di Lorenzo Banducci
Lunedì
ho visto un uomo vestito di bianco su un’isola in mezzo al mare.
Papa Francesco ci ha regalato un'immagine romantica e densa di significati. Sono state forti e senza precedenti le sue parole che hanno scosso
un’umanità gelida e indifferente, che hanno fatto tremare le nostre autorità
intente, anche oggi, a districarsi nelle loro questioni piccolissime e del
tutto insignificanti rispetto ai problemi che ingabbiano la vita delle persone,
la vita dei più poveri.
L’indifferenza
in contrasto con l’emozione del Papa e con i gesti del Papa. Appare dunque limpida, da queste azioni, l’immagine
della Chiesa che desidera il nuovo Vescovo di Roma. La Chiesa di Francesco, il
santo di Assisi, la Chiesa
dei gesti eclatanti e della vicinanza estrema, fisica e concreta agli ultimi,
ai poveri, agli emarginati e ai diversi.
Un terremoto per i media nostrani
abituati negli anni recenti a trovare continui argomenti per criticare un’istituzione
che stava perdendo di autorità a causa delle sue evidenti fragilità, delle sue
insicurezze e dell’incapacità di farsi portatrice del messaggio di Cristo al
mondo intero. Abbiamo ascoltato l'attacco dei media anche nei giorni recenti a proposito della nuova
enciclica “Lumen Fidei” elaborata da Joseph Ratzinger e da Papa Francesco. L’unico
accento che hanno deciso di porre i mezzi di informazione è stato quello attinente al
matrimonio eterosessuale. Su un testo tanto articolato e profondo si tratta di
un passaggio quasi insignificante, ma che, come al solito, è stato ben
strumentalizzato da chi di dovere. Stavolta c’è ben poco da strumentalizzare,
davanti ai gesti e alla testimonianza diretta non ci sono vie di
fraintendimento. Il Papa ha scelto la rotta verso cui condurre la “barca di
Pietro” e noi che siamo a bordo siamo pronti a seguirlo nelle periferie. Lo
abbiamo sempre fatto con le nostre associazioni, ma adesso abbiamo un mandato forte alle nostre spalle e abbiamo il dovere di
condurlo avanti.
Non
stupisce d’altro canto lo scalpore che ha registrato tale viaggio in alcuni credenti
(i famosi “papisti”) che si sono prodigati nel denunciare gli errori liturgici
commessi dal Papa durante la
Messa a Lampedusa, o che si sono lanciati in invettive contro
tematiche (quali l’immigrazione) che, a sentir loro, dovrebbero passare in
secondo piano rispetto ad altre (i valori non negoziabili), o che ne hanno
criticato gli auguri per l’inizio del Ramadan posti dal Papa ai fratelli musulmani. Senza
entrare nel merito della questione e soprattutto senza giudicare chi sceglie di
criticare il Papa, immaginando che tale gesto sia condotto per amore della
Chiesa, vorrei riportare tali persone a ragionare sul piano della sostanza, sul
piano della concretezza rispetto a quello della semplice forma. I gesti che sta
portando avanti Papa Francesco fin dalla sua elezione hanno avuto il merito indiscutibile
di riavvicinare le persone al messaggio della Chiesa. Sono stati molti gli
amici non-credenti che mi hanno confidato questa percezione di una diversa
accoglienza rispetto al passato. E’ dunque palese la forza che si genera in un
cuore che si apre al messaggio di Cristo davanti all’esempio d’amore concreto che
gli si mostra davanti per opera di un’altra persona. Il Papa sta portando avanti questa missione evangelizzatrice sfruttando tutti i canali mediatici possibili, a noi (e anche ai famosi “critici”)
tocca l’arduo compito di farlo sempre nelle nostre periferie lontane dai centri e lontane da Dio.
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