Il 5 luglio scorso,
Papa Francesco con apposito decreto ha riconosciuto le virtù eroiche del Servo
di Dio Giuseppe Lazzati. È certamente un passo importante in vista
dell’approvazione canonica - ovvero accettata e proposta come da esempio per
l’intera Chiesa cattolica sparsa nel mondo - della santità di questa
esperienza. È altresì un segnale molto rilevante perché la comunità dei
credenti in Cristo riconosce l’imitazione di stati di vita legati a scelte e a
vicende che in pieno sono addentrate nella storia degli uomini come quelle
politiche, culturali e sociali in genere. La storia di Giuseppe Lazzati è una
di esse. Egli è stato: docente universitario; dirigente dell’Azione Cattolica;
prigioniero in un campo di concentramento nazista; padre costituente - insieme
a Dossetti, La Pira, Moro, Fanfani e molti altri - all’indomani del secondo
conflitto mondiale; rettore per molti anni della più importante istituzione
universitaria cattolica quella del “Sacro Cuore” di Milano; animatore
spirituale, culturale e politico di tante generazioni di giovani italiani. Fu
anche fondatore di un istituto di laici consacrati nel e per il mondo
denominato “Cristo Re”.
Credo che il
ricordo, qualche anno dopo la morte di Lazzati, di un suo grande amico,
Giuseppe Dossetti, possa esserci utile per ben identificare la qualità tutta
umana e cristiana del personaggio in questione. Per Dossetti, infatti, la
vicenda di Lazzati va inquadrata come quella di una sentinella nella notte la
quale non cerca rimedi esteriori o facili all’oscurità, ma desidera invece
trasformarsi interiormente in vista di un volgersi positivo al Signore della
vita, alla storia, alla comunità umana tutta.
In un tempo in cui
le Istituzioni vengono volgarmente e disumanamente ferite da comportamenti,
parole e scelte per nulla inclini al bene comune e alla promozione umana, la
sentinella Lazzati ha molto da dirci. Insieme al gruppo dei “professorini”
della costituente fondò e animò la rivista “Cronache Sociali” che presentava e
realizzava un volto maturo e responsabile dei cattolici impegnati in politica.
Questi non erano più semplici ripetitori dei proclami sulla dottrina sociale
della Chiesa della gerarchia ecclesiastica, ma protagonisti con proprie
responsabilità della tecnicalità politica, economica e giuridica necessaria per
passare dagli enunciati alla fattività concreta che tale dimensione umana
richiede.
Fu diffusore in
Italia del pensiero politico di Maritain, fondamentale per capire da laici
impegnati nel temporale la distinzione tra azione cattolica e azione politica.
La prima realizzata “in quanto cristiano”, ovvero per un
apostolato diretto mosso in collaborazione con i ministri ordinati; la seconda
“da cristiano” con personali responsabilità nella vita partitico – politica.
Sempre con i “professorini” sostanziò un’ideale alternativo della DC rispetto a
quello di De Gasperi. Un partito che fosse in grado di discutere con i
comunisti non su questioni di propaganda, ma di merito; un soggetto partitico
capace di trasformare l’adesione della massa italiana alla democrazia, in un
maturo e consapevole discernimento civico – politico; una DC che mettesse al
centro l’uomo con le sue dinamiche storiche, culturali e politiche.
Un’altra lezione di
Lazzati fu quella convinzione presente in lui che la politica non è tutto.
Infatti dopo l’allontanamento dalla DC di Dossetti, egli preferì tornare a
dedicarsi allo studio e alla formazione delle future generazioni. Un’opzione
che risulterebbe utile nel nostro tempo per far intendere a molti la
transitorietà del politico. Come anche di sicura validità e positività sarebbe
ancor oggi la sua opzione per una proposta dei cattolici in politica
strutturata e fondata culturalmente e non abbandonata alla provvisorietà e alla
mediocrità del pensare alla prossime elezioni più che al futuro di una presenza
e del Paese.
Coloro che si
ritengono eredi di una tale esperienza politica, sociale e culturale devono
anzitutto fare i conti con la radicalità dell’essere sentinella per i nostri
tempi che Lazzati ha pienamente espresso con la sua esistenza. Il
riconoscimento pubblico della Chiesa cattolica delle virtù eroiche di questo
protagonista del XX secolo, spinge i laici credenti a considerare seriamente il
fatto che anche all’interno della realtà politico – partitica si può e si deve
seguire la via del Maestro di Nazareth. Un’esigenza difficile. L’unica in grado
di far luce nella notte.
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