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Il peccato originale originante e il peccato originale originato



I testi biblici di Genesi e della Lettera ai Romani hanno attribuito la comparsa del male nel mondo alla colpa del primo uomo, Adamo, un peccato commesso per una libera e responsabile scelta negativa. Il Concilio di Trento ha avvalorato e fatta propria questa tesi, che spiega come Cristo salvi l’uomo dal peccato commesso liberamente, altrimenti la redenzione riparerebbe ad uno sbaglio di Dio creatore, che non ha saputo creare l’uomo buono e giusto. L’esistenza di un primo peccato originante spiega perché la storia del male e non la storia della salvezza determini inizialmente l’esistenza umana. Dio non crea dei peccatori, ma la storia dell’uomo fin dall'inizio è segnata dalla disobbedienza a Dio e quindi dal peccato .
Per alcuni teologi il primo peccato di Adamo è il peccato della cosiddetta umanità originante, che è stato commesso da uno o da più individui. Il carattere decisivo di questo primo peccato sta nel fatto che sia stato compiuto non in un momento qualunque, ma nel periodo iniziale.

La gravità delle conseguenze che scaturiscono da questo primo peccato sta non tanto nel fatto che sia stato commesso in un istante, in particolare all'inizio della storia, ma nel fatto che questo periodo iniziale sia fondamentale per la determinazione di tutta la storia successiva. Per altri teologi invece il primo peccato è “il peccato del mondo”, cioè l’insieme delle azioni peccaminose commesse da tutti gli uomini nel corso di tutta la storia. 
Non c’è un ruolo speciale attribuibile al primo peccato cronologico, ma nel considerare la storia del peccato all'interno di una solidarietà profonda nella linea del male. 
Secondo Schoonemberg, l’esistenza del peccato originale consiste nell'impossibilità  senza la grazia di Cristo, di amare Dio sopra tutte le cose e di evitare il peccato.
É una situazione che esiste già nel bambino, ma non diventa causa di dannazione, finché crescendo l’individuo non ratifichi questa situazione con la propria scelta libera e responsabile. Per altri i teologi ancora, la condizione peccatrice dell’umanità è una realtà dinamica che produce il suo primo effetto a partire dal peccato di Adamo e che va ingrossandosi man mano che si carica di tutti i peccati personali. Ogni azione peccaminosa aumenta il peso della colpevolezza che sovrasta sull'intera umanità e quindi anche su ogni esistenza umana. Parlare di un peccato del mondo di per sé non esclude l’esistenza e l’importanza del primo peccato, così come il primo peccato non esclude l’importanza dei peccati attuali, in quanto esso influisce sulla storia dei singoli individui mediante i peccati che da esso derivano.
Gli studi teologici degli ultimi decenni si mostrano molto meno interessati alle questioni legate alle modalità di trasmissione del peccato originale rispetto alle questioni riguardanti la realtà stessa di questo peccato. Ci sono due elementi sui quali le opinioni dei teologi divergono visibilmente: uno è la descrizione della situazione di non salvezza, l’altro la spiegazione del carattere colpevole del peccato originale. Ciò che va sottolineato chiaramente è che il primo dato dell’esperienza di fede non è il peccato ma la grazia, è la bontà totalmente gratuita di Dio. Anche all'inizio della storia umana c’è il progetto di Dio di rendere ogni uomo conforme all'immagine di Cristo e di destinarlo alla comunione perpetua con sé, come figlio nel Figlio.L’uomo è creato da Dio in Cristo, primogenito di molti fratelli. Dice Rom. 8, 29: “Da sempre Dio ha fatto oggetto delle sue premure gli uomini”. In questo si rivela tutto l’amore gratuito di Dio, che ama per primo, che rimane fedele al suo proposito di bontà, anche di fronte all'infedeltà dell’uomo. L’uomo in quanto creatura spirituale e libera non può non rispondere a questo amore di Dio. Dio chiama, sollecita, propone, senza costringere, dona ma non obbliga ad accogliere il dono. L’uomo ha cercato di contrastare il progetto divino, ritenendosi unico ed esclusivo protagonista del proprio destino, gestore autonomo del proprio futuro; ha ritenuto di poter disporre liberamente delle sue decisioni senza sottostare a Dio Creatore, determinando egli stesso il bene e il male. La realtà del peccato, che è una realtà religiosa che implica il rapporto dell’uomo con Dio, la si capisce alla luce della realtà della grazia. É la grazia di Dio, la grazia eterna contenuta nell'eterno progetto di salvezza del Creatore, che fa da contrasto all'ingratitudine dell’uomo e la fa risaltare in tutta la sua negatività. L’uomo di tutti i tempi, l’uomo peccatore, si è allontanato dal sentiero della vita, cadendo nella morte, si è allontanato da se stesso, cadendo in una profonda divisione interiore di coscienza, si è allontanato dagli altri, rompendo i vincoli di solidarietà e di responsabilità. Di fronte a questa realtà la Scrittura non assume un atteggiamento fatalistico, di rassegnazione come di fronte ad un male inevitabile, ma esorta alla conversione. Il continuo richiamo contenuto nella Parola di Dio alla conversione denuncia esplicitamente che lo stato decaduto dell’umanità appartiene alla sua responsabilità malamente riposta e operante nella storia sotto molteplici forme. Anche il richiamo di Gesù alla conversione indica a tutti noi l’impossibilità di salvarci da soli. La potenza del peccato poi trascende il limite della singola persona per ramificarsi in una dimensione sociale e collettiva, capace di condizionare profondamente la vita dell’individuo. Il male richiama il male, l’odio genera odio. La potenza del peccato inquina e corrompe anche le strutture stesse della società. Esiste una diffusione orizzontale del male, così come esiste una diffusione verticale, un dinamismo del peccato originale che si propaga verticalmente da una generazione all'altra, e orizzontalmente da una persona all'altra, da un ambiente all'altro.
Goffredo Sciubba

Commenti

maria cristina passaponti ha detto…
poichè amo molto Mariten,penso che siate e sarete una voce importante nella chiesa. Ora che vi ho scoperti penso che verrò spesso a leggere i vosri articoli
Anonimo ha detto…
Intanto,esprimo un elogio compiaciuto perché "accettate gli anonimi" che non sono tali per scrivere bricconate intenzionalmente e impunemente, ma perché timidamente timorosi di scrivere della corbellerie. Sotto l'ombrello dell'anonimato (che in realtà è pura illusione perché il codice ID è sempre rintracciabile) è come camminassero sulla corda con un cinturino di sicurezza: si sentono più liberi di essere spontanei.
In quanto al peccato originale molti si sono affaticati ad indagare in cosa possa essere consistito. Io ricordo che l'endocrinologo Nicola Pende, oggi disprezzato perché si giudica compromesso con la cultura del periodo fascista che lo ritenne uno scienziato serio, ipotizzava che la mutazione negativa riferendola alle intenzioni del Creatore, sia avvenuta per l'ingestione di qualche sostanza vegetale che avrebbe alterato in qualche modo il sistema endocrino. La teoria Lamarkista potrebbe anche ammettere un'alterazione cromosomica trasmissibile, quella Darwinista la escluderebbe.. Oggi s'è aggiunta a queste correnti che cercano di spiegare l'evoluzione (perché anche il peccato originale è intervenuto in senso evoluzionistico) la tesi del plasticismo evolutivo (De ROSA) che ammette l'intervento di una tensione trasformativa dell'essere sui fenomeni di variazione del corredo cromosomiCO). Quella volta, secondo la Scrittura, i Progenitori furono indotti alla trasgressione per una promessa sibilata dal Tentatore: "Sarete come Dei".
Quello che mi sgomenta un po' è il fatto che questa promessa, pronunciata dall'autore di ogni menzogna ed omicida fin dal principio, molti (e sono coloro che a quanto sembra stanno per divenire i dominatori della Terra) credono di incarnarla . L'autore di ogni menzogna, mi chiedo, quella volta disse la verità?

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