di Lorenzo Banducci
Elezioni decisive? Elezioni
chiave? Forse… Ogni tornata elettorale sembra essere caratterizzata dal suo
essere fondamentale per le sorti del Paese. La prossima che si svolgerà il
24-25 febbraio appare esserlo sul serio.
Una carrellata allucinante
di liste e candidati premier si apprestano a sfidarsi per guidare un’Italia
malconcia, ma ancora a testa alta nonostante gli ultimi anni siano stati
piuttosto grigi. Fra tante liste e candidati occorre, a mio parere, dare delle
occhiate attente.
Giovedì scorso ad esempio,
per chi avesse avuto la fortuna di vederlo, si è consumato sugli schermi di La7
l’ennesimo duello (stavolta dal vivo) fra due dei populismi più forti ancora in
circolazione e in piena attività. Da un lato abbiamo visto un Silvio Berlusconi
scatenato e pronto a tutto pur di portare il Paese al “pareggio” e quindi allo
stallo istituzionale. Il Cavaliere si è dimostrato prontissimo a narrare nuove
favole agli italiani e a dimostrare la sua estraneità dalla crisi più profonda
che sta attraversando l’Italia dal dopoguerra ad oggi. Dall’ altro lato c’era
un Michele Santoro simbolo dell’altro male che ha contraddistinto l’Italia
negli ultimi 20 anni: l’antiberlusconismo becero. Un vero e proprio problema
per tutte quelle forze politiche che hanno provato ad opporsi al Cavaliere e
che si sono viste spesso affossare da questi pseudo-difensori italici che, come
macchiette, vedevano crescere la propria fama (e il proprio audience in tv)
proprio grazie alla pura contrarietà a Berlusconi.
Ma i populismi al fronte non
sono certo finiti qua. Come dimenticare Beppe Grillo e la sua idea di
“democrazia referendaria” che pretende di trasformare le istituzioni che ci
governano in enormi uffici amministrativi lasciando tutte le scelte alla pancia
delle persone senza che possa esservi nel paese mediazione fra posizione
differenti, ma puro scontro.
Come non ricordare Ingroia e
la sua lista che mira a condurre al potere i magistrati (lui e Di Pietro su
tutti) sovvertendo il principio, ereditato dall’illuminismo, della separazione
dei poteri.
Come non sottolineare la
presenza ancora della Lega Nord che mira, nuovamente, alla creazione di una
macro-regione del nord da contrapporre a “Roma ladrona”. Evidentemente
anch’essi puntano sulla memoria corta dei loro elettori…
Davanti a tutta questa serie
di populismi si posizionano due schieramenti che mirano al cambiamento, proponendosi
però rispettosi nei confronti delle istituzioni e utilizzando toni moderati ed
europei. Il centro-sinistra guidato da Bersani e il centro guidato da Monti si
apprestano ad essere l’ultimo argine contro l’avanzata dei demagoghi. Un argine
che spero possa essere solido di fronte a quest’ onda di protesta. Un onda che
comunque non va negata, ma va ascoltata e compresa. Un onda rispetto alla quale
anche la politica deve delle risposte che prevedano un nuovo stile sobrio da
costruirsi sulla riduzione dei privilegi e degli sprechi di una classe
dirigente disastrosa.
Nel mezzo a questi due
ultimi schieramenti si collocano i cattolici variegati nella loro proposta.
Naufragata (per fortuna) l’idea di vederli uniti sotto un unico cartello
elettorale li ritroviamo sparsi all’interno delle varie forze politiche (alcuni
perfino con i sopracitati populisti)!! E’ il segno dell’accettazione da parte
della CEI del radicale cambiamento della società italiana così multiforme dal
punto di vista culturale da non poter più prevedere un presidio politico netto
dei cattolici medesimi. I politici cattolici eletti nelle varie liste avranno
il compito arduo di dialogare con i loro “colleghi” con idee differenti e di
portare il loro contributo all’uscita dell’Italia dalla crisi in cui si trova
impantanata. Una bella sfida dalla quale non possono però tirarsi indietro
causando il trionfo dei populismi. Ce la faremo per una volta a considerare ogni valore come non negoziabile??
(Lorenzo
Banducci)
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