi a sottostare al volere di chi tra qualche anno dovrà gestire economia, governi e quant’altro.

Sicuramente sia il ragionamento che la facilità in cui è espresso portano a attacchi facili e molto comprensibili, mi rendo conto e proprio per questo non voglio apportare modifiche o dilungarmi troppo in ciò che credo sia possibile, ma piuttosto sono ben disposto a parlarne con chi potrebbe contestarmi.

Tutte le mie sono idee che hanno bisogno di qualsiasi ragazzo (giusto per specificare: per “ragazzi” intendo persone che non siano ormai negli –anta) italiano, europeo, mondiale, perché se anche solo uno, a cui evidentemente non sta a cuore né il proprio futuro né quello di chiunque gli stia vicino, non volesse cambiare lo schifo, permettetemelo, in cui viviamo, ogni mio discorso troverebbe un’opposizione ancora più grande di quella di tutti gli stati del mondo, solo perché lui o lei sarebbe il futuro che non vuole cambiare, il futuro che non vuole migliorare (discorso filosofico ma che penso sia azzeccatissimo, perdonate la presunzione).

Vorrei concludere dicendo che le mie stesse idee sono le prime che devono essere modificate, livellate, cambiate in toto alcune, ma non è quello che cambia il concetto di base: ho voglia.



(Francesco Dulio)

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