di Manuela Cilia
“Scendendo verso le praterie fiorite,
vicino al mare, Europa teneva in mano, sbalzato in nobili metalli, il suo
destino. […] Un toro l’avrebbe rapita dall’Asia verso quella terra che si
sarebbe chiamata Europa, come anni prima il disperato errare marino di una
giovenca che aveva pascolato in terra greca si era concluso in Egitto, al lieve
tocco della mano di Zeus.” Mi servo di questo breve frammento
tratto da “Le nozze di Cadmo e Armonia” di Roberto Calasso per cominciare con
voi, cari lettori di Nipoti di Maritain, una chiacchierata sulla nascita di
quella che oggi si chiama Unione Europea e per ricordare insieme la grande
opportunità che rappresenta soprattutto per noi giovani.
La
prima cosa che d’impulso voglio comunicarvi è la mia profonda gratitudine verso
i Padri fondatori della CECA, e in seguito CEE e CEEA ( o, se preferite,
EURATOM) e verso tutti quegli uomini politici che hanno nutrito speranza nei
confronti del progetto di unione europea e hanno cercato di realizzarlo con
grande lungimiranza. Aver studiato per l’esame di diritto dell’UE mi ha reso
consapevole del grande debito maturato nei confronti di tanti volti che hanno
popolato il sogno, inizialmente sembrato folle a Stati che oggi sono
protagonisti della scena europea, primo fra tutti il Regno Unito: di questi nomi ne citerò alcuni, ma sono
veramente tanti. Voglio aggiungere un’altra piccolissima premessa per
giustificare la pubblicazione di questa “chiacchierata” in questo blog: i
principi fondanti e vincolanti dell’acquis communautaire (ovvero del diritto
comunitario acquisito) si ispirano ai valori Cristiani che hanno animato i
costumi e le tradizioni delle civiltà europee.
Tutto
è iniziato il 9 maggio del 1950 quando Robert Shuman, Ministro degli Esteri
francese, coadiuvato da Jean Monnet, funzionario ministeriale dalla lunga
carriera diplomatica, stilò quella che è conosciuta come la Dichiarazione
Shuman con la quale propose al Cancelliere tedesco Konrad Adenauer la gestione
congiunta dei bacini carbo-siderurgici della Saar, Ruhr, Alsazia e Lorena.
Queste aree che avevano provocato tensione tra Germania e Francia apparvero
improvvisamente come il ramoscello d’ulivo della pace. Ai negoziati e al
progetto di una futura unione doganale limitatamente al carbone e all’acciaio
parteciparono altri stati: l’Italia grazie alle doti diplomatiche dell’allora
presidente del consiglio Alcide De Gasperi, e l’area del Benelux ( i tre Paesi,
Belgium, Netherlands e Luxembourg avevano già raggiunto una loro unione
doganale interna). Il contenuto della Dichiarazione Shuman non poneva solo
obbiettivi di natura economica, ma lanciava una sfida ancora più ambiziosa:
invitava tutti gli Stati d’Europa a unirsi in una federazione: «La messa in comune della produzione del
carbone e dell’acciaio assicurerà immediatamente la costituzione delle basi
comuni di sviluppo economico, prima tappa della federazione europea e cambierà
il destino di queste regioni, da lungo tempo dedite alla fabbricazione di armi
da guerra, delle quali sono state le più frequenti vittime». Così nel 1951
veniva firmato il Trattato di Parigi istitutivo della Comunità Europea del
Carbone e dll’Acciaio e l’anno dopo entrava in vigore. Il processo d’integrazione europea è stato ed
è faticoso, costellato da successi e insuccessi, da periodi di grande fermento
seguiti da periodi di stallo. Ed è quello che successe dopo l’iniziale
vittoriosa istituzione della CECA. Non tardò l’iniziativa del Ministro degli
esteri italiano, Gaetano Martino, che convocò la Conferenza del “rilancio
europeo” a Messina l’1 e 2 giugno 1955. Questa conferenza fece da trampolino di
lancio ai Trattati di Roma del 1957 che istituendo la Comunità Economica
Europea e la Comunità Europea per l’Energia Atomica (o Euratom) rappresentavano una tappa fondamentale nel
processo di integrazione europea.
Il
quadro istituzionale e il metodo utilizzato durante i negoziati e i momenti
d’incontro delle tre comunità risultarono da subito notevolmente innovativi:
per la prima volta si affidava la gestione delle risorse carbonifere e
siderurgiche a un’Alta Autorità, un’entità sovranazionale costituita da
cittadini provenienti dagli Stati membri, cittadini chiamati ad agire per gli
interessi comuni e non per il tornaconto dei Governi di provenienza. Il metodo
comunitario presentava forti differenze rispetto al tradizionale metodo
utilizzato per attività di cooperazione intergovernativa tutt’oggi mantenute e
che fanno di esso una sorta di garanzia nel processo evolutivo dell’Unione
Europea. Innanzitutto il nuovo metodo comunitario prevedeva che gli organi
istituzionali fossero costituiti in prevalenza da tecnici, individui
indipendenti dai loro Governi nazionali che curassero gli interessi comuni e
non da rappresentanti con incarichi nei loro governi nazionali che agissero
secondo le direttive dello Stato di origine. Le delibere venivano e vengono
ancora adottate attraverso il sistema di voto maggioritario ( fatta eccezione
per normative che disciplinano aspetti delicati anche di uno solo degli stati
membri, allora in tal caso si procede con il voto unanime) e non all’unanimità
come accade nelle organizzazioni intergovernative. Il potere deliberativo delle
tre Comunità ( CECA, CEE, Euratom) e oggi dell’UE si esplica anche con atti
vincolanti e questo vuol dire che ciascuno stato membro cede piccolissime
porzioni di sovranità limitatamente alle materie di interesse comunitario: si
tratta di un approccio funzionalista che prevede forme di integrazione
settoriale a carattere progressivo, risultato molto efficiente. Infine, i
soggetti dell’ordinamento comunitario erano e sono, oltre agli Stati,
soprattutto i singoli cittadini.
Dai
Trattati di Roma ad oggi, sono stati fatti molti passi avanti attraverso il
Trattato di fusione degli esecutivi (1965); l’Atto Unico Europeo (1986) con cui
viene formalizzata la costituzione del Consiglio Europeo ( anche se bisognerà
attendere il Trattato di Lisbona per vedere a pieno titolo il Consiglio Europeo
tra le istituzioni dell’UE); il trattato di Maastricht del 1992( noto con la
sigla di TUE, Trattato sull’Unione Europea); i Trattati di revisione di
Amsterdam (1997) e di Nizza (2001); per finire col Trattato di Lisbona ovvero
il TFUE, Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea del 2007, entrato in
vigore nel 2009. Inoltre le istituzioni europee hanno compiuto molti sforzi per
accogliere nuovi stati: dal primo luglio l’Unione Europea consta di 28 Stati
grazie all’ingresso dell’ultima arrivata: la Croazia.
L’articolo
7 A del Trattato CEE, come modificato dall’Atto Unico Europeo del 1986 (corrispondente
all’attuale articolo 26 del TFUE) prevedeva la realizzazione entro il 1992 del
mercato interno inteso come. “uno spazio
senza frontiere interne in cui è assicurata la libera circolazione delle merci,
delle persone, dei servizi e dei capitali”. Questa che appariva un’utopica
speranza oggi è realtà e come disse il Professore Romano Prodi al convegno
della FUCI del 2009 dal titolo “Cittadini dell’Europa: sogno o realtà?”: «Sentitevi cittadini
Europei, guardate all’Europa come la vostra casa!».
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