L’anno
scorso l’Unione Europea ha vinto il prestigioso Premio Nobel per la
Pace. Il comitato per il Nobel ha voluto premiare “il contributo
dato per oltre 60 anni dall’UE alla promozione della pace e
riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani”.
Questa
onorificenza testimonia quanto l’UE abbia fatto in campo di diritti
umani. Basta consultare l’art. 2 del Trattato sull’Unione Europea
come modificato dal Trattato di Lisbona (TFUE) per comprendere i
valori su cui l’UE si fonda: “L’Unione si fonda sui valori del
rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia,
dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti
umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze.
Questi valori sono comuni agli Stati membri.”
Fino
agli anni ’70 l’ordinamento comunitario non conteneva normative
sulla salvaguardia dei diritti umani: si trattava di principi che la
Corte di giustizia dell’UE ricavava dalle sentenze da essa stessa
emanate e dagli ordinamenti degli Stati membri. La corte di giustizia
ha sviluppato gradualmente un insieme di principi generali su cui
doveva basarsi il diritto comunitario inerenti alla parità di
trattamento, al principio di non discriminazione, al principio della
certezza del diritto, al diritto alla difesa, al principio di
trasparenza e alla tutela dei diritti fondamentali.
Lo
scenario è cambiato quando l’UE ha dato mandato a una Convention,
nominata ad hoc, di stilare la Carta dei diritti fondamentali (d’ora
in avanti menzionata semplicemente “Carta”) . Al Consiglio di
Nizza, il 7 dicembre del 2000, è stata adottata e da subito si è
notata la particolare tecnica redazionale che andava ad enfatizzare
l’approccio valoriale dell’UE in materia di diritti umani. Con il
Trattato di Lisbona la Carta da accordo interistituzionale ha
raggiunto lo status di atto normativo vincolante avente lo stesso
valore giuridico dei Trattati. Il contenuto della Carta consta di un
preambolo e di sette titoli, ciascuno dei quali rimanda a un diritto
che l’UE s’è prefissata di tutelare. Il primo titolo è
“Dignità” e il suo contenuto si estende dall’articolo 1
all’articolo 5; il secondo titolo è “Libertà” e comprende gli
articoli 6-19; al terzo titolo troviamo “Uguaglianza” che va
dall’articolo 20 al 26; la “Solidarietà” è il quarto titolo
comprendente gli articoli 27-38; la “Cittadinanza” costituisce il
quinto titolo e consta degli articoli 39-46; il sesto titolo è
dedicato alla “Giustizia” e si estende dall’articolo 47
all’articolo 50. La Carta si conclude con il settimo titolo
contenente le disposizioni generali che disciplinano
l’interpretazione e l’applicazione della Carta stessa, ma è bene
specificare che l’articolo 52 paragrafo 3 e l’articolo 53
contengono la clausola di equivalenza e la clausola di compatibilità
con la CEDU. La CEDU è la Convenzione per la salvaguardia dei
diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, redatta e siglata
nel 1950 in seno al Consiglio d’Europa che, a differenza del
Consiglio dell’UE e del Consiglio Europeo, non è un’istituzione
dell’Unione Europea bensì un’organizzazione intergovernativa di
cui fanno parte attualmente 47 Stati europei. Fino al 2007 l’UE non
essendo uno Stato e non facendo parte del Consiglio d’Europa non
poteva aderire alla CEDU anche se tutti gli Stati membri dell’UE
erano già membri del Consiglio d’Europa. Avendo la Carta dei
diritti fondamentali dell’UE e la CEDU le stesse finalità l’UE
ha deciso di dirimere la questione richiedendo al Consiglio d’Europa
di aderire alla CEDU. Questo ha comportato l’introduzione nel
Trattato di Lisbona (TFUE) del protocollo 8 che sancisce l’adesione
alla CEDU tramite accordo, e di conseguenza l’articolo 17 del
protocollo 14 della CEDU è stato modificato permettendo all’UE di
“aderire alla presente Convenzione”.
La
Carta e l’adesione alla CEDU sono solo il riflesso del grande ruolo
che l’UE ha avuto in Europa. L’UE è stata ed è tutt’oggi una
forza stabilizzatrice ( così definita da Nicola Verola nel suo
saggio “L’integrazione europea tra allargamento e
approfondimento”) che ha sedato molti conflitti e appianato
divergenze. Basta citare un esempio su tutti: Repubblica Ceca e
Repubblica Slovacca grazie all’intervento dell’UE si sono
“separate consensualmente”. Aggiungo che gli standard elevati di
democrazia e rispetto dei diritti umani che l’UE pone come
condizione fondamentale per gli Stati che richiedono di aderire
all’Unione hanno migliorato la qualità di vita dei cittadini di
questi stessi Stati. Ovviamente l’Atto di Adesione non viene
ratificato se questi standard non vengono raggiunti, inoltre
l’articolo 7 del Trattato sull’Unione Europea riconfermato dal
Trattato sul Funzionamento dell’UE prevede un’apposita procedura
finalizzata a constatare ed eventualmente sanzionare quello Stato
membro che abbia violato i valori e i principi contenuti agli
articoli 2 e 3 del TFUE. Qualora questo ipotetico Stato membro abbia
perpetrato una grave violazione dei diritti umani il Consiglio
Europeo procede a sospendere alcuni diritti derivanti dai Trattati
allo Stato in questione (che potrebbe avvalersi del nuovo meccanismo
di recesso introdotto all’articolo 50 del TUE come modificato dal
TFUE).
L’ultimo
piccolo paragrafo di questo articolo non può che esprimere la
piacevole sensazione che provo a sentirmi parte di un’Europa
profondamente legata ai valori cristiani di cui se ne fa latrice e
promotrice. Buona cittadinanza europea a tutti!
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