Passa ai contenuti principali

ILVA: una sfida fra ambiente e lavoro


di Luca Scarcia


“Il campanello di allarme è già scattato, anche qui a Taranto. Occorre ora far sì che le decisioni dei responsabili ne tengano conto, cosicché l’ambiente non venga sacrificato ad uno sviluppo industriale dissennato: la vera vittima, nel caso, sarebbe l’uomo; saremmo tutti noi." Giovanni Paolo II, in visita all’Ilva di Taranto, pronunciòqueste parole il 28 ottobre 1989.Insomma,non l'altro ieri. Allora, uno “state all' erta” da tenere in scarsa considerazione per molti,un' importante presa di coscienza per pochi.



Fino a qualche giorno fa,un vero e proprio bisogno per tutti, tarantini e no. Oggi una realtà, sotto le finestre delle proprie case con cui fare i conti.
“Trattasi di un disastro ambientale inteso chiaramente come evento di danno e di pericolo per la pubblica incolumità idoneo ad investire un numero indeterminato di persone”.
Così, il 26 luglio 2012, il Gip di Taranto, Todisco, ha giusitificato i sigilli per sei reparti dell'area a caldo: ai parchi minerali, le cokerie, l'area agglomerazione, l'area altiforni, le acciaierie e la gestione materiali ferrosi.
Si è giunti così ad un risultato che molti - i manifestanti che negli anni hanno affollato le vie della città, i membri delle associazioni sorte per fronteggiare la problematica ambientale con i problemi alla salute connessi e, di recente, anche un consigliere comunale,Angelo Bonelli,leader dei Verdi- si auguravano arrivasse.

Tuttavia,il clima che regna a Taranto in queste ora è un clima di rivolta. Rivolta di tutti quelli che grazie all'IlVA e al suo indotto- non solo tarantino,basti pensare alle aziende di elettrodomestici sparse in tutta Italia- vivono.

Non lavorare in questo periodo fa rima con morire,ma a Taranto, per una politica industriale che mira al solo guadagno,anche lavorare fa rima con morire.
In una sorta di conflitto tra lavoro e salute,forse la punta dell' iceberg del capitalismo selvaggio-questo sì reale,non virtuale,i famosi mercati- non dobbiamo ignorare le voci che in questa faccenda ci mettono la faccia,i polmoni,il sangue e i risparmi per iscrivere i figli all'università.

E'impossibile ignorare gli operai che protestano occupando le strade principali che collegano la città al resto della provincia e all'autostrada o davanti alla prefettura.
E'impossibile ignorare gli operai preoccupati di non poter sostenere il peso di una famiglia,già così grave.
E' impossibile non pensare alla città di Taranto, uscita da poco da un dissesto comunale capace di ridurla in ginocchio ben prima che il vento della crisi soffiasse dagli States.
E' impossibile ignorare i tanti operai ammalatisi di mesotelioma svolgendo il proprio lavoro.
E' impossibile ignorare le garanzie di cui ogni lavoratore deve  godere sul posto di lavoro,come la sentenza Ethernit ci ha da poco ricordato.
E' impossibile ignorare i bambini che affollano i reparti di oncologia ed ematologia dell'ospedale di Taranto,falcidiati dalle leucemie.

In questi giorni Taranto è una città divisa tra chi non vuole morire di fame e chi non vuole morire di cancro.

Voi che fareste?


(Luca Scarcia)

Commenti

Post popolari in questo blog

Curzio Nitoglia, un cattivo maestro

di Andrea Virga Questo articolo, come quello su Don Gallo 1 , non avrebbe reale ragione d’essere. Anche qui, le gravi affermazioni dottrinali del sacerdote in questione non meriterebbero più d’uno sberleffo, vista la loro palese incompatibilità con la retta dottrina. E tuttavia, anche qui è il caso di un prete consacrato – e stavolta tuttora vivente – che attira proseliti, specie fra i giovani, grazie alle sue opinioni estremiste ed ereticali, con il risultato di diffondere in lungo e in largo i suoi errori. Per questo, ritengo che sia il caso di dedicare una mezz’oretta a mettere in guardia i meno provveduti, che magari preferiscono internet ad un buon padre spirituale, rispetto a questo personaggio: Don Curzio Nitoglia. Il paragone con Don Gallo, però, non riesca troppo offensivo al defunto sacerdote genovese, che aveva almeno il merito di essere molto attivo in ambito sociale e di non aver mai lasciato la Chiesa (cosa non troppo difficile, visto il permissivismo dei suoi super

Il noviziato Agesci: tempo e idea tra scoutismo e Chiesa

C’è un momento strano nel cammino scout Agesci ed è quello del noviziato: sì, il nome riprende proprio il linguaggio monastico; sì, l’ispirazione è proprio quella; sì, è un periodo di introduzione e studio.  Si tratta del primo momento nella branca rover e scolte, i più grandi nel nostro scoutismo: dura un anno. Di noviziato in Agesci si parla  –  e si sparla  –  in continuazione, non c’è un tema altrettanto trattato e maltrattato, anche nella prassi.È speciale e irrinunciabile e può essere una fonte di riflessione importante anche al di fuori dell’associazione. Cercherò ora di dare a questa riflessione un taglio ecclesiale, per plasmare un avvio di confronto su temi scoutisticamente ed ecclesialmente poco trattati. Il noviziato è un tempo e come tutti i tempi è prezioso. Lo è il nostro, figuriamoci quello dei ragazzi. Con un po’ di ironia, potremmo dire che l’importanza del tempo l’ha capita anche il Papa: in Evangelii Gaudium Francesco scrive che «il tempo è superiore allo

Lettera a frate Raimondo da Capua: l'esecuzione di un condannato a morte

È una lettera al frate che fu direttore spirituale di Caterina e che poi divenne suo seguace. Vi si racconta in modo appassionato e sconvolgente l’assistenza a un condannato a morte, Nicolò di Toldo,giustiziato a Siena per aver partecipato a un movimento di rivolta nel 1375 circa. Il condannato, travolto dall’entusiasmo mistico di Caterina, finisce con l’accettare con letizia la morte come momento di congiunzione – anzi, di nozze – con la divinità. Il consueto motivo devoto del sangue di Cristo si fonde qui con quello del sangue della decapitazione. Il sangue del giustiziato alla fine si riversa sul corpo della santa: nella fusione del sangue di Nicolò con quello di Caterina e con quello di Gesù si realizza l’unità mistica dell’uomo con Dio. Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce. A voi, dilettissimo e carissimo padre e figliulo mio caro in Cristo Gesù. Io Caterina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivo a voi e racomandomivi nel pretioso sangue del Figliuolo di