Procedendo
quindi nella nostra ascesa diciamo che [la causa universale] non è
né anima, né intelligenza, e non possiede né immaginazione, né
opinione, né parola, né pensiero; che essa stessa non è né
parola, né pensiero; e che non è oggetto né di discorso, né di
pensiero. Non è né numero, né ordine, né grandezza, né
piccolezza, né uguaglianza, né disuguaglianza, né somiglianza, né
dissomiglianza; non sta ferma, né si muove, né rimane quieta, né
possiede una forza, né è una forza; non è luce; non vive e non è
vita; non è né essenza, né eternità, né tempo; non ammette
neanche un contatto intellegibile; non è né scienza, né verità,
né regno, né sapienza; non è né uno, né unità, né divinità,
né bontà, non è neppure spirito, per quanto ne sappiamo; non è né
figliolanza, né paternità, né qualcuna delle cose che possono
essere conosciute da noi o da qualche altro essere; non è nessuno
dei non-esseri e nessuno degli esseri, né gli esseri la conoscono in
quanto esiste; e neppure essa conosce gli esseri in quanto esseri. A
proposito di essa, non esistono né discorsi, né nomi, né
conoscenza; non è né tenebra, né luce; né errore, né verità;
non esistono affatto, a proposito di essa, né affermazioni, né
negazioni: quando facciamo delle affermazioni o delle negazioni [a
proposito delle realtà che vengono] dopo di essa, noi non
l'affermiamo, né la neghiamo. In effetti, la causa perfetta ed
unitaria di tutte le cose è al di sopra di ogni affermazione; e
l'eccellenza di colui che è assolutamente staccato da tutto e al
disopra di tutto è superiore ad ogni negazione.
Pseudo Dionigi l'Areopagita, Teologia mistica
Commenti
La teologia apofatica non è la teologia della "negazione", nel senso che ci conduce ad una non-conoscenza di Dio come nel pensiero agnostico di Kant, ma focalizza sul fatto che le analogie entis usate per comprendere un aspetto di Dio non sono l'oggetto della fede.
Dio è principio indeterminato ed indeterminabile e non è possibile racchiuderlo all'interno di un postulato o di un costrutto intellettuale.
L'analogia è un strumento logico alla base della nostra stessa conoscenza umana dal momento che tutto viene messo in relazione tra gli enti.
Mettere in proporzione non significa porre in uguaglianza nel senso di identicità. Se ad esempio si afferma nella Bibbia che "Dio è roccia", non significa che Dio è un aggregato di minerali e quando si parla di Dio di "Luce" non s'intende affatto che Egli sia lo spettro elettromagnetico ravvisabile alle nostre facoltà. Dio è (COME) una roccia per fornire il SENSO dell'immobilità e della non influenzabilità, dal momento che Egli non è un ente che deve attuarsi, ma è per Sua stessa natura già completo e non necessitante di alcuna "aggiunta". Dio è (COME) luce ma nel senso che egli è colui che esplica la realtà stessa, la crea dal nulla, le dà una visibilità, misurabilità ed un fine. E' come la luce per l'occhio che consente al vivente o all'uomo di poter visionare il suo campo di azione dove esplicare tutte le sue facoltà e metterle in atto. Dio è luce nel senso che è creatore della stessa possibilità dell'esistenza, ma il concetto di 'luce' è analogico.
Il concetto di 'paternità' è associata a Dio, vale in senso analogico, in quanto Dio non è una forma umana e nemmeno animale che attraverso un atto sessuale produce prole.
Comunque nella Bibbia in realtà ben ci si riguarda dall'antropomorfismo, basta pensare a ciò che viene affermato in Osea 12,11 dove chiaramente il redattore del testo (su ispirazione di Dio) afferma che Dio parla per similitudini. O in 1Re 8,27 o Is 66,1-2a.
In ogni caso nonostante le immagini è possibile fare delle affermazioni. Ho l'impressione che confondete "indeterminatezza" con "falsità".
Tra l'altro il titolo che avete scritto non corrisponde al testo che avete inserito.