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Se essere sfruttati, adesso, non conviene più...

di Lorenzo Banducci





Giornata storica quella appena passata per i nostri immigrati. Il consiglio dei ministri ha infatti approvato un decreto legislativo che prevede 3 nuove interessanti norme:


1.   Pene più severe per chi assume e sfrutta un immigrato irregolare.

2.   Permesso di soggiorno per sei mesi allo straniero vittima di "grave sfruttamento" che denuncia il suo datore di lavoro.  

3.  Sanatoria per chi mette in regola il dipendente extracomunitario, stipulando finalmente un contratto alla luce del sole.





Il decreto approvato su proposta del ministro per gli Affari europei e del ministro del Lavoro, recepisce finalmente la normativa comunitaria in materia.

Di fondamentale importanza soprattutto il secondo punto. L'immigrato, vittima di casi di "grave sfruttamento", che denuncia il suo datore di lavoro, potrà avere un permesso di soggiorno della durata di sei mesi, rinnovabili. E ancora: il decreto nei fatti potrebbe dare il via libera a una piccola sanatoria. Una norma transitoria permette, infatti, al datore di lavoro di "pentirsi" (entro una finestra temporale che si aprirà dopo la pubblicazione delle nuove norme) e denunciare i propri dipendenti irregolari stipulando contratti di lavoro e, dunque, avviando anche in questo modo il processo di regolarizzazione.



La giornata però è diventata ancor più importante visto che una sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità di una norma che prevedeva automaticamente il rigetto dell'istanza di regolarizzazione di un lavoratore extracomunitario se nei suoi confronti fosse stata emessa una sentenza di condanna per uno dei reati per i quali è previsto l'arresto facoltativo, se sorpreso in flagranza di reato.
La Corte Costituzione ha ritenuto la norma carente e in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione, poiché non contempla, al di là della sentenza, che la pubblica amministrazione provveda ad accertare che il lavoratore extracomunitario rappresenti una minaccia per l'ordine pubblico o la sicurezza dello Stato.


La speranza, da parte mia, è che si tratti di piccoli passi verso il riconoscimento del diritto di cittadinanza per gli immigrati nati in Italia. Capisco che le norme qui approvate non riguardino direttamente il tema da me sollevato, ma ritengo che sia già importante che il nostro Paese riesca finalmente a mettere una linea di demarcazione più netta fra lo sfruttato (in questo caso l’immigrato) e lo sfruttatore. Riusciremo a diventare uno Stato che tanto per cominciare prova a far luce su tutto quel “nero” che riguarda gli immigrati e i lavoratori senza un regolare contratto? Potrà essere questo un modo per arginare il disastro delle “morti bianche” e degli incidenti sul lavoro? Si tratta di battaglie che pongono al loro centro la dignità del lavoro e la dignità della vita. Non possiamo tirarci indietro dal rispondere a queste domande anche con questi piccoli segni che provano a far diventare l’immigrato nella nostra società non solo come “qualcuno da sfruttare per averne un guadagno”, ma come qualcuno che con il suo lavoro e con la sua vita può dare tanto a noi e al nostro Paese. Semplicemente un nostro fratello d’Italia.


                                                                                                                        (Lorenzo Banducci)

Il sacerdote di Rosarno: "Affermata la dignità degli immigrati"

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