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L’Unione Europea “portatrice sana” di democrazia e pace.

di Manuela Cilia

L’anno scorso l’Unione Europea ha vinto il prestigioso Premio Nobel per la Pace. Il comitato per il Nobel ha voluto premiare “il contributo dato per oltre 60 anni dall’UE alla promozione della pace e riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani”.
Questa onorificenza testimonia quanto l’UE abbia fatto in campo di diritti umani. Basta consultare l’art. 2 del Trattato sull’Unione Europea come modificato dal Trattato di Lisbona (TFUE) per comprendere i valori su cui l’UE si fonda: “L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri.”
Fino agli anni ’70 l’ordinamento comunitario non conteneva normative sulla salvaguardia dei diritti umani: si trattava di principi che la Corte di giustizia dell’UE ricavava dalle sentenze da essa stessa emanate e dagli ordinamenti degli Stati membri. La corte di giustizia ha sviluppato gradualmente un insieme di principi generali su cui doveva basarsi il diritto comunitario inerenti alla parità di trattamento, al principio di non discriminazione, al principio della certezza del diritto, al diritto alla difesa, al principio di trasparenza e alla tutela dei diritti fondamentali.
Lo scenario è cambiato quando l’UE ha dato mandato a una Convention, nominata ad hoc, di stilare la Carta dei diritti fondamentali (d’ora in avanti menzionata semplicemente “Carta”) . Al Consiglio di Nizza, il 7 dicembre del 2000, è stata adottata e da subito si è notata la particolare tecnica redazionale che andava ad enfatizzare l’approccio valoriale dell’UE in materia di diritti umani. Con il Trattato di Lisbona la Carta da accordo interistituzionale ha raggiunto lo status di atto normativo vincolante avente lo stesso valore giuridico dei Trattati. Il contenuto della Carta consta di un preambolo e di sette titoli, ciascuno dei quali rimanda a un diritto che l’UE s’è prefissata di tutelare. Il primo titolo è “Dignità” e il suo contenuto si estende dall’articolo 1 all’articolo 5; il secondo titolo è “Libertà” e comprende gli articoli 6-19; al terzo titolo troviamo “Uguaglianza” che va dall’articolo 20 al 26; la “Solidarietà” è il quarto titolo comprendente gli articoli 27-38; la “Cittadinanza” costituisce il quinto titolo e consta degli articoli 39-46; il sesto titolo è dedicato alla “Giustizia” e si estende dall’articolo 47 all’articolo 50. La Carta si conclude con il settimo titolo contenente le disposizioni generali che disciplinano l’interpretazione e l’applicazione della Carta stessa, ma è bene specificare che l’articolo 52 paragrafo 3 e l’articolo 53 contengono la clausola di equivalenza e la clausola di compatibilità con la CEDU. La CEDU è la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, redatta e siglata nel 1950 in seno al Consiglio d’Europa che, a differenza del Consiglio dell’UE e del Consiglio Europeo, non è un’istituzione dell’Unione Europea bensì un’organizzazione intergovernativa di cui fanno parte attualmente 47 Stati europei. Fino al 2007 l’UE non essendo uno Stato e non facendo parte del Consiglio d’Europa non poteva aderire alla CEDU anche se tutti gli Stati membri dell’UE erano già membri del Consiglio d’Europa. Avendo la Carta dei diritti fondamentali dell’UE e la CEDU le stesse finalità l’UE ha deciso di dirimere la questione richiedendo al Consiglio d’Europa di aderire alla CEDU. Questo ha comportato l’introduzione nel Trattato di Lisbona (TFUE) del protocollo 8 che sancisce l’adesione alla CEDU tramite accordo, e di conseguenza l’articolo 17 del protocollo 14 della CEDU è stato modificato permettendo all’UE di “aderire alla presente Convenzione”.
La Carta e l’adesione alla CEDU sono solo il riflesso del grande ruolo che l’UE ha avuto in Europa. L’UE è stata ed è tutt’oggi una forza stabilizzatrice ( così definita da Nicola Verola nel suo saggio “L’integrazione europea tra allargamento e approfondimento”) che ha sedato molti conflitti e appianato divergenze. Basta citare un esempio su tutti: Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca grazie all’intervento dell’UE si sono “separate consensualmente”. Aggiungo che gli standard elevati di democrazia e rispetto dei diritti umani che l’UE pone come condizione fondamentale per gli Stati che richiedono di aderire all’Unione hanno migliorato la qualità di vita dei cittadini di questi stessi Stati. Ovviamente l’Atto di Adesione non viene ratificato se questi standard non vengono raggiunti, inoltre l’articolo 7 del Trattato sull’Unione Europea riconfermato dal Trattato sul Funzionamento dell’UE prevede un’apposita procedura finalizzata a constatare ed eventualmente sanzionare quello Stato membro che abbia violato i valori e i principi contenuti agli articoli 2 e 3 del TFUE. Qualora questo ipotetico Stato membro abbia perpetrato una grave violazione dei diritti umani il Consiglio Europeo procede a sospendere alcuni diritti derivanti dai Trattati allo Stato in questione (che potrebbe avvalersi del nuovo meccanismo di recesso introdotto all’articolo 50 del TUE come modificato dal TFUE).
L’ultimo piccolo paragrafo di questo articolo non può che esprimere la piacevole sensazione che provo a sentirmi parte di un’Europa profondamente legata ai valori cristiani di cui se ne fa latrice e promotrice. Buona cittadinanza europea a tutti! 

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