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Visualizzazione dei post con l'etichetta teologia

Il marxismo può trionfare solo in una prospettiva messianica

  Si dice che ci fosse un automa costruito in modo tale da rispondere, ad ogni mossa di un giocatore di scacchi, con una contromossa che gli assicurava la vittoria. Un fantoccio in veste da turco, con una pipa in bocca, sedeva di fronte alla scacchiera, poggiata su un'ampia tavola. Un sistema di specchi suscitava l'illusione che questa tavola fosse trasparente da tutte le parti. In realtà c'era accoccolato un nano gobbo, che era un asso nel gioco degli scacchi e che guidava per mezzo di fili la mano del burattino. Qualcosa di simile a questo apparecchio si può immaginare nella filosofia. Vincere deve sempre il fantoccio chiamato 'materialismo storico'. Esso può senz'altro farcela con chiunque se prende al suo servizio la teologia, che oggi, com'è noto, è piccola e brutta. E che non deve farsi scorgere da nessuno. W. Benjamin, "Tesi di filosofia della storia", I tesi

Tutto ciò che possiamo dire di Dio è falso

Procedendo quindi nella nostra ascesa diciamo che [la causa universale] non è né anima, né intelligenza, e non possiede né immaginazione, né opinione, né parola, né pensiero; che essa stessa non è né parola, né pensiero; e che non è oggetto né di discorso, né di pensiero. Non è né numero, né ordine, né grandezza, né piccolezza, né uguaglianza, né disuguaglianza, né somiglianza, né dissomiglianza; non sta ferma, né si muove, né rimane quieta, né possiede una forza, né è una forza; non è luce; non vive e non è vita; non è né essenza, né eternità, né tempo; non ammette neanche un contatto intellegibile; non è né scienza, né verità, né regno, né sapienza; non è né uno, né unità, né divinità, né bontà, non è neppure spirito, per quanto ne sappiamo; non è né figliolanza, né paternità, né qualcuna delle cose che possono essere conosciute da noi o da qualche altro essere; non è nessuno dei non-esseri e nessuno degli esseri, né gli esseri la conoscono in quanto esiste; e neppure essa conos

Vi sono corpi celesti e corpi terrestri

di Hans Kung A noi uomini di oggi, con una mentalità scientifica si deve parlar chiaro: perché l’identità della persona rimanga conservata, Dio non ha bisogno dei resti corporei dell’esistenza terrena di Gesù ( come si manifesta nelle apparizioni di cui abbiamo parlato ieri – nota mia). Si tratta della Resurrezione a una forma di esistenza completamente diversa, forse paragonabile a quella della farfalla che prende il volo dal bozzolo di un bruco. Come il medesimo essere vivente si libera dalla vecchia forma di esistenza (“bruco”) per assumerne una inconcepibilmente nuova, interamente libera e aerea ( “farfalla”), così possiamo immaginarci la trasformazione del nostro io ad opera di Dio. Un’immagine. Non siamo tenuti a pensare alla resurrezione in termini fisiologici. Ma allora a cosa è legata la Resurrezione ? Non al sostrato, per principio continuamente mutevole, o agli elementi di questo determinato corpo, ma all’identità della medesima immutabile persona. La corporali

Introduzione al pensiero teologico di K.Rahner

1. L'orizzonte filosofico di K.Rahner Il pensiero filosofico di K.Rahner è caratterizzato da un dialogo tra la metafisica dell'essere di S.Tommaso e le istanze storico-esistenziali di Heidegger. Per poter conciliare questi due orizzonti filosofici Rahner si è servito del metodo trascendentale di I.Kant nella versione tomistica del gesuita J.Maréchal (1878-1944). Accettando la Critica kantiana, per cui si dà conoscenza oggettiva a partire dall'a-priori, Maréchal identifica questo elemento non tanto con le categorie e in definitiva con l'Io-penso, ma con l'apertura trascendentale dell'intelletto umano all'Essere. La teologia medioevale chiamava questa apertura antropologica verso Dio desiderium naturale vedendi Deum oppure potentia oboedientialis . Questa ristrutturazione della conoscenza a partire dal soggetto conoscente viene chiamata da K.Rahner svolta antropologica . Tale svolta non rappresenta una scelta arbitraria all'interno

Il Regno come vita in Cristo

di Vladimir Zelinskij dal sito www.dimensionesperanza.it Il paese del Regno è escatologico, esso si trova al centro della nostra fede e nello stesso tempo sulla terra nuova e nei cieli nuovi. Ma ci sono i segni del Regno lasciati sulla terra vecchia.

Che cosa rimane oggi della conferenza di Medellín?

di José Oscar Beozzo  La conferenza di Medellín nel 1968 - tre anni dopo il Concilio - ha avuto un impatto enorme non solo in America Latina ma in tutto il mondo. Dal documento finale dell’episcopato si evince un coraggio profetico che riassume il meglio del Concilio e che trova terreno fertile in questi luoghi. L'ingiustizia sociale e l’oppressione, che devastavano il continente latino-americano, prevalentemente cattolico, dal Messico al Rio Grande fino all’estremo sud, sono emerse con forza nel dibattito e nelle conclusioni di questa conferenza, risultando una ventata di novità nel modo di concepire l'evangelizzazione, la pastorale e la teologia. Nel documento Medellín, pertanto, si nota che alla parte povera della popolazione era già stato dato un ruolo centrale in quanto i vescovi avevano constatato che essa rappresentava la stragrande maggioranza della Chiesa latino-americana. E ciò avrebbe recato con sé conseguenze serie e inevitabili per il laicato. I laic

Edward Schillebeeckx: un teologo nella agorà della città secolare e plurale

Se ogni grande pensatore – secondo il filosofo Heidegger – è sempre guidato da un unico pensiero, che svolge in molteplici variazioni, si può affermare che il pensiero-guida della ricerca e della riflessione teologica di Edward Schillebeeckx è una problematica di frontiera, e precisamente il rapporto tra esperienza cristiana ed esperienza umana. Teologo belga di lingua fiamminga, docente di teologia prima a Lovanio, in Belgio, e successivamente (dal 1958) alla facoltà di teologia dell’Università cattolica di Nimega, in Olanda, la figura di Schillebeeckx ha incominciato a stagliarsi nel panorama teologico ed ecclesiale nella prima metà degli anni sessanta, in occasione del concilio ecumenico Vaticano II, al quale ha partecipato come consulente teologico dell’allora dinamico episcopato olandese. Una delle tematiche più innovative del concilio, quella che, secondo l’enunciazione corrente, andava sotto il nome di «chiesa e mondo», trovava, nelle conferenze e negli articoli di questo t

La semplicità divina

Dio non è un corpo Si deve negare assolutamente che Dio sia un corpo. E ciò per tre motivi. Primo, perché nessun corpo muove se non è mosso, come appare esaminando caso per caso. Ora, sopra si è dimostrato che Dio è il primo motore immobile. Quindi è chiaro che Dio non è un corpo. Secondo, perché è necessario che il primo ente sia in atto e in nessun modo in potenza. Sebbene infatti in un identico e determinato essere che passa dalla potenza all‘atto la potenza possa essere prima dell‘atto in ordine di tempo, tuttavia, assolutamente parlando, l‘atto è prima della potenza, poiché ciò che è in potenza non passa all‘atto se non per mezzo di un ente in atto. Ora, abbiamo già dimostrato che Dio è il primo ente. È dunque impossibile che in Dio ci sia qualcosa di potenziale. Ma ogni corpo è in potenza, se non altro perché il continuo, in quanto tale, è sempre divisibile. Quindi è impossibile che Dio sia un corpo. Terzo, perché Dio è il più nobile fra tutti quanti gli esseri, c

La dimostrabilità dell'esistenza di Dio

La conoscenza dell‘esistenza di Dio non è per noi evidente Una cosa può essere di per sé evidente in due modi: primo, in se stessa, ma non per noi; secondo, in se stessa e anche per noi. Infatti una proposizione è di per sé evidente se il predicato è incluso nella nozione del soggetto, come per esempio: l‘uomo è un animale, poiché animale fa parte della nozione stessa di uomo. Se dunque è a tutti nota la natura del predicato e del soggetto, la proposizione risultante sarà per tutti evidente, come avviene nei primi princìpi delle dimostrazioni, i cui termini sono nozioni comuni che nessuno può ignorare, come ente e non ente, il tutto e la parte, ecc. Se però a qualcuno rimane sconosciuta la natura del predicato e del soggetto, la proposizione sarà evidente in se stessa, ma non per quanti ignorano il predicato e il soggetto della proposizione. E così accade, come nota Boezio [De Hebdom., proem.], che alcuni concetti sono comuni ed evidenti solo per i dotti: questo p. es.: «Le rea

Magistero e teologia (1975)

Introduzione «I rapporti fra il Magistero e i teologi non solo [...] sono di somma importanza ma debbono essere ritenuti, anche oggi, di grande attualità» [1]. Nei testi che seguono si cercherà di illustrare il rapporto tra il mandato, imposto al Magistero ecclesiastico, di custode della divina Rivelazione e il compito affidato ai teologi di studiare ed esporre la dottrina della fede [2]. Tesi 1 Per Magistero ecclesiastico s’intende il compito d’insegnare che, per istituzione di Cristo, è proprio del collegio episcopale o dei singoli vescovi uniti col Sommo Pontefice in comunione gerarchica; si dicono teologi quei membri della Chiesa che, per studi e per vita vissuta nella comunità di fede della Chiesa, sono qualificati nell’approfondire la Parola di Dio secondo il metodo scientifico proprio della teologia, ed anche - in forza della missione canonica - nell’insegnare. Del Magistero dei pastori, dei teologi o dottori e dei loro reciproci rapporti, nel Nuovo Testamento e ne

Che cos'è la teologia per Tommaso

La teologia è una scienza che trae i propri principi dalla scienza di Dio e dei beati La dottrina sacra è una scienza. Bisogna però sapere che vi è un doppio genere di scienze. Alcune infatti procedono da princìpi noti attraverso il lume naturale dell‘intelletto, come l‘aritmetica e la geometria, altre invece procedono da princìpi conosciuti alla luce di una scienza superiore: p. es. la prospettiva si basa su princìpi di geometria e la musica su princìpi di aritmetica. E in questo modo la dottrina sacra è una scienza: in quanto poggia su princìpi conosciuti alla luce di una scienza superiore, cioè della scienza di Dio e dei beati. Come quindi la musica ammette i princìpi che le fornisce la matematica, così la dottrina sacra accetta i princìpi rivelati da Dio.

La necessità della teologia

Pare che oltre alle discipline filosofiche non sia necessario ammettere un‘altra scienza. 1). L‘uomo, ci avverte la Scrittura [Sir 3, 21], non si deve spingere verso ciò che supera la sua ragione: « Non cercare le cose troppo difficili per te ». Ora, ciò che è di ordine razionale ci è dato sufficientemente dalle discipline filosofiche. Conseguentemente non vi è posto per un‘altra scienza. 2) Non vi è scienza che non tratti dell‘ente: infatti non si conosce altro che il vero, il quale coincide con l‘ente. Ora, la filosofia tratta di ogni ente e anche di Dio, tanto che una parte della filosofia viene denominata teologia, ossia scienza divina, come dice Aristotele [Met. 6, 1]. Quindi non è necessario ammettere un‘altra scienza all‘infuori delle discipline filosofiche. In contrario Nell‘epistola a Timoteo [2 Tm 3, 16] leggiamo: « Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere, formare alla giustizia ». Ora, la Scrittura divinamente ispirat

"Non piangete.Io vi sarò più utile dopo la mia morte e vi aiuterò più efficacemente di quando ero in vita."(San Domenico)

Appartiene alla gloria dei Santi soccorrere i bisognosi in vista dell‘eterna salvezza L‘essenza divina è un mezzo sufficiente per conoscere ogni cosa: come risulta evidente dal fatto che Dio attraverso la sua essenza vede tutto . L‘essenza divina è un mezzo sufficiente per conoscere ogni cosa: come risulta evidente dal fatto che Dio attraverso la sua essenza vede tutto .Non ne segue però che chiunque vede l‘essenza divina conosca tutto, ma solo chi ne ha la comprensione totale : come dalla conoscenza di un principio può conoscerne tutte le conseguenze solo chi ne abbraccia tutta la virtualità. Ora, siccome le anime dei beati non comprendono l‘essenza divina, neppure conoscono necessariamente tutto ciò che si può conoscere attraverso di essa. Infatti su certe cose persino gli angeli inferiori sono istruiti da quelli superiori, benché tutti vedano l‘essenza divina. Invece ogni beato potrà vedere nell‘essenza divina quelle cose che sono indispensabili alla sua perfetta beatitudine.

L'intelligenza extraterrestre come sfida alla fede cristiana

L'interrogativo se l'umanità sia o meno l'unica forma di vita intelligente nell'universo rappresenta una costante del pensiero umano. Nell'antichità la tesi di una pluralità di mondi è stata sostenuta da Epicuro e recisamente negata da Aristotele. In epoca moderna essa è stata affermata tanto da pensatori cristiani (Cusano) quanto da critici del cristianesimo (Bruno) in base ad argomenti non troppo dissimili, ma anche negata da molti altri. Dalla fine del XVIII secolo in poi hanno fatto la loro comparsa autori che riferiscono di incontri con forme di vita aliena intelligente, talora assimilate ad esistenze angeliche o demoniche, mentre a partire dalla seconda metà del Novecento, con l'avvio dell'era dell'astronautica, si sono moltiplicate le testimonianze di avvistamenti di UFO e i racconti, conditi con dettagli più o meno fantasiosi, di contatti con E.T. 

Dichiarazione sulla libertà e la funzione della teologia nella Chiesa

Il testo della dichiarazione sottoscritta da 38 teologi è apparso sul n. 1, sezione Dogma, dell’edizione italiana della rivista internazionale di teologia “Concilium”  del gennaio 1969 con il titolo “Dichiarazione sulla libertà e la funzione della teologia nella chiesa” e sul n 41, sezione Dogma, dell’edizione francese di Concilium del gennaio 1969, con il titolo “Déclaration” e la data dicembre 1968.

Il peccato originale originante e il peccato originale originato

I testi biblici di Genesi e della Lettera ai Romani hanno attribuito la comparsa del male nel mondo alla colpa del primo uomo, Adamo, un peccato commesso per una libera e responsabile scelta negativa. Il Concilio di Trento ha avvalorato e fatta propria questa tesi, che spiega come Cristo salvi l’uomo dal peccato commesso liberamente, altrimenti la redenzione riparerebbe ad uno sbaglio di Dio creatore, che non ha saputo creare l’uomo buono e giusto. L’esistenza di un primo peccato originante spiega perché la storia del male e non la storia della salvezza determini inizialmente l’esistenza umana. Dio non crea dei peccatori, ma la storia dell’uomo fin dall'inizio è segnata dalla disobbedienza a Dio e quindi dal peccato . Per alcuni teologi il primo peccato di Adamo è il peccato della cosiddetta umanità originante, che è stato commesso da uno o da più individui. Il carattere decisivo di questo primo peccato sta nel fatto che sia stato compiuto non in un momento qualunque, ma n

Il Gesù storico e il Gesù della fede

di Niccolò Bonetti Chi è stato veramente Gesù di Nazareth al di là delle interpretazioni teologiche date dalla tradizione? E' lo scopo della ricerca sul Gesù storico, che tenta ricostruire dal punto di vista storico la biografia di Gesù prescindendo dalle elaborazione dottrinali successive. Per Reimarus,filosofo illuminista e deista tedesco e professore di lingue orientali ad Amburgo,bisogna distinguere fra un Gesù della storia e la fede nel Gesù risorto. Gesù sarebbe stato un messia nazionalistico, che predicava la ribellione ai Romani, arrestato e ucciso il cui corpo fu trafugato dai suoi discepoli per poter proclamare che era risorto dai morti.

Ratio et amo

di Lorenzo Bianchi   Uno degli attributi che possiamo assegnare a Dio è senza dubbio quello della razionalità nel suo massimo grado: ciò è comprensibile per due vie, una induttiva l’altra deduttiva. La seconda è la più facile da osservare e si basa sull’ordine stesso delle cose esistenti, nient’altro che la quarta via tomista dei gradi di perfezione: se noi possiamo dirci razionali, vi deve essere necessariamente un ente che lo sia in massimo grado il quale sia causa di tale razionalità, “e questo chiamiamo Dio”. La prima è un po’ al contrario: proprio perché siamo dotati della razionalità, ci riesce più o meno facile notare un certo ordine di perfezione in tutto ciò che ci circonda (solo per dirne una, il meccanismo stesso della vita). Ora, molti di questi fattori riscontrabili o sono totalmente indipendenti dalla nostra volontà (la fotosintesi clorofilliana funzionerà sempre nel