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Il Gesù storico e il Gesù della fede



di Niccolò Bonetti

Chi è stato veramente Gesù di Nazareth al di là delle interpretazioni teologiche date dalla tradizione?
E' lo scopo della ricerca sul Gesù storico, che tenta ricostruire dal punto di vista storico la biografia di Gesù prescindendo dalle elaborazione dottrinali successive.
Per Reimarus,filosofo illuminista e deista tedesco e professore di lingue orientali ad Amburgo,bisogna distinguere fra un Gesù della storia e la fede nel Gesù risorto.
Gesù sarebbe stato un messia nazionalistico, che predicava la ribellione ai Romani, arrestato e ucciso il cui corpo fu trafugato dai suoi discepoli per poter proclamare che era risorto dai morti.

Il messaggio di salvezza di Gesù sarebbe quindi il frutto di una frode e di un invenzione architettata dai discepoli delusi per l'insuccesso della ribellione.
Per Strauss (1808-1874),autore di una celebre storia di Gesù,il vangelo è un mito:pur non essendo privo di storicità,è il frutto dell'attesa collettiva di un popolo.
Il mito non è falsità ma è bensì' una forma inadeguata della verità,è una rappresentazione,non un concetto.
Il mito contiene una verità ma che è espressa non concettuale.
La verità espressa dai Vangeli è l'identità fra divino e umano ma essa è espressa in maniera inadeguata :essa infatti appare come un evento eccezionale realizzatosi unicamente nella figura di Gesù di Nazareth mentre al contrario riflette la condizione dell'umanità intera ,che è in sé conciliazione fra finito e infinito.

Insomma per Strauss i Vangeli non sono falsi o menzogneri bensì' inadeguati.
Sarà compito della filosofia (hegeliana) tradurre queste rappresentazioni mitiche in verità concettuale e adeguata.
La successiva teologia liberale libera il messaggio evangelico dalla sovrastruttura dogmatica e teologica e  e afferma che l'insegnamento di Gesù è consistito in un insieme di valori universali, razionali e umani quali la fraternità,la paternità di Dio e il valore infinito della persona umana.
E' un Gesù pedagogo e maestro morale.
Si riconosce la posteriorità del Vangelo di Giovanni rispetto ai sinottici e fra quest'ultimi l'anteriorità di Marco.
Si ipotizza l'esistenza di una fonte Q ,un documento anteriore ai Vangeli,che avrebbe contenuti certi gesti di Gesù.
La crisi della teologia liberale dopo la prima guerra mondiale e l'affermazione della teologia dialettica che ha come principio fondante l'infinita differenza qualitativa fra divino e umano,il paradosso,lo scandalo e la contraddizione sperimentata nell'esperienza di fede, porta ad una perdita di interesse per la ricostruzione storica della figura di Gesù.
Per Bultmann la vicenda storica di Gesù è irrilevante per la fede nel Cristo.
Per il teologo protestante c'è una sostanziale rottura fra la predicazione di Gesù in vita e l'annuncio di salvezza cristiana compiuta dai discepoli.
I Vangeli inoltre parlano un linguaggio mitologico che oggi non è più accessibile all'uomo contemporaneo :è quindi necessario tradurlo in uno chiave esistenzialistica per poterlo rendere comprensibile anche i contemporanei.
Sapere se Gesù sia risorto o meno non è importante per la fede poiché essa non si basa sull'attendibilità storica dei Vangeli ma su un invito ad una decisione sostanziale capace di coinvolgere l'uomo affinché si affidi a Dio.
Fondamentale è Bultmann anche per il suo contributo alla critica delle forme (i vangeli non sarebbe una testimonianza della vita di Cristo, ma piuttosto credenze e pratiche in evoluzione della Chiesa primitiva,dei miti che testimoniano le correnti teologiche,storiche e sociali presenti in essa e i conflitti che in essa si generavano).
Gran parte del materiale della tradizione sinottica non ha quindi origine nella vita del Gesù storico ma nella comunità primitiva.
Ma la vita del Gesù prequasquale ,per quanto possa essere ricostruita come quella di un profeta giudaico apocalittico,non è rivelante per la storia del cristianesimo che nasce con la Pasqua e si definisce con Paolo che svincola Gesù di Nazaret dal suo ambito profetico giudeo e lo riveste del concetto di divinità presente nel redentore delle religioni misteriche.
In Schweitzer affiora ancora con più forza il tema escatologico:il concetto di regalità di Cristo va inteso nel senso delle attese escatologiche giudaiche come intervento definitivo di Dio che avrebbe posto fine all'eone presente ,distruggendo le forze del male,e inaugurando l'eone futuro destinato a durare per sempre.
Gesù era convinto che la fine fosse prossima ma ,visto che le sue speranze erano andate deluse,decise di contribuire a questo evento escatologico consegnandosi alla morte violenta sul modello del servo sofferente di Isaia.
Gesù insomma è stato un profeta apocalittico,non un uomo ideale come per i teologi liberali.
Inoltre i Vangeli sono l'espressione di una comunità che non aveva ancora una concezione chiara della vita di Gesù e, proprio per questo, non ne ha deformato i tratti fondamentali e, soprattutto, non ne ha inventato episodi.
Solo la Passione fornisce una ragione, compresa dagli stessi discepoli solo a posteriori, all'esperienza gesuana.
La linea comune di questi autori in ogni caso è un atteggiamento di scetticismo sulla possibilità di risalire al Gesù storico e per essi non si può sapere se egli si ritenesse il Messia.
Negli anni '50 si afferma,in polemica con questo minimalismo,un filone di studi che al contrario insiste al contrario sulla continuità fra predicazione di Gesù e chiesa primitiva e sostiene la possibilità di ricostruire la figura storica di Gesù.
Ernst Käsemannè stato il principale esponente di questa corrente.
Egli riuscì a individuare del materiale evangelico che a suo parere fosse fondamentalmente attendibile e veritiero. Tutto questo era a suo avviso possibile applicando una serie di criteri: semplificando,un detto di Gesù è da ritenersi attendibile, quando non lo si può ricondurre né all'ambiente ebraico né alla vita e all'insegnamento dei primi cristiani, e se segue anche il criterio della attestazione multipla (più di una fonte originale) e della coerenza del detto, con altre parole di Gesù che si sono dimostrate originali.
Dagli anni '70 sorge un nuovo interesse per il problema della ricerca storica su Gesù che non è più principalmente di carattere teologico bensì' prevalentemente storico e socio-antropologico-archeologico.
Sorge un maggiore interesse per la storia sociale,il contesto giudaico e le forme non canoniche.
Fra questi studi e autori è importante ricordare:
-il Jesus seminar (1985) che nega l'attendibilità della tematica escatologica nei Vangeli dipingendo Gesù come un saggio giudeo ellenizzante che predica un vangelo sociale;
-Burton Mack che espunge anch'egli come tarde le parti escatologiche e delinea un Gesù come maestro cinico itinerante che spingeva la gente a riflettere con i suoi aforismi;
-Marcus Borg che invece vede in Gesù un carismatico,un taumaturgo,un uomo che può vantare un rapporto di particolare vicinanza con Dio;
-Richard Horsely per cui Gesù sarebbe stato un riformatore sociale radicale che avrebbe contestato le strutture di potere operanti nella società;
-E.P Sanders che invece riprende la tematica messianica e escatologica inserendola nell'ambiente ebraico.

(Niccolò Bonetti)

Commenti

Anonimo ha detto…
Una ulteriore "prova" della storicità di Gesù di Nazaret è il suo genio come è narrato dai Vangeli. Perché aveva un’intelligenza simile nel metodo a quella di Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti. Come dimostro nel mio ebook: Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Un intelligenza che si esplicava in processi ricorsivi, giochi di specchi. Ad esempio nella parabola di Lazzaro e il ricco epulone, Abramo afferma che se anche uno risuscitasse dai morti, non servirebbe a niente se non credono ai profeti. Poi resuscita l'amico Lazzaro, e come profetizzato nella parabola, Gesù non viene creduto, ma anzi condannato a morte. Dopodiché resuscita Lui, è attualmente non molti gli credono... Un intelligenza nel metodo comune a tutti i principali geni della storia che non poteva essere invenzione di qualche evangelista. Questa è una prova indiretta dalla storicità di Gesù di Nazaret, perché l'aspetto ricorsivo dei Vangeli, di Gesù, e in certo senso di tutta la teologia cattolica non poteva essere invenzione degli Apostoli, che della ricorsività ignoravano tutto. Saluti

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